L’Ucraina trema in queste ore. Il Paese è sotto shock, così come l’intera comunità internazionale. In tutto il mondo la tensione è alle stelle. Le notizie rimbalzano da una parte all’altra del pianeta. Dalla Russia agli Stati Uniti passando per l’Europa, grandi e piccoli restano incollati alla tv con le orecchie tese ad ascoltare attentamente le dichiarazioni di Presidenti e Primi ministri. Specchio di questo caos sono le Nazioni Unite, dove questa mattina, si è tenuta una riunione speciale dell’Assemblea generale dedicata alla crisi.
Al Palazzo di Vetro di New York, l’Ucraina ha inviato il Ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. Un uomo composto, capace di mantenere la calma durante una tempesta perfetta, ma che con altrettanta saldezza e coerenza ha chiarito che l’inizio di una guerra in piena regola con la Russia significherebbe la “fine dell’ordine mondiale così come lo conosciamo”. No, non ha esagerato, perché l’Ucraina è l’ostaggio attorno al quale le superpotenze si confrontano: il vecchio equilibrio non regge più e si spinge per crearne uno nuovo.
Dal palco della General Assembly, Kuleba ha ricalcato le parole del Segretario generale Antonio Guterres, definendo la situazione in corso la “più grande crisi di sicurezza dell’Europa” dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Le Nazioni Unite devono intraprendere “azioni concrete per fermare la macchina da guerra russa” prima che ne derivi un conflitto “sanguinoso“. “Se la Russia non ottiene una risposta severa, rapida e decisiva ora, – ha profetizzato – ciò significherà un fallimento totale del sistema di sicurezza internazionale“.

Il ministro degli Esteri ucraino ha chiesto “a tutti gli stati e le organizzazioni internazionali di non riconoscere alcuna alterazione dello status delle regioni di Donetsk e Luhansk e di astenersi da qualsiasi azione di trattativa che potrebbe essere interpretata come riconoscimento“. Kiev propone di combinare una dura politica di sanzioni e il rafforzamento dell’Ucraina per scoraggiare Mosca, ma mantenendo aperti i canali diplomatici.
“Siamo grati per le azioni già intraprese da molti di voi” ha detto Kuleba, rivolgendosi in particolare a Stati Uniti, Regno Unito ed Unione Europea che hanno imposto il primo round di sanzioni economiche alla Russia colpendo Putin e i suoi oligarchi. Ma ancora non è abbastanza. “Ci aspettiamo che la comunità internazionale faccia del suo meglio per fermare il fuoco che sta per divampare nel centro dell’Europa“.
Dopo il suo discorso, Kuleba ha tenuto uno stakeout e si è rivolto ai giornalisti con un tono pacato e un inglese impeccabile. Ha ribadito che le azioni intraprese dal Cremlino corrispondono ad un attacco diretto alla Carta delle Nazioni Unite. Poi si è schierato dalla parte di Guterres che dopo aver difeso i principi dell’Onu, “è stato immediatamente attaccato dalla Federazione Russa. Questa – ha detto – è esattamente la dimostrazione di come la Russia tratta le Nazioni Unite”. Ha accusato Mosca di voler rendere l’Onu “obsoleta” così come lo era la Società delle Nazioni, portandola quindi a fallire. “È il momento per gli Stati membri – ha continuato – di stare uniti e difendere i principi della Carta e il Segretario generale”. Kuleba si è detto consapevole dei limiti del potere delle Nazioni Unite, “soprattutto quando un membro permanente del Consiglio di Sicurezza” come lo è la Russia, “può bloccare ogni decisione riguardo il mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo. Tuttavia, – ha precisato – dobbiamo fare di tutto per utilizzare ogni strumento a disposizione delle Nazioni Unite per prevenire l’escalation militare e la guerra”.
Ma le speranze del Ministro degli Esteri ucraino hanno le ore contate. Vladimir Putin tiene sotto scacco l’Occidente. Dopo aver dichiarato indipendenti le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, sta alzando ancora il tiro. Nei suoi piani ci sarebbe quello di infliggere un colpo mortale all’Ucraina, colpevole di aver ambito alla NATO. Vorrebbe spingersi ben oltre la regione del Donbass avanzando militarmente fino alle coste del Mar Nero e alla città di Odessa per sottrarre i territori a est.
Un “sogno imperiale” quello del leader del Cremlino che in molti fiutavano. Un sentore espresso anche dall’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, che durante la riunione del Consiglio di Sicurezza del 21 febbraio, aveva affermato che Putin vorrebbe “che il mondo viaggi indietro nel tempo… In un’epoca in cui gli imperi governavano il mondo”, ma come precisato dalla diplomatica statunitense, questo “non è il 1919. È il 2022”.
L’appartenenza storica e culturale dell’Ucraina alla madre patria russa non è tema nuovo. In un lungo articolo, pubblicato nell’estate 2021, Putin aveva già spiegato l’unicità dei due popoli. E alla luce dei fatti, viene da dire che forse attendeva solo il momento giusto per riprendersi il territorio che Lenin gli aveva portato via. E’ vero. Cento anni fa, quando ancora c’erano gli zar, l’Ucraina faceva parte dell’Impero russo, ma oggi non esiste più, semmai esiste la Federazione Russa e in un secolo, le cose cambiano.