Un “ragazzone” ormai trentottenne (quasi da rottamare) Matteo Renzi. Un ragazzone che nell’attuale politica italiana, ormai persa nel grigiore da tempo, ha portato energie nuove e rinnovamento di idee. Ha lottato, l'anno scorso, per le Primarie, ha perso. Subito dopo ha detto: “Noi volevamo cambiare il Paese, non ce l’abbiamo fatta, la nostra idea non è stata vincente”. Ha poi aggiunto: “Ho perso, ma era giusto provarci”. E ai suoi: “Ho sbagliato, e siccome non è consueto, voglio chiedervi scusa”.
Questo è Matteo Renzi. Chiediamoci perché piace. Io lo seguo da anni, da quando era Presidente della Provincia di Firenze e, successivamente nella corsa a Sindaco. Ho seguito, supportandolo con interesse personale attraverso la stampa e i media , le sue campagne elettorali e ho “respirato” l'aria che nuova e piena di entusiasmo, girava intorno a questo personaggio. Che qualcuno definisce “spocchione” per certi versi. Ma uno “spocchione” simpatico come un fiorentino purosangue sa essere, e in buona fede.
Matteo Renzi o piace o non piace. Non esistono vie di mezzo. Comunque direi che piace. Lo dimostra la folla presente all'evento che ormai da quattro anni è presente a Firenze, la sua città, lo dimostra, sondaggi a parte, l'entusiasmo che si avverte ad ogni incontro nei vari territori del Paese, e dentro quella ex stazione, chiamata Leopolda, che è diventata luogo prezioso e significativo, cosa di meglio di una Stazione per partire con un progetto?
Perché piace Matteo? Perchè ha comunque rappresentato la rottura di uno schema nel quale abbiamo imbrigliato e mortificato troppe energie, soffocando il Paese e ipotecandone il futuro. Piace così tanto perché incarna l’outsider che si impadronisce del proprio destino senza aspettare che qualcuno glielo lasci in eredità e senza chiedere più il permesso a nessuno. Ma questo, la gente alle ultime primarie non l’ha capito. Forse il (vero) cambiamento faceva paura.
Adesso pare essere diventato il Salvatore della politica di centro sinistra. In extremis, quando la sinistra sta per affondare definitivamente? Nel corso della storia ci sono stati momenti in cui la dimensione politica è uscita dalla “sindrome da casta” per divenire patrimonio realmente collettivo, esperienza quotidiana, elemento costitutivo della vita e del dibattito di tutti noi. Di solito, questi (rari) momenti avvengono al verificarsi di due condizioni: quando emerge una figura di leadership vera e propria e quando la suddetta figura non si limita ad essere leadership per sé, ma riesce ad intercettare una dinamica insinuata nella società che non ha mai avuto diritto di cittadinanza nella rappresentazione della cosa pubblica. Può l’avventura di Matteo Renzi essere classificata come uno di quei momenti? Sì, lui ha rivoluzionato le logiche viste e vissute nell'ultimo quarto di secolo.
Ha carisma. Anche. Il carisma che proviene dal “sentire” il proprio tempo. Dal sapere “cosa dire”. Non attende di ottenere un posto, ma se lo va a prendere. Non scrive il programma con la segreteria del partito quasi di nascosto, ma lo fa in maniera trasparente con la base, con tutti i comitati che lo seguono. Non parla di come salvare il sistema, ma di come modellarne uno nuovo. Il perché di tanto entusiasmo e di un così grande sostegno? Per un meccanismo elementare. Nella società dei cani esiste il capo che guida la muta: gli anglosassoni lo chiamano top dog. Un cane gregario invece è soltanto un underdog. Il top dog è tale perché, in caso di scontro, si dimostra più forte degli altri e la sua vittoria non fa notizia. Viceversa non solo fa notizia, ma cambia la gerarchia, la vittoria dell’underdog. Il coraggio e la lungimiranza non sono di chi si agita per un posto al sole. Sono di chi, invece, non intende negoziare la propria immagine del Paese.
Quella di Renzi è una lezione fin qui unica per la politica italiana: ha riposto la foto nel cassetto, ma non l’ha rinnegata. Verrà il tempo, molto presto, in cui potrà tirarla fuori. Di nuovo. I sondaggi – ultimo quello di Demos – lo confermano ancora oggi all'alba delle Primarie a Segretario del Partito Democratico. Il leader più popolare, quello che riscuote più simpatia, quello che la percentuale più alta di italiani vorrebbe come premier, è lui. Matteo entusiasma, coinvolge. Nella tre giorni della Leopolda che lui ha volutamente diviso in tre momenti importanti, la prima sera dedicata a 100 tavoli di dibattito su vari temi coordinati da parlamentari e sollecitatori, temi quali economia sociale, cooperazione, istruzione, politiche del lavoro ecc… hanno stilato documenti che gelosamente porterà nel suo programma. Perchè è così che viaggia la Democrazia, con il confronto delle idee e con la partecipazione popolare. Un modello americano che sta approdando anche in Italia grazie a Renzi.
Il sabato, ieri, 26 ottobre, è stato dedicato all'ascolto di interventi a raffica, di quattro minuti l'uno, scelti tra gli oltre 5.000 arrivati a Maria Elena Boschi, adesso Onorevole, e ormai sua fidata referente che con sapienza e competenza ha cercato di scegliere e includere nel programma della giornata con un senso di ampia rappresentatività. Sono saliti sul palco giovani dai 17 anni in su che hanno espresso la speranza nel futuro ma anche la paura e la condanna per l'inganno di chi li ha preceduti, fino a professionisti di vari settori addirittura arrivati da Bruxelles per parlare di economia. Imprenditori, agricoltori, e semplicemente mamme , donne, che si raccontano e ci raccontano le peripezie nonché difficoltà ancora oggi presenti per una famiglia che tenta di coniugare il buon andamento con la carriera e la lotta alla quarta settimana.
“I servizi ancora sono poco efficienti e sono molto selettivi, i costi alti e chi non può permetterseli che fa?” Questo lo sfogo di Lucia, di Anna, di Maria….. Donne ,lavoratrici e non, che mettono in luce la spirale perversa che si verifica in Italia: il posto all'asilo lo danno (poco) a chi lavora ma per trovare lavoro occorre girare e con un figlio diventa assai difficile. Quindi? La soluzione proposta da Renzi, e dai gruppi, è quella di eliminare la dicotomia tra pubblico e privato e permettersi di pensare ad un luogo, sorvegliato direttamente dall'Ente preposto al controllo dei servizi, ma più accessibile e con orari flessibili oltre ai costi.
Una imprenditrice, agricoltore, parla della sua esperienza. E' giovane e donna, sta portando avanti un'azienda con dipendenti e con difficoltà, spesso questi due elementi non si coniugano molto bene. “L'agricoltura, grande risorsa Italiana, non è un bene tutelato, la terra NON paga”, dice, “non arrivano sostegni alle imprese, i prezzi devono essere bassi, i danni derivati dal maltempo spesso ci vedono costretti a dover ridurre le spese per poter onorare chi lavora alacremente ogni giorno, i ricavi sono pochi e non sufficienti, eppure si mangia tre volte al giorno!”
Uno studente parla della sua esperienza all'estero: “Qui in Italia non ci sono soldi per la ricerca, mi sono dovuto recare all'estero dove ho trovato un altro mondo oltre ad un modi di pensare davvero diverso, basato sul merito anziché sulle conoscenze!”
Molti altri interventi si sono susseguiti , tutti degni di nota e ognuno rappresentativo della situazione che stiamo vivendo a livello nazionale. Oggi, Domenica 27, ci sarà il discorso di chiusura di Matteo. Ormai il Matteo nazionale. Sarà sicuramente un discorso di arrivederci, a breve, l'8 dicembre, ci saranno le primarie a Segretario e la sua corsa ormai è inarrestabile ascesa. Le ultime notizie di oggi danno come certa la scesa in campo di Marina Berlusconi, come l'unica ad essere, forse, in grado di arrestare questa leadership di Renzi, adesso in corsa per la Segreteria per poi continuare con quella per la guida del Paese.
Sabato sera, in tanti sono corsi verso di lui, tutti quanti impazienti di toccare con mano il leader di un sogno di una nuova politica italiana. C’è chi vuol stringergli la mano, chi va per un autografo, chi per una foto, chi per complimentarsi. Renzi accoglie tutti con il sorriso. Sono passati tre anni da quando il Time giudicò Matteo Renzi l’Obama “bianco” della sinistra italiana. E così, mentre il Sindaco di Firenze scende dal palco ancora circondato dal calore della gente, lo avvicino per domandargli quanto lui si senta l’Obama italiano. “E’ un paragone che non sta né in cielo né in terra”, risponde. Gli chiedo poi quale significato dà alla parola “coraggio”, parola da lui più volte utilizzata durante la sua campagna elettorale. E lui, citando un pensiero di Nelson Mandela, spiega: “Il coraggio non è aver paura, il coraggio è avere paura e vincerla!”
Il coraggio di riportare la politica italiana ad un antico splendore. E noi italiani ne abbiamo un bisogno disperato. Grazie Matteo! Ci fai sognare di nuovo!
Dal discorso di Matteo Renzi di domenica: “Leopolda non indebolisce la voglia di guardare al domani, è uno spazio in cui la politica torna ad appassionare"
Per la seconda parte di questo reportage qui

Antonella Gramigna
*Antonella Gramigna, laureata ed esperta di comunicazione politica, linguistica e pubblicitaria, con Master in promozione e orientamento sulla salute, è autrice di diversi articoli su Psycomedia. Appoggia Matteo Renzi nel territorio toscano con diversi comitati a supporto fondati durante le primarie a Pistoia e con un'associazione "Adesso Montecatini (Adesso)" di cui è vice presidente
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