Una lunga telefonata col presidente Macron che si è protratta per oltre un’ora. Un comunicato della Casa Bianca che in pratica scusandosi si augura di avere un comportamento più aperto e trasparente nel confronto con gli alleati, rispetto a quanto avvenuto in passato. Ma soprattutto la decisione di Macron, dopo aver riattaccato il telefono con Biden, di rimandare a Washington la settimana prossima l’ambasciatore francese richiamato d’urgenza a Parigi dopo la vendita di sottomarini americano-inglesi all’Australia lascia ben sperare.
Crisi finita? America e Francia tornano a parlarsi? Il chiarimento finale si avrà probabilmente il prossimo mese di ottobre in Europa in occasione del G20 italiano quando Macron e Biden avranno un importante faccia a faccia per ristabilire la credibilità americana annullata dalla pugnalata commerciale e politica a Parigi e all’Europa?
Nel suo discorso al Palazzo di Vetro Biden non ha mai menzionato la Cina e nemmeno l’Afghanistan che ieri è stato affrontato al tavolo dell’Onu dai 5 paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Ha ignorato anche la disputa con Parigi proprio per non compromettere la sua telefonata con Macron che rimane furioso anche se molto realista.
La ripresa dei rapporti diplomatici però, è il segnale che Biden deve aver fatto più di una promessa a Macron e molti ritengono che questa possa configurare un rientro della Francia, non tanto per la tecnologia superata ma più in generale nella partita complessiva dei sottomarini a propulsione nucleare nella cui costruzione anche l’Inghilterra di Boris Johnson è coinvolta.
Il presidente americano ha indicato fin dall’inizio che la spericolata manovra in politica estera che ha colpito alle spalle un alleato storico come Parigi avrebbe avuto soprattutto un carattere “deterrente” nei confronti dei cinesi e i tempi indicati per la missione con 18 mesi di studio e 10 anni per la consegna dell’ultimo sottomarino fanno capire che dopo l’annuncio a sorpresa, molto mal digerito da Pechino e Parigi, nessuno avrebbe avuto intenzione di correre.
E’ anche probabile che America Australia e Inghilterra abbiano voluto forzare la mano in segreto con l’annuncio improvviso per dare credibilità al loro riarmo navale che diversamente si sarebbe impantanato in dispute bilaterali soprattutto fra gli australiani che volevano uscire da una commessa di 66 miliardi di dollari e i francesi che ne pretendevano il rispetto fino in fondo.
Se lo strappo è stato davvero ricucito con la telefonata fiume questa non è una buona notizia per i cinesi. I quali avrebbero sicuramente operato meglio con una NATO infastidita , umiliata e divisa sul comportamento americano.
I prossimi appuntamenti internazionali dalla conferenza di Glasgow sul clima che potrebbe tornare a fallire se Cina e India non collaboreranno, fino al G20 su economia, aiuti e distribuzione dei vaccini, non solo misureranno la vera tenuta diplomatica americana ma soprattutto la sua capacità di rimediare in fretta a gravissimi errori di stile che corrodono in fretta la credibilità del gigante americano già molto compromesso dai 4 anni di Trump.E misureranno anche la vera tenuta e disponibilità di tutti gli alleati fino ad ora poco considerati.