Qualcuno pensa che l’Europa debba chiudersi? Tutt’altro. Secondo Massimo Russo, esperto di digitale e tra i fondatori di Kataweb, la globalizzazione non rallenta affatto “anzi accelera. Siamo entrati nella turbo globalizzazione. È ora di rottamare lo Stato nazionale. La Net Age è cominciata”. Ogni tanto qualche Putin lo contraddice ma sostanzialmente ha ragione.
Blockchain, cloud, Ia, Iot tra vent’anni ci consegneranno un altro mondo. Altro che potere spirituale e potere temporale. Roba da Medio Evo. “La sovranità digitale è sovrastatale e appartiene agli azionisti della società”. L’ha capito anche il nostro Mattarella.
E Bruxelles? Anche in questo settore strategico converrebbe ragionare, per quanto possibile, in termini di sovranità. La Ue ha messo in piedi una sfilza di progetti. Ne citiamo alcuni.
L’Iot-Architecture è un modello per permettere a tutti gli oggetti di connettersi a Internet finanziato da sei Paesi europei tra cui l’Italia.
Il Next generation internet per promuovere l’economia circolare e una rete “più democratica e inclusiva”. Il Ngi Ontochain che è il primo fondo dedicato a innovatori che vogliano sviluppare soluzioni basate sulla blockchain. E tanti altri ancora. La presidente von der Leyen all’inizio del suo mandato l’aveva promesso: “punterò 100 mld sulla rete”. E in effetti una pioggia di soldi sta arrivando, Stato per Stato, disperdendosi però in 27 rivoli.

Un esempio? Piercosma Bisconti Lucidi, studioso di IA e robotica alla Sant’Anna di Pisa, ha fatto un bilancio:”La Missione 1 del Pnrr impiega in Italia 40,29 mld. 9 per la digitalizzazione della Pa, 23 per il sistema produttivo, 6 per turismo e cultura. A questi ne saranno aggiunti altri 10, sugli stessi comparti, del fondo complementare”. Tutto bene salvo che le risorse destinate alla cybersicurezza sono considerate insufficienti.
Chissà come commenterebbe Roberto Balboni, direttore della neonata Agenzia per la cybersicurezza che il 9 marzo al Copasir ha svelato: “La maggior parte delle infrastrutture italiane sono protette da Kaspersky, colosso russo di cybersecurity”. Se non fosse vero, sembrerebbe una barzelletta. Fatto sta che il governo ha già deciso di cambiare operatore.
“Stupisce – aggiunge Bisconti Lucidi – la totale assenza di una strategia italiana per l’intelligenza artificiale. In ultimo – conclude – una riflessione generale su M1: sembra essere completamente mancata l’occasione per ritagliare all’Italia uno spazio di player internazionale d’eccellenza in un qualsiasi campo tecnologico d’avanguardia”. Neanche da dire.
Pensiamo che in molti altri Paesi Ue funzionerà diversamente? Oltre al varo dell’Agenzia per la cybersicurezza, il ministro Colao ha finalmente indetto la gara per il cloud nazionale, il cosiddetto Polo Strategico Nazionale (Psn) che roghi servizi cloud e la cui gestione, controllo e indirizzo siano autonomi da fornitori extra-Ue. Il termine per la presentazione delle offerte da parte delle tre cordate concorrenti (Tim-Cdp-Sogei-Leonardo, Almaviva-Aruba, Fastweb-Engineering) si è chiuso a metà marzo. In questa nuvola migreranno tutti i dati della Pa italiana.

L’invasione dell’Ucraina è iniziata da lontano, proprio con i cyber-attacchi. Il primo assalto Putin lo ordinò ai suoi hackers in occasione delle elezioni del 2014 a Kiev. Già che l’esito non piacque, Notpetya, uno dei malware più avanzati, colpì nel 2017 aziende energetiche, trasporti, ospedali, metropolitane e finanche la Banca centrale. Il 13-14 gennaio scorsi, quaranta giorni prima dell’invasione, sono stati colpiti i ministeri ucraini della Salute, della Scuola, degli Affari Interni.
Sono stai rubati credenziali e dati, inseriti programmi killer (malware), e nel darkweb sono stati messi in vendita parecchi dati. C’era anche il database dei ricercati dalla Polizia.
Viceversa, dietro le mura del Cremlino, è stato messo a punto RU-NET una rete nazionale indipendente varata nel 2019 per difendersi proprio dalle cyberaggressioni e per il pieno controllo della circolazione delle informazioni e delle attività interne. Insomma, se vuole, Putin può far da sé. E noi?
Stavolta ci siamo, anche se in ritardo. Il 15 febbraio, nove giorni prima della guerra, la von der Leyen ha presentato la Rete Internet via satellite sul modello della StarLink di Elon Musk. Entro un anno saranno raccolti fondi per mandare in orbita bassa (600-1000 km) 600 satelliti entro il 2024. Fine progetto 2028. L’Internet ad alta velocità servirà “a comunicazioni governative sicure per connessioni più veloci ovunque”. Un progetto paneuropeo da 6 mld (2,4 dal bilancio comune) che vede assieme Stati e privati (Orange o Thales).

Ultima ma non ultima l’Intelligenza Artificiale (AI). Nel 2017 Xi Jin Ping ha dato la linea:” Nel 2030 dovremo essere leader globali della AI”. Nel 2018 il progetto è stato approvato e dopo un mese si è formata la squadra:
1) A Baidu toccherà sviluppare i veicoli a guida autonoma.
2) A Tencent il settore imagino della sanità.
3) A Iflytek il riconoscimento vocale.
4) Ad Alibaba le tecnologie per le smart cities.
5) A Sensetime il riconoscimento facciale.
E noi? Secondo Eric Schimdt, ex ceo di Google, “gli Usa non sembrano interessati a vincere “. Per Jared Cohen, ex del Dipartimento di Stato Usa, da soli non si vince. “La Cina è troppo forte. Bisogna fare una T12, un’alleanza delle tecnodemocrazie con Usa, Ue, Giappone, India, Corea”.
Anche in questo caso, bisogna decidere da che parte stare.
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