“Erano 15 anni che non lavoravamo più tutti e tre insieme, ma quando ci siamo ritrovati sembrava che fossero passati 15 minuti”: a parlare è Neri Parenti, regista di In vacanza su Marte, Cinepanettone anomalo già disponibile in noleggio e acquisto sulle principali piattaforme digitali: Sky Primafila, Amazon Prime Video, Apple Tv, Chili, Timvision, Infinity, Google Play, YouTube, Rakuten Tv e PlayStation Store. Lo hanno ribattezzato Telepanettone, visto che la Pandemia e la conseguente chiusura delle sale non hanno permesso la solita distribuzione, ma il passaggio dal grande al piccolo schermo non sembra aver spento l’entusiasmo di Christian De Sica e Massimo Boldi, coppia d’oro della moderna comicità italiana, di nuovo insieme dopo una lunga storia di trionfi al botteghino.
“Questo è il 26esimo film con me e Massimo – spiega De Sica, – ed è un film estremamente divertente, con due storie che si incrociano, una meno giovane interpretata da me, Massimo, Lucia Mascino la Minaccioni e una grande Milena Vukotic e l’altra da Herbert Ballerina, Francesco Bruni e Fiammetta Cicogna”. Un film come quelli “che facevamo anni fa – continua, – un film comico tout court, una farsa che racconta questo paese in maniera precisa”. Tutto si svolge nell’anno 2030, in un resort sul Pianeta Rosso dove vediamo il suo Fabio fuggire dalla legittima consorte per cercare invece di impalmare una facoltosa ereditiera. Ma cosa potrebbe succedere se durante un’escursione nello spazio qualcosa andasse storto e il giovane figlio abbandonato in passato diventasse di colpo un arzillo vecchietto (Massimo Boldi)?

Come spesso, nella storia del genere, la trama è però poco più di un pretesto, per giocare con caratteri e stereotipi, classici e moderni. Anche se a tratti il classico tentativo di denunciare le nostre abitudini più esecrabili sembra ammiccare al Moravia degli Indifferenti. Voluto? Chissà! Per il resto, l’ambientazione marziana e la sotto-trama incentrata su una coppia di influencer truffaldini, consentono a Neri Parenti & Co. di tentare nuove strade e cavalcare tematiche in voga, ma a farla da padrone è la solita ridda di tradimenti, comportamenti moralmente discutibili, atteggiamenti politicamente scorretti e grossolanità varie. “L’intenzione di partenza non era di fare un film con le parolacce, ma poi nella scrittura capita, questi film le chiamano – confessa il regista. – Noi abbiamo sempre avuto la fortuna di avere attori che le dicevano con abilità e leggerezza. L’importante, nel caso di una battutaccia, è che faccia ridere, altrimenti diventa terribile”.
D’altronde sarebbe difficile esimersi completamente, probabilmente per una questione di appartenenza. Di fatto, negli anni scorsi, quando si è tentato di correggere il tiro i risultati non hanno pagato particolarmente. È pur vero che dopo trent’anni di evoluzione – o involuzione – del fenomeno cinematografico natalizio, la vera svolta si era avuta nel 2006 con la rottura del suddetto duo. Quando, dopo il Natale a Miami del 2005, il successivo Natale a New York aveva visto Massimo Ghini al fianco dell’immancabile De Sica. Anni nei quali Boldi si è dedicato a una sorta di filone parallelo (Matrimonio alle Bahamas, Matrimonio a Parigi, Matrimonio al Sud) mentre gli amici Neri e Christian se ne andavano ‘in crociera’ (2007), ‘a Rio’ (2008), ‘a Beverly Hills’ (2009), ‘in Sudafrica’ (2010), ‘a Cortina’ (2011) e ‘ai Caraibi’ (2015).

Un decennio nel quale molto è cambiato, senza che nulla cambiasse del tutto. E il forse ritorno a certi modelli – ormai anacronistici, sen on datati – punta proprio a recuperare il pubblico più nostalgico, deluso dalla fallimentare operazione collage dell’antologico Super vacanze di Natale del 2017, montato da Paolo Ruffini. Se quel pubblico ci sia o meno, lo diranno i risultati, come anche se gli accenni a social e altri mondi faranno presa sui tanti nati negli anni in cui il filone già mostrava le prime difficoltà. Ammesso che ciò possa spingere i nostri eroi a cambiare qualcosa, nel prossimo futuro. “Noi siamo rimasti sempre quelli che eravamo – racconta ancora De Sica. – Io e Massimo siamo un po’ dei cartoni animati; certo siamo un poco appesantiti, e abbiamo qualche anno in più, ma lo spirito è sempre quello di una volta”. “Siamo più che amici, siamo fratelli – conferma il sodale, chiamato in causa. – Ci siamo divertiti, e abbiamo l’intenzione di far sì che il pubblico si possa divertire con le nostre storie”.
Tanto più in un momento come questo, come sottolineano di nuovo De Sica (“non ci ferma neanche il Covid!”) e Neri Parenti: “Sono molto contento di come è venuto il film e di vederci così, tutti e tre vicini. Questo affiatamento e il piacere di lavorare insieme ci hanno molto aiutato, anche perché abbiamo girato in un momento molto complicato. Tanto per dirne una, credo che abbiamo fatto una settantina di tamponi ciascuno”. “Da un punto di vista etico – continua sempre l’autore del soggetto e della sceneggiatura – quando abbiamo cominciato a pensare di farlo eravamo in pieno Lockdown e abbiamo pensato che non fosse il caso di pensare a fare il ‘nostro Natale’ in posti che avrebbero sofferto per i morti per il virus. Marte, oltre a offrire un’ambientazione curiosa e permettere gag particolari, era una destinazione necessariamente favolistica”.

E in questo senso, la vera chicca la regala in chiusura il solito Christian De Sica, stuzzicato sull’ispirazione ‘marziana’ ricevuta proprio dal compianto Gigi Proietti… “Mi disse così: – racconta – Voi siete stati dappertutto, in India, in America, in Africa, in Egitto, ma quest’anno ‘ndo cazzo annate, su Marte? E lo abbiamo accontentato. Giocoforza! Anche perché il film avremmo dovuto girarlo nel deserto marocchino, in Marocco, con 45 gradi all’ombra… e io soffro molto il caldo! A causa del Covid-19 invece Neri ha fatto ricostruire Marte dentro un teatro di posa a Cinecittà, con uno schermo gigantesco di 25 metri dove venivano proiettate le location del film. Schermo che doveva stare al fresco, e noi con lui, grazie a un’aria condizionata meravigliosa che ha trasformato la lavorazione in una vera passeggiata di salute, almeno per me”.