Impressionante la somiglianza tra Giovanna Calvino e suo padre Italo. Stesso gomitolo d'occhi e intelligenza fusi in un deserto protetto, un deserto letterario di umiltà e riservatezza, senza steccati. Eppure, apparentemente, ci troviamo in una zona poco franca per l'intimità. Perché alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University, scartiamo tre delle lettere tradotte (in inglese) per il mercato editoriale americano.
Il volume, Italo Calvino: Letters, 1941-1985 (Princeton University Press), presentato martedì alla Casa Italiana, è un oceano di ossa e parole, un epistolario – pubblicato in Italia nella collana dei Meridiani Mondadori – dove chi scrive e chi riceve si autoassorbe nel vischio, nell'inchiostro. Via l'omogeneità dei pensieri, via gli accordi. Calvino ci regala un corpus di archi temporali e di prospettive tagliate in cui la corrispondenza divampa sotto le ceneri del mondo. Ora ancora più "mondo". I temi fondamentali delle cronache di Calvino sono stati letti, interpretati e discussi da Michael Wood, Princeton University, Martin McLaughlin, Oxford University, e dall'attore Josh Hamilton, alla presenza di Giovanna Calvino. McLaughlin ne ha curato la prestigiosa traduzione.
Alla Casa Italiana si discute della formazione culturale e morale all’epoca della guerra e nel passaggio alla Resistenza, ma anche dell’impegno politico nel PCI, sotto l'opale dello scioglimento dopo i fatti d’Ungheria. Nelle lettere albergano anche flash del lavoro editoriale presso la casa editrice Einaudi, sino a toccare la mera analisi sulla poetica e una riflessione audace sull'artigianato della scrittura. Al centro dell’opera calviniana resta l'ipotesi che in Terra sia radicata una profonda mancanza di significazione e così pure l’individuo si perde. È sfuggevole. Dal caos interiore alle rovine di specchio che ci ricordano quanto incrinati, contraddittori e filamentosi siamo in realtà.
Il potere della letteratura contemporanea è appunto quello di spaventarci con la verità. Di farci passare in mezzo a città invisibili o sciabole di cavalieri dimezzati. Calvino non è stato solo un abile romanziere ma anche un critico letterario influente, e ha intrattenuto corrispondenze con personalità come Eco, Levi, Vidal, Sciascia, Ginzburg, Antonioni, Pasolini, Berio. 650 lettere sono solo il passaggio errante di chi inizia a comprendere se stesso, scavalcando la Storia.
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