E come degna conclusione di un anno di cinema ecco arrivare la lista dei migliori dieci film americani usciti nel 2015. Si tratta di una lista di titoli che hanno un unico, fortissimo comun denominatore: la capacità di racconto e introspezione, a prescindere dal tono o dal genere. L’arte dello storytelling che questi titoli ancora posseggono è qualcosa che a livello di cinema mainstream Hollywood sta pericolosamente perdendo di vista, impegnata a proporre intrattenimento che punta più all’effetto che alla narrazione. L’ultimo titolo, ovviamente, è la gioiosa eccezione che conferma la regola…
L’ordine è rigorosamente alfabetico.
1 – Blackhat di Michael Mann
Fuori dagli schemi, fuori dall’industria, forse addirittura fuori dal tempo Michael Mann continua a proporre la sua visione di cinema. E lo spettacolo continua a essere emozionante, denso, mai casuale. Anche se non è certamente il suo film migliore, Blackhat conferma la coerenza e la passione di un cineasta che non si piega di fronte a nulla. A livello estetico un altro momento di cinema impagabile.
2 – Bridge of Spies di Steven Spielberg
Il cinema come si faceva una volta, dove dietro al racconto c’era un’idea che era anche un’ideale. Più che la trama in questo film contano i valori, le esperienze condivise, gli uomini che sanno andare oltre le bandiere per continuare a dar valore all’umanità. Uno Spielberg vecchia maniera eppure nuovissimo, coadiuvato da un perfetto Tom Hanks, lo Spencer Tracy dei nostri giorni. Grande parabola che guarda al passato per gettarvi una luce trasversale tanto livida quanto salutare. Da cineteca.
3 – Carol di Todd Haynes
La New York borghese dei primi anni ’50, l’incontro fatale tra una ricca madre di famiglia insoddisfatta e una giovane che ancora deve aprirsi al mondo. Sul testo di Patricia Highsmith, Todd haynes costruisce un melodramma folgorante, intenso, vicolo perfetto per le due protagoniste, Cate Blanchett e Rooney Mara, e per un grande attore come Kyle Chandler. Film solo all’apparenza “freddo”, che man mano si apre a un turbine emozioni splendidamente sintetizzato in una grandiosa scena finale.
4 – The End of the Tour di James Ponsoldt
La storia dell’incontro tra David Foster Wallace e il reporter di Rolling Stone David Lispky. Cinque giorni passati nella provincia americana all’insegna di un confronto umano di verità impressionante. La depressione di una mente meravigliosa raccontata attraverso i piccoli gesti quotidiani. Magnifico Jesse Eisenberg, commovente Jason Segel nei panni di Foster Wallace. La poesia malinconica del dolore soffuso, silenzioso, ma impossibile da allontanare.
5 – Inside Out di Pete Docter e Ronnie Del Carmen
Mentre assistevo alla proiezione alla Pixar, la mia mente quasi non riusciva ad accettare il film: “È impossibile – pensavo – che siano riusciti a trasmettere un messaggio così profondo e farlo arrivare al pubblico più giovane…”. L’equilibrio di questo film tra intrattenimento e attenzione alla psicologia è un miracolo di cinema senza mezzi termini. Il miglior film della Pixar dai tempi di Up, non a caso altro prodotto di Pete Docter.
6 – In the Heart of the Sea di Ron Howard
Dietro al mito letterario di Moby Dick si nasconde una storia che guarda al passato per raccontare il presente, o meglio come il sistema economico non si interessi del singolo individuo o dell’ecosistema, ma guardi solo al guadagno. Messa in scena sontuosa, personaggi corposi, soprattutto quelli di contorno. L’epica del cinema classico in un lungometraggio che invece è fin troppo moderno. Inchino a Ben Whishaw e al suo Herman Melville.
7 – Mad Max: Fury Road di George Miller
Il film più anarchico e libero dell’anno è una megaproduzione da 150 milioni di dollari, girata con la libertà dei primi film di Sam Raimi o Peter Jackson. Quel geniaccio di George Miller sradica il (suo) passato e lo ricompone nel nostro presente, sperando che sia il futuro del cinema mainstream. Perché questo Mad Max è libertà dagli schemi, follia della creazione, impulso ancor prima di essere ragionamento. Vitale e sanguigno come nessun altro blockbuster ha saputo essere nell’era moderna.
8 – Sicario d Denis Villeneuve
Quando un prodotto di genere si trasforma in cinema d’autore l’effetto è sempre ammaliante. Anche se imperfetto a livello narrativo, il thriller di Villeneuve possiede due assi nella manica: la fotografia sempre incredibile di Roger Deakins e un Benicio Del Toro in forma smagliante, gelido e affascinante come non gli capitava da anni. Almeno un paio di scene sono al limite tra l’applauso e il brivido, tanto sono potenti.
9 – Spotlight di Tom McCarthy
L’indagine giornalistica del Boston Globe che all’inizio del 2002 smascherò le azioni della Chiesa volte a “coprire” i preti pedofili della città è racconto civile e insieme arte della scrittura. Grazie a una delle migliori sceneggiature degli ultimi anni e alla regia lucidissima di McCarthy, un cast di attori strepitoso costruisce un gruppo di personaggi ricchi, sfaccettati, potenti. Muto inchino a tutti, segnalazione di eccellenza per Liev Schriber.
10 – Star Wars Episode VII – The Force Awakens di J.J.Abrams
Perché questo regista sa ringiovanire e modernizzare l’iconografia sci-fi come nessun altro (anche se Star Trek era anche meglio…). Perché il film ha una protagonista femminile straordinaria, forte e dolcissima, in grado di illuminare con un sorriso e conquistare con una spada laser. Perché il cattivo è sfaccettato, incompiuto, affascinante nella sua anima dilaniata. Perché il mito è tornato (guarda la gallery della mostra Star Wars and The Power of Costume), e anche se non si è fan sfegatati della saga questo film ti conquista comunque.