I sondaggi continuano a mostrare come Joe Biden sia in vantaggio su Donald Trump. Ma i sondaggi quattro anni fa dicevano la stessa cosa per Hillary Clinton. Con il passare dei giorni la campagna elettorale americana prende sempre più la forma di un uragano, di quelli che sconquassano le coste della Florida: siamo ancora lontani alle elezioni e proprio come le depressioni tropicali quando puntano verso il golfo del Messico, dove poi, con il passare dei giorni e con l’aiuto delle calde acque dello Yucatan, si trasformano in devastanti tempeste. E cosi’ anche questa campagna elettorale prende vigore con il passare dei giorni. Si surriscalda con nuove rivelazioni, nuove accuse e nuove smentite.

Oggi è la volta dei libri, ultimissimo quello di Bob Woodward, il giornalista del Washington Post che con Carl Bernstein scrisse sul WP come la presidenza di Richard Nixon fosse coinvolta nell’effrazione degli uffici del partito democratico (che aveva sede nel palazzo del Watergate) e tutti i tentativi di insabbiamento fatti dagli uomini del presidente. Grazie alle loro rivelazioni il presidente Richard Nixon si dimise prima di essere messo sotto stato di accusa e gran parte degli uomini del presidente, incluso il ministro della Giustizia, finirono in prigione. Woodward in Rage, che sarà in libreria il 15 di settembre ma la casa editrice ha reso noti alcuni stralci, afferma che Trump era stato messo al corrente già dal 28 gennaio della pericolosità del Coronavirus da Robert O’Brien, nel corso di un briefing dei servizi segreti e che gli era stato spiegato punto per punto la mortale minaccia del Covid 19. O’ Brien, che è il National Security Advisor del presidente, disse a Trump – afferma Woodward – “questa sarà la prova più difficile della tua presidenza”.

Secondo Woodward nell’Oval Office c’era anche l’assistente di O’Brien, Mattew Pottinger, il quale riferì a Woodward che il presidente, alle affermazioni di O’Brien, strabuzzò gli occhi. Trump telefonò poi il 7 febbraio a Bob Woodward, che ha registrato la telefonata, e lo mise al corrente della pericolosità del Coronavirus affermando tra l’altro che la migliore politica per affrontare la situazione sarebbe stata quella di minimizzare la gravità del coronavirus.

In un altro libro, Disloyal, questo scritto da Michael Cohen, l’ex avvocato di Donald Trump, che è stato il consulente legale del presidente per 12 anni, dal 2006 al 2018 e attualmente è in prigione per scontare una condanna patteggiata per evasione fiscale, finanziamenti illegali alla campagna elettorale di Trump e aver mentito, mentre era sotto giuramento, al Congresso. In realtà Cohen, in questi giorni, si trova agli arresti domiciliari dopo che la prigione di Otisville, nello stato di New York, dove scontava la pena, ha rilasciato gran parte dei detenuti condannati per reati non violenti a causa del coronavirus. Cohen è “avvelenato” con il presidente che lo ha abbandonato al suo destino dopo che per anni ha coperto le malefatte di Trump e delle sue società. E non risparmia le accuse come quella di aver contattato per ordine di Trump il leader degli evangelici, Jerry Falwell Jr, e averlo costretto con il ricatto a dare l’appoggio politico a Trump. Nei giorni scorsi Jerry Falwell Jr è stato al centro di uno scandalo sessuale che voleva il leader evangelico spiare la moglie mentre aveva rapporti sessuali con un giovane che puliva la piscine. Secondo Cohen, Trump aveva le fotografie e ricattava Jerry Falwell Jr. E poi le modelle excort pagate per non rivelare i loro incontri e l’appoggio del settimanale National Enquire che comprava le foto in esclusiva e non le pubblicava per fare un favore a Trump. E poi le frasi razziste contro le minoranze, gli afroamericani, gli africani, gli ispanici, contro Obama e contro Mandela. Racconti salaci, di discriminazione ma da un pulpito poco credibile.

Poi un altro libro, questo scritto dall’ex agente dell’FBI responsabile del controspionaggio, che ha aperto le indagini sulle misteriose collusioni del presidente con la Russia. Peter Strzok faceva parte del team che indagava sul Russiagate sotto la direzione dello special prosecutor Robert Muller. Costretto alle dimissioni dopo che furono trovate delle email compromettenti tra l’agente e uno dei consiglieri legali dell’FBI, Lisa Page. Email in cui si criticava l’operato di Trump e che diede le munizioni ai repubblicani per lanciare una campagna contro l’inchiesta sul Russiagate. Strzok venne licenziato dal Federal Bureau of Investigation ma l’ex agente ha fatto ricorso e chiesto la reintegrazione e gli stipendi arretrati. Nel dicembre del 2019 l’Ispettore Generale del Dipartimento della Giustizia in un suo rapporto ha stabilito che Strzok non era motivato da nessuna colorazione politica quando avviò l’inchiesta sul Russiagate. Ora la vendetta è arrivata in libreria. Il titolo è “Compromized” e racconta passo passo tutta la vicenda che ha portato all’apertura delle indagini dell’operato del presidente e delle collusion che l’allora candidato Trump aveva con gli oligarchi russi.

Tre libri arrivati dopo che la nipote di Donald Trump, Mary Trump, figlia del fratello maggiore del presidente, in Too Much, Never Enough traccia un terrificante ritratto familiare a base di vendette, manipolazioni, imbrogli tra gli stessi congiunti del presidente che, senza nessuna remora morale, scavalca tutti e tutto per il suo vantaggio personale. E poi quello di John Bolton The Room Where It Happened in cui l’ex consigliere alla Sicurezza Nazionale lancia un pesantissimo ritratto del presidente che gestisce la Casa Bianca tra interessi personali e incapacità operative. Un presidente che vede una critica ad una sua idea, come un insulto alla sua persona, che confonde date e luoghi, persone e situazioni, dove il bene del Paese è secondario a quello personale.

Ed infine escono altre rivelazioni “scottanti” fatte dal Washington Post. Questa volta vengono da Brian Murphy, ex responsabile dello spionaggio e analisi del Department of Homeland Security, che in un rapporto formale che protegge le gole profonde che smascherano le malefatte dei superiori, ha denunciato come il suo capo, il segretario al Department of Homeland Security, Chad Wolf, per due volte gli abbia ordinato di non indagare sulle interferenze di Mosca nel processo della disinformazione e delle interferenze elettorali. Wolf disse a Murphy che questi ordini gli erano stati dati direttamente da Robert O’Brian, il consigliere per la Sicurezza Nazionale. Murphy dopo aver ricevuto l’ordine disse al segretario Wolf che era sbagliato e pericoloso per il Paese non indagare su situazioni che avrebbero potuto creare imbarazzo per la Casa Bianca, ma un enorme danno al Paese. Visto che il segretario Wolf gli ordinò di nuovo di lasciare le indagini sulle interferenze russe e di indagare invece sulle interferenze della Cina e dell’Iran, Murphy fece una denuncia formale che è stata pubblicata dal Washington Post. Nella denuncia formale Murphy afferma di aver subito a più riprese pressioni per mettere nei suoi rapporti come la costruzione del muro al confine con il Messico fosse di vitale importanza perché da li passavano terroristi e spie antiamericane. “Cose mai provate”, scrive Murphy nel rapporto e dette solo per dare valore alla tesi del presidente, ma non solo. Gli fu ordinato anche di creare una narrativa sul modo in cui Antifa e gli anarchici disseminassero il terrore in America e di non indagare, invece, sui gruppi dei suprematisti armati che fanno i vigilantes nelle città e di esaltare nei suoi rapporti il ruolo “rivoluzionario” della sinistra americana.
Ecco che in questo clima caldissimo la tempesta tropicale elettorale prende corpo e si rafforza con il passare delle rivelazioni.

Oggi Joe Biden ha lanciato un pesantissimo attacco a Trump accusandolo di tradimento per aver volutamente minimizzare per scopi politici la gravità del Coronavirus e di non aver intrapreso tutte quelle azioni necessarie, come imporre la produzione di mascherine, di liquidi disinfettanti, di ordinare la chiusura delle scuole in tutto il Paese, di imporre linee guida a tutti gli Stati che insieme avrebbero dovuto combattere questo virus.

I sondaggi in questi giorni sono per Biden. Il candidato democratico è avanti in sei degli Stati “incerti”, un vantaggio che varia dai quattro ai sei punti. Da vedere ora con queste nuove esplosive rivelazioni se Trump sarà ancora una volta in grado di uscire indenne dalla valanga di accuse che gli vengono mosse. E’ sua la frase che disse nella scorsa campagna elettorale “Posso uccidere una persona sulla Quinta Avenue e non perdere neanche un voto”. Ora arriva la prova.