Il 22 ottobre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Ministro degli Esteri e instancabile attivista dei diritti umani, Emma Bonino, ha aperto il convegno sulle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF o FGM in inglese). Hanno aderito e partecipato varie figure di spicco di livello internazionale come il Direttore Esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per le Popolazioni (UNFPA), Babatunde Osotimehin, e la first lady del Burkina Faso, Chantal Campaoré da anni in prima fila nella lotta contro l’infibulazione e l’AIDS.
Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica tradizionale presente in molti paesi dell’Africa Sub-sahariana e in Egitto, che consiste nell’ablazione totale o parziale del clitoride, delle piccole labbra e – nella forma nota con il nome di infibulazione – nelle cucitura delle grandi labbra in modo da restringere l’apertura vaginale lasciando solo un piccolo foro per il passaggio del flusso mestruale e dell’urina. L’UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per le Popolazioni, stima che siano già state sottoposte alla pratica 130 milioni di donne nel mondo e che 2 milioni di bambine siano a rischio ogni anno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato le mutilazioni in 4 tipi differenti: Circoncisione (infibulazione al-sunna) è l'asportazione della punta del clitoride, con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche; Escissione (al-wasat) asportazione del clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra; Infibulazione (o circoncisione faraonica o sudanese) asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale; il quarto gruppo comprende invece una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.

Un momento dei lavori della conferenza di Roma sulle mutilazioni genitali femminili
Secondo l’ultimo rapporto dell’UNICEF presentato lo scorso luglio, le mutilazioni genitali femminili sono pratiche tradizionali che vengono eseguite principalmente in paesi dell'Africa e del Medio Oriente. Oltre all'Egitto, il paese con la più alta percentuale (91%) di donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni ad aver subito subito tali cruente pratiche, gli altri paesi con le più alte percentuali comprendono: Somalia (98%), Guinea (96%), Gibuti al (93%), Eritrea e Mali (89%),Sierra Leone e Sudan (88%).
"Oggi – ha riferito il Direttore dell' UNFPA, Babatunde Osotimehin – sono 25 milioni le donne colpite in questi 29 paesi dalle MGF. Si tratta di una pratica mostruosa ampiamente diffusa in Asia, Africa e Medio Oriente".
Durante la conferenza, la First Lady e nota attivista del Burkina Faso, Chantal Compaoré ha sottolineato: "Non si tratta neanche di religione, ma di pratiche ancestrali".
La conferenza internazionale si è concentra sugli sforzi futuri necessari per raggiungere gli obiettivi previsti dalla storica risoluzione 67/146 dell'Assemblea Generale dell'Onu votata lo scroso dicembre per la messa al bando di tale pratica e l’intensificazione delle iniziative globali per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. Ottimi risultati sono emersi dall’ultima valutazione che come ha affermato il Ministro Bonino, offre segnali di speranza: “12 dei 15 Paesi seguiti dall'iniziativa hanno introdotto leggi che affrontano in modo specifico le mutilazioni genitali femminili, mentre 10 mila comunità che rappresentano circa 8 milioni di persone in 15 paesi diversi si sono impegnati ad abbandonare tali pratiche". Inoltre, la titolare della Farnesina ha evidenziato come l’Italia continui la sua lotta per i diritti umani nonostante la crisi. "Dal 2008 – ha ribadito il Ministro – l'Italia ha contribuito al programma congiunto UNFPA-UNICEF sulle mutilazioni, con quasi 8 milioni di dollari", sottolineando "l'impegno responsabile e coerente svolto finora e che si intende continuare a svolgere, pur in condizioni non facili".
Benché l’ultimo rapporto dell’UNICEF affermi che tuttavia questa pratica brutale – in base agli ultimi dati raccolti – sia in diminuzione, milioni di ragazze purtroppo sono ancora a rischio e ciò non è niente di positivo, anzi ci fa comprendere che “per ora abbiamo soltanto vinto la battaglia ma non ancora la guerra”.
L'Ong "Non c'è pace senza giustizia", fondata venti anni fa da Emma Bonino e che si è battuta per la presentazione della risoluzione all'ONU, continua a svolgere un ruolo chiave nel sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale rispetto al problema e anche svolgere attività di informazione nei paesi dove ancora si pratica questa terribile violenza contro le donne. Alvilda Jablonko, coordinatrice del programma MGF di Non c’è Pace Senza Giustizia, il giorno di apertura dei lavori della conferenza ha dichiarato: "Il ciclo di incontri, apertosi oggi e al quale parteciperanno rappresentanti di alto livello da governi, agenzie delle Nazioni Unite e dalla società civile, permetterà di elaborare strategie e rinforzare il nostro impegno affinché la risoluzione 67/146 realizzi appieno il suo potenziale e assicuri la messa al bando delle MGF in tutto il mondo. Tale risoluzione, arrivata dopo anni di attività di sensibilizzazione condotte da una coalizione in continua espansione, composta da ONG e attivisti dei diritti umani, tra cui anche Non C'è Pace Senza Giustizia, chiede esplicitamente che la comunità internazionale e i singoli Stati membri adottino misure efficaci per affrontare e impedire questa violazione dei diritti umani. Tra queste, anche l'applicazione della normativa in favore della messa al bando, allo scopo di proteggere le donne e le ragazze da questa forma di violenza e porre dunque fine all'impunità. È adesso fondamentale garantire la piena e rapida attuazione delle sue disposizioni e dei suoi principi a livello nazionale, regionale e globale. Vogliamo anche ricordare a tutte le parti interessate, governi, agenzie delle Nazioni Unite e società civile, che nella lotta contro le MGF sarà fondamentale adottare un approccio olistico e armonizzato, fondato sull'idea che la MGF è una violazione dei diritti umani, da affrontare dunque attraverso l'emanazione di un quadro legislativo completo, che attraversi i confini nazionali e le regioni geografiche. Solo uniti possiamo vincere questa lotta e liberarci da questo flagello, ridando speranza a donne e ragazze di tutto il mondo e assicurando che lo Stato di diritto e i diritti umani siano rispettati e difesi”.
Per maggiori informazioni http://www.npwj.org/it/FGM/Messa-al-bando-universale-delle-Mutilazioni-Genitali-Femminili-Riunione-ad-alto-livello-favorire#sthash.ixzeYGL7.dpuf
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