Una quindicina d’anni fa, Alessandro D’Alatri ci regalò un film intelligente e gradevole su cosa Stefania Rocca e Fabio Volo, pronti agli sponsali in una chiesa colma di fiori e parentado, avrebbero dovuto scansare per evitare che il matrimonio finisse alla malora. L’improbabile celebrante don Livio, impersonato da un pimpante Gennaro Nunziante, invece di tenere il solito pistolotto sule nozze di Cana e la santità del sacramento, prese per le corna il toro della sciatteria e conflittualità coniugali, garantendo che “casomai” certe scene si fossero verificate nella realtà, Stefania e Fabio avrebbero rotto la promessa d’amore che quel giorno scambiavano in chiesa.
Don Livio guarda alla situazione internazionale di questo 2016 appena iniziato, e dice che, “casomai” l’Unione Europea non la smettesse con gli egoismi nazionali degli ultimi tempi, si ritroverebbe presto di fronte al divorzio dal progetto sovranazionale che ha regalato pace e sviluppo civile, oltre che economico, al vecchio continente. Guarda a come la comunità delle nazioni sta trattando la bestialità e inumanità di Isis e predica che “casomai” le potenze continuassero ad utilizzare la vicenda per coltivare ciascuna il suo orto d’influenza militare ed economica in Medio Oriente e Golfo, invece di estirpare insieme la mala pianta dell’estremismo islamista, prometterebbero ulteriori stragi e lutti nelle nostre metropoli oltre che nelle martoriate città e contrade mediorientali.
Guarda all’avvelenamento progressivo dell’atmosfera del pianeta, don Livio, e citando l’enciclica di Francesco Laudato sii avverte che “casomai” gli stati non realizzassero neppure quel miserando mucchietto di auspici concordato a Parigi per negare al riscaldamento globale i disastri annunciati, ci troveremmo di fronte a catastrofi tali da farci rimpiangere il giorno della nascita e maledire i governanti. Vede le masse di giovani disoccupati e senza avvenire in troppi paesi ricchi, don Livio, così come le interminabili schiere di giovani disperati e semianalfabeti dei paesi poveri; considera i malati che non potranno curarsi e gli anziani senza pensione e assistenza; lo spreco e l’ingiustizia generati da armi e poteri mal ati. E si chiede se “casomai” un briciolo di buon senso e di umanità possa arrivare a convincere politica ed economia a restituire priorità alla dignità umana rispetto alla loro istintiva voracità di accumulo finanziario e di potere.
Don Livio teme che il 2016 porti agli Stati Uniti un presidente incapace di gestire il più potente paese del globo, perpetui in Cina e Russia le attuali dittature nazionaliste, mantenga l’Europa senza leader capaci e i paesi emergenti come Brasile e Sud Africa nella recente eclissi di sviluppo. Casomai andassero così le cose, afferma don Livio, tutto diverrebbe ancora più complicato e rischioso, perché la ripresa economica non terrebbe, le speculazioni finanziarie tornerebbero a colpire, nuove guerre apparirebbero all’orizzonte, scemerebbe la tensione sulle questioni globali come il riscaldamento climatico: il tutto, in assenza di un efficace crisis management universale che l’Onu continuerebbe a non saper garantire.
Come dargli torto? Novelli Stefania e Fabio, le popolazioni organizzate in stati dovrebbero capire che litigiosità ed egoismi portano a dubitare della capacità di sopravvivere come comunità, che vanno abbandonati i nazionalismi economici e politici, frantumate dittature e fanatismi, restituita dignità ai popoli. Di fronte ai casomai dell’omelia, i promessi sposi riuscirono a ricomporre i dissidi, don Livio benedicente.
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