Per quanto esterofila, la cultura italiana non è avvezza ai sottotitoli, figuriamoci ai sopratitoli, quella forma di traduzione simultanea che accompagna gli spettacoli teatrali in lingua straniera e che permette alle compagnie di ogni nazione di viaggiare in tutto il mondo rendendo il proprio messaggio universale, e agli spettatori di tutto il mondo di vedere teatro dovunque si trovino. Se è ancora piuttosto raro che sui palcoscenici italiani arrivino spettacoli stranieri sopratitolati in italiano, è ancora più rara la possibilità per il pubblico internazionale di assistere, in Italia, a spettacoli in italiano sopratitolati in altre lingue.
L’Expo Milano 2015, con la sua capacità di attirare visitatori da tutto il mondo, è un’occasione per aprire la cultura italiana al mondo. Per questo il Piccolo Teatro di Milano, durante i sei mesi dell’Expo, ha voluto offrire la propria programmazione sopratitolata, in modo da renderla disponibile al pubblico internazionale.
Dall’altra parte dell’oceano, in New Jersey, l’Inserra Chair in Italian and Italian American Studies della Montclair State University (MSU) da tempo si interessa di sopratitoli, nel tentativo di calare lo studio dell’italiano in una prospettiva sempre più dinamica e orientata al mondo del lavoro. All’interno del progetto Translating Voices Across Continents (TVAC), agli studenti di italiano del Dipartimento di Spagnolo e Italiano, è stato affidato il compito di creare i sopratitoli in inglese per i nove spettacoli in programma al Piccolo durante l’Expo, da maggio a ottobre 2015, come attività all’interno della programmazione didattica primavera-autunno 2015.
“TVAC è uno dei progetti che più racchiudono il senso delle nuove direzioni intraprese dal nostro programma di italiano nell’individuare le ragioni per lo studio dell’italiano oggi – ha spiegato Teresa Fiore, titolare della cattedra Inserra – La produzione di titoli attiva la conoscenza della lingua a vari livelli di difficoltà, implica la ricerca di soluzioni sul piano culturale, abbraccia delle scelte estetiche, e una volta completata permette la fruizione internazionale di opere artistiche. La preparazione umanistica, di questi tempi spesso vilipesa perché considerata improduttiva, resta centrale in questa operazione, e si salda ad un circuito che è anche economico perché fa capo a figure professionali (traduttori, produttori teatrali e agenzie di sopratitolaggio come la raffinata e prestigiosa Prescott Studio, con cui abbiamo avuto l’onore di lavorare). Una laurea in italiano può voler dire anche l’inizio di un percorso affascinante come questo, che peraltro diventa un servizio al nostro paese, in quanto permette la circolazione di opere italiane all’estero, al momento decisamente limitata”.
Le competenze messe in campo sono tante e trasversali: il rispetto dell’autorialità e dell’intenzione drammaturgica richiede una conoscenza di base del contesto culturale in cui il testo è stato prodotto; la capacità di adattamento e di sintesi deve essere in grado di seguire il ritmo del dialogo scenico; la necessità di rendere i sottotitoli comprensibili anche ad un pubblico non udente e l’esigenza di adattarsi a uno spettacolo dal vivo, con tutti gli elementi di imprevedibilità che questo comporta, richiedono capacità tecniche specifiche.
Gli studenti stanno lavorando a pieno ritmo, sotto la guida del Prescott Studio, agenzia fiorentina specializzata in sopratitoli e sottotitoli, e con la supervisione della docente di italiano della MSU, Marisa Trubiano che ha lavorato insieme al gruppo per ottenere un effetto di “invisibilità”, come ci ha spiegato: “In questi mesi ho spesso paragonato gli studenti al personaggio di Solomon Paprinskij, l’agile funambolo della pièce di Stefano Massini, Lehman Trilogy [uno degli spettacoli nel cartellone del Piccolo, ndr], che ha inaugurato TVAC. Si tratta di una figura che ricorda l’importanza di trovare l’equilibrio tra contesti culturali e codici linguistici (in alcuni casi plurimi dal momento che le piece includono anche dialetti e termini tecnici), ‘addomesticando’ il testo, ma mantenendo la sua collocazione originaria, e condensando la traduzione affinché i sopratitoli siano invisibili. È questo l’obiettivo ultimo: che non vengano percepiti, grazie al loro ritmo naturale e alla loro efficacia comunicativa. E gli studenti si sono impegnati costantemente per raggiungere questo obiettivo”.
E se il lavoro fatto dagli studenti è stato invisibile al pubblico, agli addetti ai lavori è invece balzato agli occhi: “Dato che i sopratitoli che si possono dire efficaci devono proprio scomparire dal ‘palcoscenico’ dell’immaginazione dello spettatore, altrimenti vuol dire che hanno interferito in qualche modo con l’esperienza totale, il feedback del pubblico è minimo. Ed è giusto che sia così. Ciò che ci rallegra è che invece i tecnici e gli esperti siano molto soddisfatti del nostro lavoro e abbiano espresso interesse nella possibilità di proseguire la collaborazione. È una grande soddisfazione avere avuto modo di lavorare per una realtà così importante come il Piccolo e su opere di così grande rilievo e respiro come Lehman Trilogy, Carmen e Le sorelle Macaluso, per nominarne alcune”.
Tra gli spettacoli in programma ci sono alcuni grandi classici italiani così come anche dei testi contemporanei, coprendo una varietà di linguaggi che ha messo alla prova le abilità del gruppo della MSU. Gli studenti hanno risposto con entusiasmo all’impegnativo compito e i risultati raggiunti sono stati motivo di grande soddisfazione per l’intero gruppo. “Uno degli aspetti più interessanti da un punto di vista didattico – ha detto ancora Marisa Trubiano – oltre al solito interessantissimo dialogo sui modi di dire, sui punti di riferimento culturali, eccetera, è l’impegno incredibile degli studenti dal momento in cui capiscono che il loro lavoro ha un’importanza nel mondo del teatro, e che ciò che fanno trova un immediato riscontro da parte di professionisti ed artisti. Inoltre, capire il ritmo della performance che viene studiata e conservata nel timing dei titoli è un aspetto intrigante che approfondiremo con Mauro Conti, il nostro collaboratore di Prescott Studio, in un interessante workshop che farà parte del mio corso sulla traduzione in autunno, grazie alla generosità dell’Inserra”.
L’esperienza ha consentito al gruppo di lavoro di approfondire la propria conoscenza dell’italiano e in alcuni casi prendere dimestichezza anche con una lingua colloquiale e dialettale. Angelina Agresta, laureanda in Italiano che aspira a lavorare nell’ambito delle traduzione, ha commentato: “Mi è piaciuta la sfida di tradurre dall’italiano all’inglese mantenendo non soltanto il significato ma le sfumature del testo originale”. I testi affrontati hanno messo gli studenti nella condizione di misurarsi con diverse tipologie di scrittura e di uso della lingua, dall’opera al teatro di prosa, dalla commedia settecentesca al dramma contemporaneo. Alcuni dei testi contengono anche passaggi in dialetto, per la cui traduzione il gruppo si è servito dell’aiuto e della consulenza linguistica di KIT, Kairos Italy Theater, la compagnia teatrale italiana diretta da Laura Caparrotti, già dialect-coach per la serie TV Boardwalk Empire.