“Sono Achille. Sono tornato dall’isola bianca, sono tornato dalla morte. Ma anche dalla pace eterna. Sono stato chiamato a combattere un’ultima battaglia dagli abitanti della terra al di là del Ponto”.
L’eroe greco è l’eroe per antonomasia: pur conoscendo il suo destino, rivelatogli dalla madre Teti, una divinità marina, non rinunciò a combattere nella guerra di Troia. La dea, piangente con il figlio esanime tra le braccia, invocò il dio del mare Poseidone affinché facesse emergere un’isola come ultima dimora per Achille, dove lo trasportò volando nell’etere.
Achille oggi si chiama Roman Gribov: è l’eroe del popolo ucraino. All’inizio della guerra, quando i 13 marinai a presidio della medesima isola ricevettero l’ordine russo di arrendersi, rispose: “Nave russa, vai a farti fottere”. L’incrociatore russo era proprio quel Moskva che settimane dopo verrà colpito da un missile ucraino e affondato. I media riferirono che erano morti tutti bombardati dall’incrociatore missilistico. Ma ecco che nel primo scambio di prigionieri Roman è riapparso e, tornato a casa, ha ricevuto un premio per il coraggio dimostrato.

Al tempo in cui gli dei abitavano la terra, l’isola bianca era Leuke, dove dimoravano gli eroi periti a Troia. Oggi è solo una piccola isola brulla nel Mar Nero con un brutto nome, Zmiiny island, l’isola dei serpenti, di fronte le foci del Danubio. I naviganti raccontarono per secoli di aver visitato il tempio di Achille, signore degli Sciti, antico popolo che abitava l’Ucraina. L’isola era considerata sacra e c’era chi giurava di aver udito il nitrire dei cavalli e il cozzare delle armi. E chi diceva che Achille, il più valoroso degli uomini, qui si era unito in matrimonio con Elena, la più bella delle donne, che in vita non aveva mai visto. E conducevano un’esistenza beata. Almeno finché non arrivarono i pirati, razziarono le enormi ricchezze contenute nel tempio e distrussero la statua dell’eroe.
Oggi i pirati sono i russi e le ricchezze sono i giacimenti sottomarini. Achille è risorto e pure sopravvissuto, ma non conosciamo la sorte dei suoi compagni. Né delle tante donne ucraine che sono state stuprate e seviziate. Nel secondo scambio di prigionieri sono state rilasciate alcune soldatesse, tutte con la testa rasata. Una di loro, Anastasia Matrushchenko ha detto che hanno dovuto sopportare “cose terribili e grandi umiliazioni”.
Perché nell’immaginario popolare l’eroe deve avere sempre la più bella del reame? Poco gli serve, dopo morto, riposare tra le braccia di Elena. Era la regina delle Amazzoni Pentesilea, di cui egli si innamorò dopo averla trafitta a morte sul campo di battaglia, che avrebbe dovuto affiancarlo per l’eternità. Perché accanto a un Roman c’è sempre un’Anastasia: è la fierezza degli uomini e donne ucraini ad essere “per noi fonte di ispirazione e di forza”, ha spiegato l’Achille odierno.
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