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Il ritorno della Storia nell’Europa infiltrata e accerchiata

Un viaggio a puntate sulle ragioni che hanno reso l'UE così vulnerabile ai sovranisti alimentati da Putin e all'espansionismo economico della Cina

Massimo GagliardibyMassimo Gagliardi
Il ritorno della Storia nell’Europa infiltrata e accerchiata

23 marzo 2019: manifestanti pro Europa a Londra (public domain)

Time: 4 mins read

Settantasette anni di pace in Europa avevano fatto dimenticare la guerra.

Dopo il crollo dell’Unione sovietica, l’Europa, ha scritto l’editorialista Angelo Panebianco, “era incantata dalla kantiana ‘pace perpetua’ e dalla hegeliana ‘fine della storia'”. E La fine della storia era il titolo di un libro di grande successo che Francis Fukuyama pubblicò un anno dopo la fine dell’Urss, nel 1992.

Sembrava iniziata una nuova era: con l’ingresso di Cina e Russia nel Wto (rispettivamente nel 2001 e nel 2011) la rivoluzione dei commerci mise le ali alla globalizzazione.

La rivoluzione digitale unì il mondo in un clic. Tutto era bello, semplice, veloce e condiviso. I boomer e ancor di più i millennial europei sono cresciuti nella pace.

La storia? E chi la studiava più? Si viveva, e i nostri giovani vivono tuttora, in un eterno presente. “La generazione di oggi – scrive Tim Marshall (Le dieci mappe che spiegano il mondo) – fatica a immaginare la guerra”.

Ma senza storia, ci aveva avvertito lo storico Franco Cardini, non c’è futuro.

Ora la Storia è tornata, e ci ha presentato il conto.

SOVRANISMI E SOVRANITÀ

È indubbio che i sovranismi abbiano rallentato, in certi casi paralizzato, l’attività dell’Unione Europea negli ultimi quindici anni. Soprattutto “dopo la crisi del 2008 – scrive Alec Ross ne I furiosi anni venti – i lavoratori non tornarono dai sindacati ma si rivolsero ai leader populisti”. Più flessibilità e meno tutele, gig economy, enorme sproporzione di stipendi tra dipendenti e manager, precarietà diffusa hanno stravolto il mondo del lavoro. Al 70 per cento dei giovani americani la democrazia non piace più. “Identificano -spiega Ross – capitalismo e democrazia con insicurezza e miseria”. Se mio padre ha perso il lavoro, se io vivo un’esistenza precaria e non posso pensare di mantenere un figlio o comprare una casa, se non avrò neanche una pensione, perché questo sistema, questa democrazia dovrebbe piacermi?

I movimenti sovranisti hanno così distratto l’Unione da quegli obiettivi strategici che pure, più volte, aveva proclamato di voler raggiungere.

A tavola con lo zar: Matteo Salvini e Vladimir Putin il 4 luglio 2019 a Palazzo Madama (Foto Palazzo Chigi)

È indubbio che Putin abbia influenzato e/o finanziato alcuni di questi partiti e movimenti europei.

È indubbio che Putin da lungo tempo soffi sul fuoco delle scissioni in Europa.

1) All’indomani del referendum del 2016 che portò il Regno Unito fuori dalla Ue, il premier Theresa May dichiarò pubblicamente che tutto il dibattito social su Brexit e Remain era stato pesantemente condizionato da operatori internet russi, come già i ragazzi di Prigorzhin, il Cuoco di Putin, avevano fatto in occasione delle elezioni Usa vinte da Trump.

Kris Wylie, data scientist e cofondatore di Cambridge Analityca, dopo essersi pentita, ha ammesso:”La Brexit? Una partita truccata”.

2) Pochi mesi dopo il tentativo di separare la Catalogna dalla Spagna, nell’ottobre 2017, il premier spagnolo Pedro Sanchez dichiarò che il 76% del traffico social pro-separatisti proveniva da operatori venezuelani, indicando un intervento russo dietro le quinte.

L’Europa in questi anni è stata infiltrata, accerchiata.

All’inizio furono gli Stati Uniti, che risposero alla nascita dell’euro mantenendo una lunga svalutazione del dollaro sull’euro e uno stretto controllo sui pagamenti petroliferi.

Poi, come abbiamo visto, la Russia di Putin.

Il dittatore russo aveva giurato a se stesso che avrebbe ricostituito la sfera d’influenza russa sui territori persi nel ’91. E mentre regalava sorrisi al nostro Berlusconi, e soldi a Marine Le Pen, aveva già avviato una guerra in Cecenia nel ’99 durata dieci anni, una seconda guerra in Georgia nel 2008 che gli valse “l’annessione” di Abkhazia e Ossezia, l’occupazione della Crimea e il conflitto nel Donbass nel 2014.

In Transnistria, regione moldava, tiene tremila soldati da vent’anni. Così come in Nagorno-Karabakh (Armenia) oltre al controllo della sicurezza In Kazakistan e Bielorussia.

Il suo disegno era lampante, c’era niente da capire.

L’Europa pacifista non ha mai voluto vedere. L’Europa del Pil, Germania in testa, spinta anche dagli ambientalisti che hanno fatto spegnere le centrali nucleari, si è legata mani e piedi a Mosca con i gasdotti.

E così l’Unione ha perso, o meglio ha volontariamente ceduto, la sua SOVRANITÀ. Come con i cookies.

E la Cina? Mentre finge di stare a guardare, gira il mondo (Russia compresa) a caccia di colossali forniture di materie prime, punta mille miliardi sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale, invade l’Europa con i suoi prodotti, ne compra aziende e infrastrutture e ci tiene per il collo con i semiconduttori.

Finché Trump ha detto basta e ha avviato la guerra dei dazi e del 5G.

(1, continua)

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Massimo Gagliardi

Massimo Gagliardi

Massimo Gagliardi, attualmente docente al Master di giornalismo dell'università di Bologna, è stato vicedirettore de il Resto del Carlino dove, in 25 anni, ha ricoperto gli incarichi di capo degli Interni, capo dell'Economia e due volte Capo della Cronaca. Precedentemente aveva lavorato in Mondadori, per otto anni, e al Messaggero di Roma.

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