Vincitore del premio Orso d’Argento all’ultimo festival di Berlino, il film La Paranza dei bambini giunge a New York con il titolo di Piranhas e, dopo essere stato visto giovedì 6 giugno, sarà proiettato ancora Mercoledì 12 Giugno alle ore 21:15 in occasione di Open Roads, la rassegna che presenta al pubblico americano il meglio della recente produzione cinematografica italiana; la manifestazione ideata e promossa da Florence Almozini and Dan Sullivan per Film at Lincoln Center e da Istituto Luce Cinecittà fino al 12 giugno con un ricco calendario di proiezioni.
Il film diretto da Claudio Giovannesi trae origine dalle vicende reali raccontate nell’omonimo romanzo, divenuto presto best-seller, scritto da Roberto Saviano; così come nel libro, anche il film affronta l’incredibile vicenda di cronaca che porta un gruppo di giovanissimi ragazzi, dei quartieri del centro storico di Napoli, ad “abbracciare” come ragione di vita e di rivalsa sociale il crimine. La malavita è rappresentata come unica possibilità di sopravvivenza in un contesto sociale oscurato del tutto dalla onnipresenza camorristica. Ragazzini, ancor più bambini che giovani uomini, si trovano ad impugnare armi da guerra e a spacciare per le strade di Napoli, imitando fin troppo bene gli esempi ricevuti costantemente dagli adulti in ambito famigliare e non solo. Un film che racconta una tragedia nella tragedia, il fallimento sociale dello Stato nella mancanza di alternativa di vita da offrire in determinati contesti sociali; con i ragazzini protagonisti, che bramano potere e soldi come unica ragione di successo nella loro vita. Gli attori bravissimi sono dei giovani scovati con talento dalla casting director Chiara Polizzi, con i quali Claudio Giovannesi ha avviato un lungo periodo di preparazione.
Come è avvenuto il lavoro di coinvolgimento di questi ragazzi alla loro prima esperienza cinematografica?
“Abbiamo fatto un grande lavoro di scouting scoprendo tanti giovani che avevano già abbandonato la scuola o che alternavano la stessa lavorando. In quei contesti il richiamo del lavoro e del guadagno facile con lo spaccio è molto forte. Chi resiste fa lavoretti come barista, cameriere o meccanico. Volutamente non ho fornito agli attori la sceneggiatura e nemmeno il finale del film e abbiamo girato tutte le scene in successione in modo tale da avere una crescita ed una evoluzione dei personaggi di pari passo con la crescita emozionale degli attori, sempre più coinvolti nella storia tragica che sono stati chiamati ad interpretare”.
Come si sono rapportati con la macchina da presa e alla sua presenza visto che nel film, si sono scelte inquadrature molto strette sugli attori e quasi sempre tutte macchina a mano?
“Loro sapevano che non dovevano mai guardare in macchina, che se lo avessero fatto sarebbe stato gravissimo, un’esagerazione per responsabilizzarli e ci sono riusciti alla grande. Ho scelto di stare molto su di loro, alla loro altezza, come se lo spettatore fosse uno dei componenti della banda”.
Questo film segna anche la terza collaborazione consecutiva tra Claudio Giovannesi e Daniele Ciprì, maestro della fotografia, che con questo lavoro ha conquistato il Nastro D’Argento ottenendo una doppia nomination anche per il lavoro fotografico fatto per il Primo Re di Matteo Rovere.