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L’Onu ricade nei prestiti allegri. A rischio milioni di dollari

Si dimette l'ex ministro norvegese Grete Faremo, direttrice di UNOPS, per i finanziamenti alla famiglia inglese Kendrick

Alessandra LoierobyAlessandra Loiero

Il Segretario Generale António Guterres (a destra) incontra Grete Faremo, Direttore Esecutivo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per i Servizi di Progetto (UNOPS). (UN Photo/Eskinder Debebe)

Time: 3 mins read

Tra ramificazioni e intrighi cade la prima testa del 2022 all’Onu. Grete Faremo, 66 anni, Direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi di progetto (UNOPS) ed ex Ministro della difesa norvegese, si è dimessa lunedì mattina per aver concesso finanziamenti facili ad una ricca famiglia londinese prestandole denaro per 61 milioni di dollari. L’agenzia dell’Onu, oltre alla credibilità, ora rischia anche un buco di 22 milioni che probabilmente non potrà più essere recuperato. “Riconosco la mia responsabilità” ha scritto Faremo in una lettera inviata ai suoi dipendenti annunciando “imminente” la nomina di un sostituto. Nessun commento invece dall’altro responsabile della vicenda, l’ucraino Vitaly Vanshelboim, alto funzionario dell’agenzia, che è stato messo in congedo amministrativo in attesa di sviluppi.

La Faremo ha concesso prestiti facili all’inglese David Kendrick, 58 anni, fondatore della società Sustainable Housing Solutions (SHS), che ha ricevuto dall’UNOPS 58 milioni di dollari presentando progetti per la realizzazione di alloggi e progetti di energia rinnovabile in paesi in via di sviluppo. Altri 3 milioni di dollari sono stati autorizzati successivamente alla compagnia We Are The Oceans (WATO) guidata della figlia Daisy di 27 anni destinati alla creazione di un videogioco e un sito web per sensibilizzare sulle minacce ambientali negli oceani. Vittima dell’intrigo è stata anche la cantante pop Joss Stone che ha prodotto senza ricevere alcun compenso la canzone “Oceans” nella convinzione di partecipare ad un progetto di beneficienza.

Tra i protagonisti indiretti della storia c’è anche Paolo Zampolli, imprenditore italiano residente a New York e ambasciatore della Repubblica Dominicana all’Onu, considerato un lobbista e uomo delle presentazioni che a suo tempo fece conoscere all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump la futura terza moglie Melania.

Paolo Zampolli (wikimedia.org)

Lo scandalo dell’UNOPS ha inizio nel 2015 durante un party nell’Upper East Side di Manhattan nell’appartamento di Gloria Starr Kins, che pubblica periodicamente la rivista fotografica Society & Diplomatic Review. Fu in quella occasione che Zampolli presentò a Faremo l’uomo d’affari inglese e tra il 2018 e il 2020, la direttrice di UNOPS autorizzò il prestito di 58,8 milioni di dollari a tre società a lui collegate che equivaleva all’intero portafoglio di investimenti dell’agenzia. Di questi, 8,8 milioni erano stati destinati a un’azienda che investiva in un parco eolico in Messico, 35 milioni alla costruzione di alloggi ad Antigua, Ghana, India, Kenya, Pakistan, e 15 milioni di dollari a una società per progetti di energia rinnovabile.

Ma secondo l’indagine interna dell’Onu, Kendrick avrebbe utilizzato la somma di 15 milioni di dollari per estinguere altri debiti e passività contratti in precedenza. Le sue società avrebbero accettato di restituire i prestiti ottenuti dalle Nazioni Unite, ma finora non sono state ancora in grado di portare a termine i loro impegni.

All’Onu si sta cercando di far luce sui rapporti dell’UNOPS con la famiglia inglese, ma gli avvocati di Kendrick negano qualsiasi illecito e si dicono non a conoscenza di nessuna indagine ufficiale.

Anche Zampolli alza le mani e assicura di non aver mai ricevuto un centesimo per aver presentato i Kendrick ai funzionari delle Nazioni Unite. “Sono stato usato“, ha dichiarato al New York Times.

Il portavoce del Segretario Generale Onu, Stephane Dujarric, ha affermato la scorsa settimana che António Guterres avrebbe preso “misure appropriate” una volta terminate le indagini. E una prima testa è già caduta.

Si tratta di un pasticcio finanziario che mina la fiducia dei paesi membri delle Nazioni Unite in un momento cruciale per l’organizzazione che cerca di rastrellare centinaia di milioni di dollari per gli aiuti in Ucraina, l’emergenza sanitaria Covid-19 e le altre crisi umanitarie nel mondo. La Finlandia aveva promesso 20 milioni per sostenere gli investimenti dell’Office for Project Services, ma dopo lo scandalo si è tirata indietro.

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Alessandra Loiero

Alessandra Loiero

Laureata all’Università Cattolica di Milano interfacoltà di Scienze Politiche e Sociali e Scienze Linguistiche e Letterature Straniere. Per la Voce di New York si occupa di Nazioni Unite e Politica Estera. Attualmente frequenta il corso di specializzazione in Geopolitica presso la Scuola di Limes.

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