
Tre grandi scafi rovesciati, il tricolore più grande del mondo. Visto dall’alto, il Padiglione Italia all’Expo 2020 di Dubai è già di per sé uno spettacolo, e il Time ha messo la capitale emiratina tra i cento luoghi da vedere grazie anche a questo spettacolare esempio di architettura e sostenibilità. Il progetto piace al grande pubblico perché è davvero qualcosa di inatteso: è firmato da Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria, e ha alla base il concept design di Davide Rampello, che è sintetizzato in tre parole: Beauty connects People. Il tema del nomadismo, il racconto di tre grandi scafi (realizzati da Fincantieri) che sbarcano e poi vengono utilizzati per diventare tetto e protezione per le persone, la provvisorietà (apparente) di un’architettura che è anche una grande scenografia dovuta all’ingegno di due talenti assolutamente differenti come Rota e Ratti, bene: tutto questo fa del simbolo dell’Italia uno dei contenitori nazionali più visitati all’Esposizione Internazionale che si è aperta il primo ottobre.

Detto questo, sui binari della tecnologia e della sostenibilità il design italiano complessivamente inteso mostra le sue armi migliori, coinvolgendo aziende di primissimo piano con soluzioni nuove che sono manifesto del nostro saper fare e accompagnano la narrazione dei luoghi regionali, dell’arte, del cibo e di tutto quanto l’Italia esprime nel mondo. Ma come non raccontare chi ha contribuito in modo così rilevante in termini di design?

Partiamo dal tetto. Per verniciare i 2100 metri quadrati il Gruppo Boero – nato nel 1831 a Genova, che dopo 190 anni ha ceduto quest’anno la maggioranza delle quote alla portoghese CIN – ha impiegato oltre 10mila litri di una vernice speciale, con una finitura perlata in grado di far vivere il bandierone di un apparente movimento. Come una bandiera al vento, un effetto frutto della ricerca scientifica italiana. Come è esempio di innovazione tecnologica quello che i visitatori si trovano sotto i piedi, dove il Gruppo Mapei ha messo a punto una inedita pavimentazione nei percorsi interni sospesi, realizzata con bucce d’arancia essiccate e polverizzate e fondi di caffè, che tra l’altro conferiscono un abbinamento cromatico molto suggestivo in un ambiente che premia la circolarità. L’acqua, fino a 300 litri al giorno, viene recuperata dall’umidità nell’aria e utilizzata per l’irrigazione del verde interno attraverso progetti di Saba Technologies mentre la purificazione è stata affidata da Eni e Tolo Green alle alghe, debitamente coltivate.

Nella logica “Connecting Minds, Creating future” si è mossa un’altra piccola azienda italiana, marchigiana per la precisione, che ha vinto la gara per realizzare le coperture della Promenade che porta ai padiglioni. Parliamo della i-Mesh di Numana, che partendo dall’esperienza maturata nel settore aerospaziale e nautico, ha creato un nuovo tessuto per l’architettura, innovativo e sostenibile: 2,7 chilometri di coperture retrattili per 52.500 metri quadrati di leggerezza e tecnologia che fanno da schermo tra terra e cielo. Alberto Fiorenzi, fondatore dell’azienda, guarda già al futuro con l’idea che i-Mesh possa diventare «il paradigma di un modo di fare architettura innovativo e sostenibile grazie alla possibilità di proporre nuove soluzioni economiche, ecologiche e personalizzabili: la soluzione per le città del futuro quando il riscaldamento globale renderà sempre più necessario proteggersi dall’aumento delle temperature”.

È fatta di tecnologia e di splendore antico la proposta della Sicis di Ravenna, che figura tra i Platinum sponsor con giganti, tra gli altri, come Leonardo, Eni, Dolce e Gabbana e Bulgari. Maurizio “Leo” Placuzzi, proprietario nonché fondatore di Sicis, è un romagnolo visionario che nel 1987 ha deciso di esportare nel mondo la tecnica del mosaico ed è riuscito a mettere a punto un sistema di trasferimento di grandi superfici lavorate nello stabilimento ravennate. In questo modo la sua azienda ha vestito l’interno del Teatro della Memoria, il luogo che custodisce la copia in 3D del David di Michelangelo, e l’ha fatto portando lì l’emozione di oltre due milioni di tessere musive che riprendono i temi del Mausoleo di Galla Placidia (nella volta del cielo stellato) e dei mosaici della Cappella Palatina di Palazzo dei Normanni a Ravenna.


C’è da giurare che il mosaico e gli altri prodotti dell’azienda romagnola, come la Vetrite, troveranno particolare apprezzamento anche da parte del pubblico locale, affascinato da sempre dalla profusione di oro dei rivestimenti.
Kartell, l’azienda fondata nel 1949 a Noviglio da Giulio Castelli, ha una presenza importante all’interno del Padiglione Italia. “I visitatori troveranno qui tantissime cose – ha spiegato nei giorni scorsi a Quotidiano Nazionale il presidente Claudio Luti – dall’Anfiteatro alle sale lounge allo ’Spazio Bar e Cucina’ dello chef Niko Romito, con uno speciale allestimento su misura. Noi siamo leader nel materiale iniettato, il policarbonato 2.0 o altri materiali bio, ma siamo anche capaci di lavorare il legno o l’alluminio, di spaziare nel settore dell’illuminazione”.

Infatti quello che appare qui è la capacità tecnologica, e di bellezza insieme, di utilizzare un inedito policarbonato trasparente in grandissima parte di origine vegetale per riconvertire alcuni dei pezzi più conosciuti in chiave green. È il caso delle sedie Louis Ghost di Philippe Starck, che popolano l’Anfiteatro, e anche delle sedute dello stesso designer francese realizzate però in legno multistrato che utilizzano pochissimo materiale, della famiglia Smart Wood.

Infine, una citazione per Visionnaire, meta-luxury brand, che ha deciso di aprire qui a Dubai il suo showroom dopo Milano, Londra, Miami, Los Angeles e Hong Kong. Eleonore Cavalli, art director, da anni ha scelto di coniugare lusso e sostenibilità con grande attenzione alla certificazione FSC del legno utilizzato e tecniche di utilizzo ridotto del marmo. E ora, sull’onda dell’Expo, ha inaugurato da poco un megastore tutto brandizzato.

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