E’ un Di Maio di buon umore quello che di prima mattina incontra imprenditori professionisti della finanza e rappresentanti delle grandi aziende Italiane in America riunite nel GEI di New York per dire: “Tra noi e gli Usa è scattato un dinamismo economico incoraggiante…anche sulla capacità di attrarre investimenti….E’ nostra responsabilità rendere strutturale questo entusiasmo e lo stiamo facendo mettendo in campo riforme ferme da 30 anni….”.
In una piacevole conversazione condotta da Mario Platero, presidente del GEI (Gruppo Esponenti Italiani), il ministro degli esteri ha abbandonato la lunga lista di cifre contenute nei suoi appunti introduttivi per ripetere che l’Italia si sta preparando ad una vera accelerazione nell’investire i 230 miliardi della ripresa assegnati dall’Europa. Ma deve anche attrezzarsi ad avere “tutte le competenze strategiche necessarie per arrivare a questa grande svolta e crescita…”
In altre parole il suo è stato un appello ai professionisti italiani oltreoceano che lo stavano ascoltando anche in streaming, a dare una mano con progetti innovativi, oppure un invito nemmeno tanto velato a tornare in Italia per seguirli direttamente sul fronte italiano nell’esecuzione del Recovery Plan.

“Dobbiamo continuare ad abbattere barriere che ci impediscono non solo di fare semplificazione ma anche squadra all’interno del governo guidato con grande determinazione e prestigio da Mario Draghi che punta a dare all’Italia un ruolo di sempre maggior protagonismo a livello europeo internazionale….”
Ma ha aggiunto “non possiamo avere decisioni che devono passare da 4 ministeri e 5 agenzie nazionali più quelle locali…..dobbiamo coordinarci meglio e più in fretta se vogliamo davvero fare sistema…”
Per far capire che l’Italia ha davanti mesi molto stimolanti ma anche di forte responsabilità di Maio ha precisato: “ più di mezza Europa si è indebitata per darci fiducia e col recovery plan noi dobbiamo dimostrare di saper spendere guardando al futuro e di saper essere all’altezza del compito… Ecco perché ben vengano tutti i contributi che i membri del GEI possono portare per contribuire alla crescita del sistema paese con progetti e attività….”
Citando una battuta che circolava a Bruxelles durante le intense negoziazioni affidate all’ambasciatore Maurizio Massari, (oggi nuovo rappresentante permanente dell’Italia alle Nazioni Unite), il ministro dice: “Mi hanno bisbigliato nell’orecchio: state attenti perché quello adesso chiedete è una richiesta impegnativa di fondi e potreste ottenerli….”. L’Italia li ha ottenuti, ma adesso vanno trasformati in progetti sfruttando proprio la compattezza di un governo sostanzialmente unitario al quale le borse continuano a credere.
In altre parole guardando col sorriso alla neo ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia come l’antenna più alta della rappresentanza italiana negli Stati Uniti, Di Maio ha anticipato che entro i prossimi mesi soprattutto dopo la riapertura delle frontiere a novembre, arriveranno in America non solo molti ministri ma anche grandi manager e investitori per stringere alleanze, riagganciare e sviluppare piani comuni come ad esempio l’ambiente e la sostenibilità facendo sponda con gli Stati Uniti.

Stimolato dalle domande di finanzieri e imprenditori a tratteggiare i rapporti attuali fra Italia e Stati Uniti dopo la pandemia lui ha sintetizzato dicendo: “I nostri rapporti bilaterali non sono mai stati così forti, ma per pesare ancora di più l’Italia deve potersi muovere sempre su una linea comune europea che adesso almeno in politica estera ancora non esiste…..”
Senza farsi troppe illusioni a breve, anche in attesa delle elezioni tedesche e francesi, il capo della Farnesina è stato molto chiaro sulla NATO e sul bisogno che venga riformata.
“L’Italia – dice – ha interesse a diventare un punto di riferimento euro-atlantico ma ci guadagna di più se è l’Europa a sedersi col suo peso ai grandi tavoli mondiali…. Non è possibile con 27 paesi membri definire una politica estera o di difesa all’unanimità. Vanno cercati altri meccanismi di voto che possono magari non essere una maggioranza semplice, ma semmai a maggioranza qualificata per prendere rapidamente le decisioni importanti anche di sicurezza, che interessano l’intera Unione.
Questo vale anche per la difesa comune dalla quale può nascere una vera industria di difesa europea….”
Molto diplomatico, Di Maio ha sostenuto di aver visto con favore il disgelo dopo la telefonata fra Biden e Macron per la disputa sui sottomarini a propulsione nucleare che l’Australia adesso comprerà in America e non più in Francia, ma ha insistito che anche a livello globale, la nascita di Aukus la nuova intesa militare con Usa Inghilterra e Australia, “rischia di essere una risposta parziale senza una vera partecipazione europea nell’elaborazione degli scenari globali….”
Il vero fiore all’occhiello però dovrà diventare la riuscita del G20 a guida italiana che si terrà a fine ottobre.
Ci saranno i grandi leader, ci saranno le differenze che rimangono ma, dice Di Maio “tutto avverrà sotto la grande regia del premier Draghi…. e per l’Italia questo è già un grande segno di credibilità internazionale…. “.