Capisci il mondo raccontando la storia delle persone. Il giornalismo è nato così: guerre, rivoluzioni, cambiamenti epocali, per tanto tempo sono stati descritti sui giornali partendo dal basso, narrando le storie dei singoli, delle famiglie, che venivano travolti dalla storia. Poi a poco a poco il giornalismo è cambiato, assecondando le regole della società dello spettacolo. Deve parlare solo dei ricchi, dei potenti, dei protagonisti, altrimenti non ha audience. Gli altri sembrano non esistere.
Sono scomparsi gli operai, gli impiegati, i commercianti, i piccoli imprenditori, delle loro vite, delle nostre vite, sembra non importare più a nessuno. Se ne parla solo quando qualcuno si suicida travolto dalla crisi e dalla solitudine, oppure impazzisce e fa una strage a casa oppure al supermercato. È sparito il popolo, tranne quello che va in tv. Anche per questo forse i più grandi quotidiani italiani hanno perso la metà delle copie, semplicemente perchè non raccontano quello che ci circonda, le storie di quelli che fanno fatica a vivere e dunque non sono protagonisti.
Per questo mi ha molto colpito e stupito la bellissima inchiesta di Riccardo Iacona mandata in onda a Presa Diretta su Rai 3. Parlava di un fenomeno nuovo, conosciuto da tanti ma molto poco descritto su stampa e tv: la nuova immigrazione. Intere famiglie che dai paesi siciliani e dal profondo sud si trasferiscono in Germania oppure in Belgio in cerca di lavoro. Come negli anni Cinquanta. Vanno a fare gli operai perchè da noi le aziende chiudono, ma anche gli spazzini, le badanti, i camerieri, le occupazioni più umili che nessun tedesco vuole fare.
Prendono le corriere alle 4 di notte ad Aragona, Palma di Montechiaro, Favara, il cuore della Sicilia, lasciano casa e affetti semplicemente per potere vivere. Iacona era lì con la telecamera, a parlare con loro, a capire i loro sogni e le loro paure. A qualcuno dava anche una carezza e lo incoraggiava. E poi è andato in Germania, a vedere come vivono, cosa fa il governo tedesco per loro, a raccontare i successi ma anche la nostalgia, le sconfitte. Senza enfasi, senza tesi da dimostrare per forza e per questo ne è uscito un documento ancora più potente. Ha parlato delle storie di persone qualunque, che sembrano non esistere più nel giornalismo di casa nostra.
Chi fa un lavoro del genere, dove si vedono ancora inchieste che non vanno a traino del fatto di cronaca, dell’omicidio, della tragedia di turno? Su quale canale, su quale giornale? Mi viene in mente Sky, il colosso televisivo, che ha un canale tematico di informazione, e ripete ossessivamente un telegiornale ogni ora con le stesse notizie cambiate in scaletta con il passare dei minuti. Dicono sia informazione, ma potrebbe essere spettacolo, talk show. Mai un’inchiesta, un reportage fatto come si deve, che sfugge alla compulsività del giornalismo-spettacolo.
Benissimo Iacona e pessimi noi giornalisti che non sappiamo più raccontare il mondo. Dovremmo metterci una mano sulla coscienza, qualcuno anche due.