Eugenia Roccella ha un cognome “pesante” per quanto riguarda la lotta per i diritti della donna in Italia. Nata a Bologna nel 1953, figlia di Franco, uno dei fondatori con Marco Pannella del Partito Radicale e dell’ artista-femminista Wanda Raheli, è cresciuta tra i comizi del padre deputato al Parlamento che con altri storici leader radicali, tra tante battaglie politiche, conquista anche quelle sul divorzio e l’aborto. Ha appena pubblicato un romanzo, intitolato Una famiglia radicale (Rubettino, 2023).
Dopo la nomina a ministro della Repubblica nel governo della prima donna Presidente del Consiglio, Roccella fa tremare molti ex compagni di quelle lotte referendarie, dichiarando: “L’idolatria dei diritti la conosco bene, perché i miei genitori hanno frequentato il lato oscuro della libertà”.
Oltre che deputata già nella XVI legislatura eletta nel “Popolo della Libertà”, Roccella era stata al governo come sottosegretaria al ministero della Salute nell’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi dal 2008 al 2011. Nel 2022 viene rieletta alla Camera questa volta con “Fratelli d’Italia” e dalla premier Giorgia Meloni viene promossa con un ministero chiave per la destra italiana, che il governo chiama “Per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità”.

Questa settimana Roccella era a New York e l’abbiamo vista al Palazzo di Vetro partecipare al dibattito in corso della CSW67, la commissione sullo stato delle donne. Oltre ad aver pronunciato per l’Italia il discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è intervenuta in altre conferenze a tema (come quella sulle mutilazioni genitali femminili, tematica che all’ONU fu aperta venti anni fa proprio dalla radicale Emma Bonino) e partecipato in incontri bilaterali, tra le quali anche con la collega dell’Ucraina Kateryna Levchenko.
Quando abbiamo chiesto l’intervista, lo staff diplomatico della missione d’Italia ci aveva avvertito che l’esponente del governo era molto occupata e che non ci sarebbe stata l’occasione per un incontro coi tempi giusti, ma che Roccella avrebbe risposto volentieri alle nostre domande. Così dopo tre giorni dall’invio di queste, ecco le risposte dell’importante esponente del governo di Giorgia Meloni.
Signora Roccella, prima di iniziare l’intervista, lei preferisce essere chiamata “il Ministro” o “la Ministra”?
“Ministra. Questo termine lo usava già Dante, e in un’epoca di ‘gender fluid’ non mi dispiace evidenziare il mio essere donna”.

Nelle discussioni e discorsi di questi primi giorni all’ONU per la conferenza del CSW67, cosa è che l’ha sorpresa di più?
“Mi ha impressionato, più che sorpreso, la partecipazione determinata delle donne provenienti dal sud del mondo. E l’energia di un’assemblea cosi variegata, in cui però le donne sono accomunate dalle stesse paure e difficoltà, speranze e desideri . Non si può restare indifferenti a questo senso di sorellanza e solidarietà femminile”.

Dei discorsi pronunciati dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres e anche dalla leader di UN Women Sima Bahous all’Assemblea Generale, cosa ha trovato più urgente e considera l’Italia pronta a sostenere? C’è qualche passaggio che invece considera inutile o addirittura dannoso per il progresso nella protezione dei diritti della donna e la parità di genere?
“Nessuna delle criticità discusse all’Assemblea generale è marginale. dalla lotta alle mutilazioni genitali femminili, che vede il nostro Paese impegnato da tempo, alla necessità di sanare lo squilibrio delle competenze digitali tra uomini e donne. Sono solo due esempi: c’è molto da fare e non a caso l’Italia ha aumentato l’impegno finanziario a sostegno di UN Women. Una delle urgenze principali è, in particolare, l’aiuto alle donne che vivono nei Paesi dove libertà e diritti sono minacciati e compressi, come l’Iran o l’Afghanistan. Ed è importante fermare, nelle zone dove ci sono conflitti, l’uso della violenza sessuale come arma di guerra: un orrore di cui oggi le donne ucraine stanno facendo purtroppo esperienza”.
Secondo lei, sulla condizione femminile, cosa l’Italia può imparare da alcuni paesi che vantano – almeno nelle classifiche stilate dall’ONU e dalle ONG sui diritti di genere – i primi posti e cosa invece gli altri paesi del mondo dovrebbero imitare dalla condizione della donna in Italia?
“L’Italia può ispirarsi ad altre esperienze sotto il profilo della conciliazione tra lavoro e famiglia, un vero punto critico nel nostro Paese. Dobbiamo fare di più perché le donne italiane siano davvero libere di poter essere madri senza rinunciare alla realizzazione professionale. Stiamo invece compiendo passi da gigante per quanto riguarda la presenza delle donne nei ruoli di vertice: avere a capo del governo Giorgia Meloni, una donna che ha raggiunto questo traguardo con le proprie forze, senza bisogno di quote o agevolazioni, è stata una novità dirompente. Che sta già lasciando il segno”.

Nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU quale è stato il tema che le stava più a cuore? Insomma, come avrebbe voluto che i giornali avessero titolato il giorno dopo?
“Nel mio discorso ho seguito il focus di questa sessione della CSW, che riguardava il ruolo delle nuove tecnologie nell’empowerment femminile, e l’ho collegato a ciò che sta accadendo in aree del mondo nelle quali le donne ancora rischiano la vita per affermare le proprie libertà e i propri diritti fondamentali. La tecnologia può essere un vettore di messaggi e notizie che anche sotto i regimi più oscurantisti alla fine diventa difficile da bloccare del tutto. Il digitale non deve diventare un totem e deve restare al servizio dell’uomo, non ne vanno taciute le insidie, ma in un mondo complicato come quello di oggi può offrire davvero tante potenzialità. Per tornare alla necessità di conciliare vita privata e lavoro, è evidente per esempio che la tecnologia digitale può essere uno strumento utilissimo”.
🇮🇹 Min. for Equal Opportunities and Family Eugenia Roccella met with 🇺🇦 Gov. Commissioner for Gender Equality @KLevchenkoUKR to reaffirm our unwavering support to 🇺🇦population, including through projects for protecting women & fighting sexual violence. #CSW67 #StandWithUkraine pic.twitter.com/HHnPUWMSE7
— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) March 8, 2023
All’ONU si comincia a discutere, anche se lentamente, dei diritti delle persone LBGQT+: secondo lei l’Italia, rispetto al resto del mondo, si trova in avanti o indietro su questi diritti?
“L’Italia è un Paese libero che mette la persona al centro, non pratica discriminazioni rispetto al riconoscimento e all’esercizio di diritti, e persegue con gli strumenti della legge chi dovesse farlo. E’ questo che una democrazia deve garantire ai cittadini”.

Qui negli Stati Uniti si discute molto della legislazione sull’aborto e molte donne temono che la Corte Suprema o il Congresso possano far tornare gli USA indietro: lei cosa ne pensa del dibattito?
“Ho ovviamente molto rispetto del dibattito interno a ciascun Paese. Posso dirle quale è la linea del governo italiano, che non intende modificare la legge che regola l’accesso all’interruzione di gravidanza ma lavora perché sia applicata in ogni sua parte. Compresa quella, fin qui poco attuata, che prevede un sostegno alle donne che non vorrebbero rinunciare alla maternità ma prendono in considerazione di farlo per ragioni di fragilità economica o di altra natura”.
In Florida, il governatore italoamericano e candidato alla presidenza degli USA Ron De Santis sta cancellando dai programmi scolastici e anche universitari, le materie e i corsi di laurea in “Gender Studies”. Lei che ne pensa del dibattito?
“L’identità sessuale, che non ha nulla a che vedere con l’orientamento sessuale, è ciò su cui si basa la comunità umana. Uomini e donne sono diversi, nel corpo e non solo nel corpo. Teorizzare la fluidità di genere, oltreché una negazione della realtà, è un attacco innanzi tutto alle donne, perché negare la differenza sessuale, cercare di annegarla nel “gender neutral” significa non capire perché nel mondo le donne sono oppresse. Abbiamo accennato alla situazione delle donne afgane: è il corpo femminile che il potere maschile vuole tenere sotto controllo, il corpo sessuato, capace di generare”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni – anzi vuole essere chiamata il Presidente – le ha chiesto quali nuove leggi secondo lei dovrebbero essere proposte al più presto possibile in Italia per migliorare i diritti della donna? Magari ne ha più di una, ma se avesse il potere di farne approvare una immediatamente domani, quale sarebbe?
“Con la presidente Meloni siamo in totale sintonia. Cosa farei approvare domani? Norme che partano dalla differenza tra uomini e donne, perché solo così si raggiungono le pari opportunità. Se è vero infatti che è ingiusto trattare in modo diverso persone uguali, è altrettanto ingiusto trattare in modo uguale persone diverse. E le donne non sono una minoranza o una specie protetta, sono la metà dell’umanità. Quindi per esempio leggi che tornino a mettere al centro il valore sociale della maternità, per armonizzare davvero la vita privata e quella professionale”.
Lei è stata criticata dalla sinistra per essere una donna non abbastanza “femminista”. Secondo lei il “femminismo” che ruolo ha avuto e che ruolo dovrebbe ancora avere?
“È una critica assurda, perché il femminismo fa parte della mia storia, fin dagli anni settanta. Oggi le donne vivono nuove forme di oppressione, rischi molto diversi da quelli di un tempo, e bisogna riconoscerli. Penso per esempio all’utero in affitto, che riduce la donna a semplice contenitore, umiliandola e sfruttandola. Dobbiamo lottare contro le nuove violenze, che spesso si sommano a quelle più antiche”.

Alla guida del governo dell’Italia abbiamo per la prima volta una donna. Ora anche il maggior partito della sinistra si è affidato ad una donna. Per lei, oltre al fatto di essere donne, cosa hanno in comune Giorgia Meloni e Elly Schlein? E sulla lotta politica per i diritti della donna, perché crede che Meloni stia dando più garanzie?
“La figura di Giorgia Meloni e quella di Elly Schlein sono molto diverse, nella provenienza sociale oltre che nelle idee politiche. Ed è evidente che la vittoria della Schlein alle primarie è frutto anche dell’’effetto Meloni’. La presidente del Consiglio crede nelle donne e lavora per migliorare la loro vita e per aiutarle a realizzarsi. È concreta e pragmatica, le elettrici si riconoscono in lei: è una donna che conosce i problemi della quotidianità. Schlein sembra più ideologica, ma dovremo vederla all’opera per giudicarla”.
Ministra Roccella, c’è una domanda che si aspettava da noi, giornale italiano a New York, e che invece non le abbiamo fatto?
“Una domanda sulla crisi demografica, che non è un’esclusiva italiana ma in Italia morde con particolare durezza. Per il nostro governo è una assoluta priorità”.