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February 24, 2022
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Putin e i simboli della storia. La data scelta per l’invasione Ucraina, una coincidenza?

Attraverso il discorso di lunedì del leader del Cremlino conosciamo già le sue prossime mosse? Con il Mein Kampf di Hitler fu proprio così

Alessandra LoierobyAlessandra Loiero
Putin e i simboli della storia. La data scelta per l’invasione Ucraina, una coincidenza?

Adolf Hitler e Vladimir Putin

Time: 3 mins read

Così come Adolf Hitler anche Vladimir Putin vuole assicurarsi l’infamia della storia? Forse. Era il 24 febbraio di centodue anni fa. Oggi, nel 1920, nasceva in Baviera il partito nazionalsocialista che portò all’ideologia nazista. Un anniversario storico, chissà se ben calcolato da Mosca per invadere l’Ucraina, che con una propaganda “travisata”, agisce come Hitler, ma giocando sull’ideologia dell’ex Unione Sovietica che vince contro i nazisti. Secondo la rappresentazione mediatica del Cremlino, ad essere “neonazisti” sarebbero gli ucraini sostenitori del governo Zelensky, nato in seguito alla spinta rivoluzionaria del 2014 in funzione antirussa. Una distorsione della realtà. Anzi, “perversione” per usare un’espressione del Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, quando dal Palazzo di Vetro, ha spiegato come Putin abbia storpiato il concetto di peackeeping, infangando il nome di coloro che peacekeepers lo sono per davvero.

Gli storici dicono che leggendo il Mein Kampf con il senno di poi, si sarebbe previsto tutto quello che Hitler avrebbe fatto negli anni a venire. Si potrebbe dire lo stesso del discorso tenuto lunedì da Putin? Ha già rivelato al mondo le prossime mosse? A rispondere saranno gli storici del futuro. Ma questa estate, il leader del Cremlino aveva scritto un lungo articolo annunciando tra le righe le sue ambizioni di “sogno imperiale” e spiegando il cordone ombelicale che lega il popolo russo e quello ucraino. Lunedì, Putin ha ribadito che l’Ucraina moderna è una sorta di paese artificiale che Lenin ha strappato alla grande madre russa. Con questa logica, allora, tutte le repubbliche diventate indipendenti in seguito allo smembramento dell’Unione Sovietica nel 1991, non avrebbero motivo di esistere.

Obsessed with history, calcolatore e pragmatico. Così appare Putin. Non sembra quindi fantasiosa l’indiscrezione trapelata dal The Guardian, secondo cui, il videomessaggio in cui lanciava l’operazione militare in Ucraina, fosse stato registrato addirittura lo scorso lunedì e caricato sul sito del Cremlino il 21 febbraio.

Prendeva tempo Mosca. Diceva di credere alla diplomazia e di non volere un conflitto. Negava ripetutamente. Invece, alla fine, i russi hanno violato non solo gli accordi di Minsk, gli stessi che avevano votato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2014, ma hanno agito anche in contrasto con i principi della UN Charter. Ora il suo sogno inquietante è stato svelato: dichiarare repubbliche popolari Donetsk e Lugansk era solo un pretesto per un’invasione su vasta scala. Un SOS lanciato anche dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden che mentre nella notte i venti di guerra iniziavano a scatenarsi sull’Ucraina orientale arrivando fino a Kiev, ha telefonato Volodymyr Zelensky per avvertirlo che il momento tanto temuto è arrivato e in 48 ore si materializzerà. Obiettivo di Mosca: impadronirsi del paese intero.

Esplosioni in Ucraina – ANSA

Mentre Kiev si svuota, l’Ue si aspetta fino a 5 milioni di profughi e teme per una catastrofica perdita di vite umane. Ma questa volta sembra che la comunità internazionale non sarà “morbida”, così come lo era stata in occasione dell’annessione della Crimea nel 2014. D’altronde, Biden e gli alleati occidentali lo avevano già chiarito più volte durante gli incontri di furiosa diplomazia e lo hanno riconfermato in queste ore: arriverà una seconda ondata di sanzioni economiche che colpirà Putin e le sue élite oligarchiche.

L’Ucraina ha diritto alla sua sovranità. Nell’era moderna, i grandi paesi lo accettano, e così deve anche Putin. Questo è il nocciolo della diplomazia che si basa sui principi della Carta delle Nazioni Unite scritta 76 anni fa sulle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Definisce la differenza tra un mondo governato dallo stato di diritto e uno che non risponde a nessuna regola.

Sembra che Putin non la passerà liscia. Rimane però un grave dilemma per il mondo. Finora, il leader del Cremlino non è mai stato sconfitto, ma cosa potrebbe succedere di fronte ad un fallimento della sua strategia che metterebbe in pericolo la tenuta del suo potere? Del resto, potremmo immaginare cosa avrebbe fatto Hitler se nel 1945 fosse riuscito, in extremis, ad ottenere la bomba atomica…

 

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Alessandra Loiero

Alessandra Loiero

Laureata all’Università Cattolica di Milano interfacoltà di Scienze Politiche e Sociali e Scienze Linguistiche e Letterature Straniere. Per la Voce di New York si occupa di Nazioni Unite e Politica Estera. Attualmente frequenta il corso di specializzazione in Geopolitica presso la Scuola di Limes. Alessandra earned an interdisciplinary degree from the Catholic University in Milan, in the faculties of Political and Social Sciences and Linguistic Sciences. Her work for La Voce di New York deals with the United Nations and Foreign Policy. She is currently attending a postgraduate course in Geopolitics at the Limes School.

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