Il cammino in discesa verso il secondo mandato come sindaco di New York continua: Bill de Blasio, nella serata di martedì 12 settembre, vince in maniera perentoria le primarie dei Democratici con la percentuale bulgara del 74%, sconfigge il suo debole avversario Sal Albanese (fermo al 15%) e si prepara alle elezioni cittadine del 7 novembre, dove sfiderà la candidata repubblicana Nicole Malliotakis e l’indipendente Bo Dietl.
Non c’è metropolitana mal funzionante o Columbus Day che tenga: il sindaco uscente, nonostante le polemiche e i problemi, è nettamente il più amato all’interno del suo partito a New York City. Nell’Headquarter di Brooklyn, al 502 di Atlantic Avenue, Bill de Blasio entra da vincitore e viene accolto a festa dai suoi sostenitori, consapevole di avere pienamente in mano il pallino della competizione elettorale di novembre. Tutti i sondaggi lo danno ampiamente favorito, i finanziamenti della sua campagna sono nove volte superiori a quelli dei suoi avversari (5 milioni per de Blasio, meno di 300mila per Malliotakis e Dietl) e il rapporto in vigore oggi tra gli eletti democratici e quelli repubblicani è di 6 a 1. A Brooklyn, non a caso, l’atmosfera nel comitato elettorale è tranquilla, tipica di chi è consapevole di essere oggi in maggioranza. E il mantra utilizzato finora da de Blasio continua a funzionare: “Your city”, la vostra città.

Nel suo discorso, dopo aver visto ufficializzata la sua vittoria alle primarie, il sindaco uscente, introdotto sul palco dalla moglie Chirlane McCray, ha ringraziato innanzitutto chi lo ha sostenuto: “Stasera abbiamo fatto un altro grande step per una città più giusta ed equa per tutti, e devo ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questa vittoria”, ha detto Bill de Blasio. Poi ha confermato una promessa di qualche settimana fa: sulla metropolitana, le cui indegne condizioni hanno portato a un indebolimento anche del suo consenso negli ultimi tre anni nonostante la gestione non dipenda da lui ma dallo Stato di New York (e da Andrew Cuomo, che ha presentato un tardivo piano d’emergenza), si deciderà di colpire i redditi più alti dei newyorkesi, per ricavare i fondi da destinare al rifacimento delle linee e delle stazioni. Infine, dopo un passaggio in cui il sindaco ha parlato in spagnolo per compiacere la comunità latina che lo supporta, è arrivata anche una citazione di Pablo Picasso: “Tutto quello che puoi immaginare è reale”, ha ripetuto tre volte de Blasio, specie se “il cambiamento è già in atto”.
Il discorso del sindaco uscente è da politico navigato, cadenzato nei toni e curato nei contenuti, e fa da apripista ai prossimi due mesi scarsi di campagna elettorale, dove lo spauracchio è rappresentato piuttosto dalla scarsa affluenza di elettori che dai suoi avversari. Queste primarie, infatti, sono state tra le peggiori tre della storia di New York degli ultimi quarant’anni per numero di votanti: appena 435mila, i Democratici che si sono recati alle urne. E il trend, dicono i principali analyst, qualora dovesse confermarsi anche il 7 novembre, potrebbe far male sulla carta proprio al candidato più forte, Bill de Blasio. Che però, al momento, si gode la legittimazione piena dal suo popolo e continua a sorridere per dei sondaggi che lo vedono leader indiscusso delle elezioni che verranno.