A Cold Spring, 80 chilometri a nord delle Nazioni Unite, una struttura candida si erge al centro di un giardino curato al millimetro. È Magazzino Italian Art, un museo e centro di ricerca dedicato al progresso dell’arte italiana dal dopoguerra a oggi negli Stati Uniti. La struttura, fondata senza scopo di lucro da Nancy Olnick e Giorgio Spanu, esplora l’impatto e la risonanza dell’arte italiana a livello globale e lo fa attraverso le sue iniziative curatoriali, accademiche e pubbliche.
Vittorio Calabrese, che oggi ne è il direttore, è arrivato a New York 11 anni fa. È Irpino, si è laureato in Management delle istituzione pubbliche e culturali in Italia e all’inizio del suo percorso sognava la carriera diplomatica. Poi, a New York, cupido ha scoccato la freccia ed è esploso l’amore con l’arte. A New York Calabrese consegue un Master in Storia dell’arte, fino ad arrivare a Magazzino dai giorni del suo esordio.

“New York è la città creativa per eccellenza – racconta Calabrese – ma prima della pandemia si stava assestando su ritmi troppo veloci, con un mercato dell’arte sempre più speculativo. Oggi, anche grazie agli ultimi due anni, ci siamo forse resi conto che forse le cose non stavano andando nel modo giusto e abbiamo rallentato. Credo sia stata una bella boccata d’aria fresca”.
Della necessità di un cambio di passo, in realtà, a Magazzino se ne erano già accorti prima dell’avvento del Covid. Era l’autunno del 2019 quando Marinella Senatore, artista specializzata in arte visiva, diede alla luce un progetto di mappatura della comunità che circonda Cold Spring, portando in strada oltre mille persone e 300 performer.
“È stato quello il punto di volta nella costruzione dell’identità del museo. Questa, infatti, era proprio l’idea con la quale Nancy Olnick e Giorgio Spanu hanno aperto le porte del centro cinque anni fa”.
Olnick e Spanu, due filantropi innamorati dell’arte. “La nostra passione – raccontano – ci ha ispirato a esplorare e raccogliere una significativa collezione di arte italiana dal movimento dell’Arte Povera dagli anni ’60 fino ai giorni nostri. La sfida principale che dobbiamo affrontare è come informare al meglio il pubblico americano sullo sfondo storico da cui è emerso questo movimento artistico. Comprendere la radicalizzazione socio-culturale e politica dell’epoca, oltre all’impatto del boom economico e industriale verificatosi in Italia negli anni ’60, è fondamentale per apprezzare appieno il valore di queste opere”.

Partendo da questa volontà, Magazzino continua a sponsorizzare sia artisti italiani contemporanei che artisti internazionali, il cui lavoro è fortemente legato alla cultura e al patrimonio artistico italiano, attraverso eventi e collaborazioni anche con sedi d’arte esterne.
“Con la pandemia ci siamo guardati un po’ dentro – continua Calabrese – e abbiamo deciso di focalizzarci sugli artisti, i più colpiti dal covid, iniziando un progetto digitale che ha avuto grande successo, perchè ha aperto le porte di Magazzino a tutti coloro che non si trovavano sulla East Coast e a tantissimi italiani che non riuscivano a viaggiare. È stato in quel momento che ci siamo resi conto di come le nostre iniziative, partendo da Cold Spring, potessero propagarsi nel mondo”.

Una ventata di entusiasmo che ad oggi, con il covid-19 in declino, non si è ancora fermata. “Parlando di normalità. abbiamo avuto la nostra prima lecture in presenza e siamo tornati a fare programmi dal vivo. Apriremo una mostra il 6 di maggio legata all’arte povera incentrata sull’ecologia, ma anche una collaborazione con Manitoga (il centro di design lungo la New York State Route 9D) sempre sulle le stesse tematiche.
Per l’estate, poi, apriremo il cinema all’aperto che andrà a sostituire il drive-in e torneremo ad avere il pubblico in piazza. Andiamo avanti con ottimismo: finalmente abbiamo una programmazione molto più simile al 2019 rispetto agli ultimi due anni. E questa è una grande vittoria”.
Episodio 1: New York vs Covid: Stefano Albertini, la Casa NYU e la disfida della cultura italiana
Episodio 2: Al CIMA di New York con l’arte italiana si imparano a superare le sfide del presente
Episodio 3: Barbara Faedda e l’Italian Academy, il gioiello prezioso della Columbia University
Episodio 4: Rullo di Tamburri: il Calandra Institute, headquarter della cultura italoamericana