Si è tenuta venerdì scorso, presso Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, la tradizionale Round Table sul cinema italiano, promossa e organizzata all’interno della manifestazione Open Roads che ha portato il meglio del nuovo cinema italiano qui a New York dal 6 al 12 giugno; manifestazione organizzata dalla Film Society at Lincoln Center con Istituto Luce Cinecittà che ha proposto ogni giorno una selezione delle migliori pellicole cinematografiche di produzione italiana.
A fare gli onori di casa è stato Antonio Monda, tra i co fondatori e curatori della rassegna Open Roads giunta quest’anno all’edizione 19. Il ricco parter di ospiti era composto da Federico Bondi, regista del film Dafne, presentato fuori concorso al Festival di Berlino e già vincitore di un Nastro d’Argento speciale; Fabrizio Corallo regista del documentario Sono Gassman sul grande attore Vittorio Gassman; Ciro D’Emilio regista di If Life Gives You Lemons (Un giorno all’improvviso) sul rapporto complesso di una madre, la bravissima Anna Foglietta, con il giovane figlio; Edoardo De Angelis con il toccante The Vice of hope (Il vizio della speranza); Agostino Ferrante con il “film in smartphone” Selfie; Claudio Giovannesi con il film Piranhas, vincitore dell’orso d’argento al Festival del cinema di Berlino e tratto dal libro di Roberto Saviano La paranza dei bambini; Laura Luchetti unica regista donna tra i tanti autori con il film Twin Flower (Fiore gemello); Mario Martone per l’ottimo lavoro in costume di Capri – Revolution; Valerio Mastandrea nella doppia veste di regista del film Laughing e di attore per il film di Valeria Golino Euforia; e infine Valerio Mieli che dopo il successo di Dieci Inverni è tornato con un altro film molto bello dal titolo Remember? (Ricordi?).
Al dibattito non ha partecipato il regista Beniamino Barrese, arrivato pochi giorno dopo a New York per presentare la sua opera prima “La scomparsa di mia madre”.
La round table ha dato modo di presentare i film di Open Roads e di confrontarsi sulla situazione del cinema in Italia e lo stato delle politiche culturali nel nostro paese. Un quadro che presenta una situazione molto grave a detta di tutti i presenti per la scarsa considerazione data alle politiche culturali in termini di investimenti, organizzazione e prospettiva anche se ad onor del vero tutti i film proposti ad eccezion fatta del film Selfie di Agostino Ferrante, hanno comunque tutti beneficiato dei contributi ministeriali e delle varie film commision italiane.
Una necessità quella di tenere forte l’attenzione sul problema culturale in Italia molto sentita dai registi italiani che hanno accusato i governi italiani precedenti e le loro politiche sociali; situazione che sembra rivivere nei giorni attuali, a detta loro, un significativo peggioramento. In un certo qual modo i film presentati sono figli del disagio culturale che la società italiana vive, ma che, allargando ancor di più il campo d’azione, diventano problemi della società in generale anche di quelle cosiddette più avanzate. Si parla tanto di cinema italiano d’autore in crisi, ma vedendo la qualità dei film proposti e i premi o le partecipazioni ad importanti festival, non si può che concludere dicendo che il cinema italiano è quanto mai vivo e vegeto; quello che forse manca davvero è l’educazione del gusto dello spettatore ad un certo tipo di prodotto di “intrattenimento”; un maggiore sforzo dovrebbe essere fatto da parte dei distributori e da parte della politica nella riorganizzazione della promozione cinematografica di qualità.
Tornando a parlare di cinema e meno di politica la serata si è conclusa con l’indicazione da parte dei registi italiani dei film o registi americani di riferimento e dei film italiani preferiti: su tutti il regista americano che ha raccolto i maggiori consensi tra gli autori presenti è stato forse il regista meno americano e più italiano di tutti, Martin Scorsese che ha segnato con il suo tratto cinematografico la formazione di tanti dei registi accorsi a questa bellissima edizione di Open Roads 2019.