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April 19, 2014
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La Dolce Via di Charles Traub perde colore: “Non riconosco più la mia Italia”

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Time: 3 mins read

Come eravamo? Ce lo mostra il reportage fotografico di Charles H. Traub, evocazione a ritroso dell’Italia anni Ottanta. Sensualità, capi vistosi, pelle baciata dal sole di primavera e un tocco di spleen. Tanto per non scomodare il maestro, Federico Fellini. Dolce Via: Italy in the 1980s non è solo una raccolta ma un affresco minerale che cattura appieno il desiderio e le manie degli italiani, sperduti nella bellezza di Roma o sulla spiaggia, nei parchi, dentro i loro stessi occhi che, oggi, sembrano aver smesso di vedere. I colori romani sono l’oggetto più primitivo del set/non-set, così come gli scugnizzi di Mergellina, i ponti di Firenze, l’acqua che parla alle rocce di Capri (qui una galleria di alcune delle immagini raccolta nel libro). Secondo Luigi Ghirri, che per l’americano Traub è stato una vera e propria guida nell’Italia di allora, il fotografo, attraverso il suo sguardo e la sua sensibilità, vede le nostre debolezze, ci spoglia e ci denuda, fa l’amore attraverso la telecamera e infine ci venera. Di questa e altre impressioni sul lavoro di Traub si è parlato alla Casa Italiana Zerilli-Marimò dove il libro è stato presentato il 9 aprile.

Dolce Via, con l’introduzione di Luigi Ballerini, è la prima raccolta completa degli scatti realizzati da Milano a Marsala nei primi anni Ottanta da Traub. Ed è autentico quel che sta scritto nella fascetta del volume: nelle sue immagini, Traub unisce spontaneità e umorismo, descrivendo un’Italia esistita, può darsi, solo un tempo. Le fotografie raccolte in Dolce Via. Italy in the 1980s sono state esposte al Museo Hudson River, alla Light Gallery di New York e alla Galleria Agorà di Torino a metà anni Ottanta.

Oltre a Dolce Via. Italy in the 1980s, Traub, rappresentato dalla Galleria Gitterman di New York, ha pubblicato sette volumi, tra cui Beach (1977), Italy Observed (1988), e Still Life in America (2004). Attualmente Charles H. Traub è a capo del dipartimento MFA Photography, Video, and Related Media alla School of Visual Arts di New York, oltre che presidente della Fondazione Aaron Siskind. Sta lavorando ad un nuovo reportage, basato su volti e corpi degli americani, negli anni Settanta, durante la pausa pranzo. Abbiamo visto la prima bozza ed è un’opera folgorante, ricca di humor ed impressioni/espressioni estasianti.

Di seguito la nostra video-intervista con Charles Traub.

“Ho lavorato e viaggiato molto in Italia – ci dice Traub – Non vi ho mai abitato per lunghi periodi ma Roma resta l’epicentro, in qualche modo. Quando ripenso a quel periodo, gli anni Ottanta e l’Italia, ricordo con piacere la gioia e l’entusiasmo della gente. Ho scelto di pubblicare il libro a distanza di tempo perché mi sono accorto solo più in là di quanto il lavoro fotografico fosse organico e connesso. È un documento sull’Italia degli anni Ottanta”.

Ma quando Traub torna in Italia nel 2012, tra Milano e Bologna, si rende conto che quel ritratto non esiste più: “Mi sono reso conto, due anni fa, di quanto la gente sia cambiata. Mi ha parecchio stupito. I teatri, i colori e lo stile… Tutto sparito. Tutti sembrano uniformati. Indossano la stessa sciarpa, le stesse scarpe made in China… La globalizzazione è questa cosa qua”.

Proprio a causa del potente mutamento, il progetto fotografico, sposato da Andrea Albertini di Damiani Editore, oggi trova un suo senso personale e una collocazione che risveglia intere coscienze: “A Roma è cambiato tutto, dai colori alla vita di strada – aggiunge Traub – ed io sono sempre stato attento a non cadere nel cliché. Non voglio che mi si porti nelle tradizionali ville in Toscana, ma altrove. Io viaggio per fotografare. Solo per fotografare. La fotografia è il viaggio più appagante”. Per poter incontrare Charles Traub, si può partecipare al suo book signing, il 26 aprile dale 3 alle 4, al Paris Photo LA, presso DAP/Artbook, allo Stand C6/New York Backlot.

 

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