Non basterebbe un libro per raccogliere e commentare le confirmation hearings di Brett Kavanaugh alla commissione del Senato che in questi giorni stanno infiammando l’opinione pubblica statunitense. Ci sono, però, due frasi che più di tutte raccolgono l’essenza delle decine di ore di audizioni tenutesi da martedì a venerdì di questa settimana. Entrambe sono attribuibili al Sen. Lindsey O. Graham (Rep.) che prima consiglia a Kavanaugh di ignorare “this circus” e poi cerca di farlo rilassare: “Your time is about to over. You’re going to make it”. Perché di ogni storia ci sono due versioni e questa non è un’eccezione. Da una parte ci sono i Repubblicani che, controllando il Senato ed avendo espresso il Presidente, credono di avere già in tasca l’elezione di Kavanaugh a Giudice della Corte Suprema; dall’altra ci sono i Democratici che, sapendo di avere pochissime chance di ribaltare il tavolo, hanno deciso di fare di queste audizioni una battaglia politica per accontentare il proprio elettorato in vista delle midterm e dare visibilità ad alcuni candidati chiave che potrebbero ricoprire un ruolo prominente nelle elezioni del 2020.
La nomina di Brett Kavanaugh, 53 anni, candidato a rimpiazzare il liberal Anthony Kennedy, peserebbe come un macigno sui Democratici. L’uomo voluto da Trump sarebbe il quinto conservatore nella squadra dei nove Giudici della Corte Suprema e sposterebbe gli equilibri del potere giudiziario aprendo la strada a eventuali revisioni di alcune storiche sentenze, prima su tutte la famosa Roe v. Wade del 1973 in materia di aborto.
Kavanaugh non ha mai fatto mistero delle sue pulsioni conservatrici. Dopo aver contribuito alla stesura dello Starr Report sull’impeachment del Presidente Clinton ed aver aiutato nel riconteggio dei voti in Florida durante la prima elezione di George W. Bush, nel 2003 fu nominato White House Staff Secretary e nel 2006 Giudice della Corte di Appello del Distretto di Columbia. Da Giudice si è espresso più volte contro la revisione del secondo emendamento e della sentenza Roe v. Wade. Si è sempre fermamente opposto all’Obama Care e nel 2009 scrisse un articolo per l’Università del Minnesota in cui auspicava l’immunità presidenziale da indagini civili e azioni penali. Per questi motivi, Kavanaugh sembra essere il giudice giusto al momento giusto ed i Repubblicani lo vorrebbero a sancire il loro dominio, finalmente completo, sui tre poteri dello Stato.
Come era facile immaginare, i democratici hanno dato battaglia sulle idee conservatrici di Kavanaugh e, di conseguenza, le domande più calde hanno avuto come tema il diritto all’aborto, le armi, il potere dell’esecutivo e le regolazioni in materia di economia, privacy e net neutrality.
I primi tre giorni di audizioni al Senato sono stati incandescenti. Martedì, all’apertura delle hearings, il Sen. Grassley (Rep), Chairman della commissione, è stato interrotto durante le sue primissime battute di introduzione da una agguerrita Sen. Harris (Dem.) che, lamentandosi di aver ricevuto 42.000 pagine di documenti riservati soltanto alcune ore prima, ha aperto la strada alla richiesta del Sen. Blumenthal (Dem.) di posporre la sessione per poter visionare i file. Alla risposta negativa del Sen. Grassley è scoppiato il putiferio: “It’s a mockery, a charade”, la reazione del Sen. Blumethal.
Infatti, almeno due tendenze sono sembrate da subito chiarissime. La prima, relativa ai democratici, è l’impronta riottosa di alcuni Senatori che si sono insigniti del ruolo di combattenti per la diffusione delle centinaia di migliaia di pagine di documenti prodotti da Kavanaugh durante il suo periodo da White House Staff Secretary sotto George W. Bush. La seconda, decisamente più rilevante, riguarda i repubblicani che, durante le audizioni, hanno più volte tentato di spingere sull’acceleratore per arrivare ad una nomina veloce. I motivi sono duplici: da un lato, i repubblicani vorrebbero eleggere Kavanaugh in tempo per la prima seduta della Corte Suprema ad inizio Ottobre, così da scongiurare ritardi che potrebbero portare la nomina a dopo le midterm, quando la maggioranza repubblicana al Senato sarà messa in discussione; dall’altro, vi è la necessità di conquistare il prima possibile la Corte, così da proteggere Trump dalle indagini del Procuratore Mueller.
In generale, nella giornata di martedì, Kavanaugh ha segnato alcuni punti a suo favore. Il candidato è stato introdotto egregiamente da Condoleezza Rice e dal Sen. Portman e ha ricevuto l’endorsement di Lisa Blutt, famoso avvocato femminista che, da liberal e elettrice di Obama, ha elogiato Kavanaugh definendolo come il miglior nome che potesse uscire dalla bocca di Trump e, in definitiva, ha consigliato ai democratici di pendere al volo questa occasione fortunata. Dopodiché, Kavanaugh si è presentato come uomo integerrimo e tutto d’un pezzo.
Per tutta la durata della lunga intervista, interrotta da varie proteste femministe (la più pittoresca è stata la sfilata di alcune donne vestite come nella serie The Handmaid’s Tale), Kavanaugh ha tentato di tenersi alla larga dai fatti di cronaca riguardanti Trump ed ha affrontato alcune spigolose domande sul sistema del Check and Balance, sui poteri presidenziali e sull’aborto. Ha specificato che il suo saggio del 2009 sull’immunità presidenziale fosse solo una proposta al Congresso e ha rassicurato sulla Corte Suprema che considera “the last line of defense” e non vede come un organo partitico. Ha poi aggiunto che ogni uomo è uguale davanti alla legge, Presidente incluso. La giornata si è conclusa con il rifiuto di una stretta di mano al padre di una delle vittime di Parkland, nota decisamente negativa ed infangante.
Il secondo e terzo giorno sono stati i più pesanti per Kavanaugh, investito dal fuoco di fila democratico e da alcuni commenti al veleno del Sen. Flake (Rep.) critico di Trump e delle idee del candidato “associate justice” in materia di poteri presidenziali. Kavanaugh ha risposto più volte alle domande su Roe v. Wade, definendola ormai “settled law” ed evitando di cadere nei tranelli democratici, nascondendo le proprie idee personali. Sul caso, durante la hearing di giovedì, è stata mostrata una email nel quale Kavanaugh stesso ammette che, per alcuni giuristi, la sentenza Roe v. Wade non sia “settled law” ma possa essere cambiata dalla Corte Suprema.
Ma i momenti in cui Kavanaugh ha rischiato una Caporetto sono stati altri. Il primo, quando la Sen. Harris (Dem.) lo ha più volte incalzato chiedendogli se avesse parlato a qualcuno dello studio Kasowitz Benson Torres delle indagini del Procuratore Mueller. La domanda era importante per via della vicinanza di Kasowitz a Trump e Kavanaugh ha detto di non ricordare, chiudendo la faccenda in modo imbarazzante. Poi la Sen. Hirono (Dem.) ha insinuato che il candidato fosse a conoscenza delle molestie di cui il Giudice Kozinski è stato accusato prima delle sue dimissioni. Kavanaugh, amico stretto di Kozinski, ha negato ogni suo coinvolgimento e si è dichiarato un supporter del movimento #MeToo. Per ultimo, il candidato ha più volte citato le dichiarazioni del Giudice Kennedy per evitare di rispondere ad alcune domande spinose sui matrimoni omosessuali e le sentenze collegate.
Ma le incertezze del candidato Giudice sono state adombrate dallo spettacolo che i Senatori Democratici hanno messo in piedi. Nella giornata di giovedì, prima il Sen. Whitehouse (Dem.) ha dichiarato invalide le sessioni per via delle 200.000 pagine di documenti classificati su Kavanaugh, documenti che possono essere consultati dalla commissione ma non divulgati. Poi, il Sen. Booker ha minacciato di pubblicare alcuni file classificati riguardanti l’appoggio di Kavanaugh ad una schedatura “razzista” dei sospettati post 9/11 a costo di rischiare l’espulsione dal Senato. Tutto per amore della sua Patria e della verità: “This is about the closest I’ll ever come in my life to an ‘I’m Spartacus’ moment”. Ci hanno pensato i Senatori Repubblicani a rimetterlo in riga, sottolineando come quei documenti fossero stati pubblicati la sera prima e accusandolo di fare campagna elettorale.
La giornata di venerdì si prospettvaa molto lunga ma meno impegnativa per il candidato al ruolo di Giudice della Corte Suprema. Sono continuate le domande dei democratici sul diritto alle armi, sui nuovi documenti pubblicati riguardo Roe v. Wade e sulla sua idea di potere esecutivo. Lo stesso John Dean, consigliere di Nixon e figura di spicco del Watergate ha espresso il timore che con Kavanaugh si costituirà la Corte Suprema più favorevole ad un Presidente in carica dell’era moderna. Ma su questa serie di confirmation hearings resta la forte impressione che entrambi i partiti siano soddisfatti di come stiano andando le cose. I Repubblicani, che hanno la vittoria in tasca, possono gioire per la nomina quasi scontata di Kavanaugh. Allo stesso modo, i Democratici, mettendo in scena la sceneggiata del sacrificio ultimo di alcuni senatori di punta, della ribellione contro l’oscurantismo della “age of Trump” e dell’integrità morale, hanno tentato di dare battaglia per accontentare il loro elettorato in vista delle midterm mentre hanno rodato la popolarità di Senatori come Harris e Booker, candidati wannabe alle Presidenziali 2020.
Su la nomina di Kavanaugh, comunque, è difficile mantenere un’idea obiettiva. La sua linea, per tutta la durata delle hearing, è stata quella di evitare di parlare di Trump e concentrare l’attenzione sulla sua presunta oggettività ed il suo attaccamento alla Costituzione e alle leggi. Ha tentato di non offrire giudizi personali su praticamente tutte le domande che gli sono state poste, specialmente in materia di aborto e minoranze e, nella maggior parte dei casi, è riuscito a non dare ulteriori elementi ai democratici per parlare di “nomina sospetta”. Su alcuni punti, d’altra parte, ha perso terreno: ha subito la carica della Sen. Harris su Mueller ed ha incassato qualche pugno sulle unioni omosessuali e l’amicizia scomoda con Kozinski. Ma la nota peggiore è stata la mancata stretta di mano al padre della vittima di Parkland, azione così fredda e così impersonale da far riflettere sui principi che Kavanaugh porterà alla Corte Suprema se sarà eletto.