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June 28, 2017
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“La Canzone del 29 giugno”, una Spoon River in memoria di Viareggio

Intervista a Luca Bassanese, cantautore del testo che celebra l'8^ anniversario della strage ferroviaria del 29 giugno

Davide MamonebyDavide Mamone
“La Canzone del 29 giugno”, una Spoon River in memoria di Viareggio

Luca Bassanese (a sinistra) presenta "La Canzone del 29 giugno" con Marco Piagentini (presidente della ONLUS "Il Mondo che Vorrei") e Daniela Rombi (ex presidente della stessa ONLUS)

Time: 4 mins read

Il 29 giugno di otto anni fa, alle 23.48, una calda sera di estate in Versilia si è trasformata in una bolgia di fuoco e fiamme. Quando il treno merci 50325, diretto a Gricignano da Trecate, è deragliato con le sue cisterne di GPL il destino della piccola Viareggio è stato segnato per sempre. Ben 32 persone persero la vita. E a distanza di otto anni, il processo al Tribunale di Lucca è ancora in corso: soltanto il 31 gennaio 2017, è arrivata la sentenza di primo grado. 

La stazione di Viareggio nella notte della strage, dopo il deragliamento del treno merci 50325

I viareggini, però, non dimenticano. Non possono. E anche se volessero provarci, sicuramente non ci riuscirebbero. Non dimentica Marco Piagentini, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, Il Mondo che Vorrei ONLUS, che nell’inferno di quella notte ha perso la moglie Stefania e i due figli Luca e Lorenzo. Non dimentica nemmeno Daniela Rombi, privata di sua figlia Emanuela, di 21 anni. L’associazione, ogni anno, organizza numerose iniziative durante il mese della memoria. E quest’anno l’appuntamento principale si tiene proprio nel giorno dell’ottavo anniversario della strage, con una camminata per le vie della città viareggina.

Fiaccolate, incontri e biciclettate, iniziative di solidarietà e iniziative benefiche. Sono stati tanti, in questi otto anni, gli appuntamenti in onore delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, a sostegno dei familiari che, soffrendo, sono sopravvissuti ai loro cari. Questo 29 giugno, però, sarà diverso dagli altri. Perché dall’impegno del cantautore Luca Bassanese, del musicista-produttore Stefano Florio e del documentarista Gino Martella, è nata anche una canzone: “La Canzone del 29 giugno”. Un canto collettivo, una ballata d’amore e di impegno civile, punta di diamante dell’album “Colpiscimi di felicità”, di Luca Bassanese. Una sorta di Spoon River viareggina, dove il ricordo delle tenebre non viene mai meno, ma nella quale si ha la consapevolezza che dopo l’inverno arriverà sempre la primavera.

“Il 29 giugno è la notte di San Pietro e Paolo e nella tradizione esiste la credenza delle cosiddette ‘vele di San Pietro’ – ci ha raccontato Gino Martella.  L’albume d’uovo, di notte, viene messo in un contenitore sul prato e la mattina successiva a seconda della forma che l’albume prende, spesso a forma di vele appunto, c’è chi sa trarne buono o cattivo auspicio. Chissà che forma avrebbero potuto prendere le vele delle 32 persone morte a Viareggio. Gli uomini e le donne di questa storia – continua Gino Martella – hanno una forza e trasmettono un’energia tale che tutti i tuoi limiti e le tue paure diventano solo fatica. La dolce fatica del raccontare questa Spoon River Viareggina”.

Una Spoon River Viareggina che abbiamo ascoltato e che abbiamo approfondito, intervistando direttamente Luca Bassanese, cantautore e scrittore italiano molto attivo sul sociale, Targa MEI 2015 (Meeting Etichette Indipendenti). Qui di seguito l’intervista:

Luca, in “Confini” dicevi che « …nessuno può rubarti nulla se ciò che hai di più caro è la tua coscienza, nessuno può rubarti nulla se ciò che hai di più caro sono i tuoi pensieri». Come e quanto una frase del genere può averti “influenzato” nel scrivere il testo della “Canzone del 29 giugno” e nel raccontare le storie dei protagonisti della “notte di San Pietro”?

“Nei volti delle persone che ho incontrato, sopravvissuti di una tragedia così grande come quella del 29 giugno a Viareggio ho ritrovato quella dignità e quella forza che porta a sconfiggere persino la morte stessa, o meglio, accettarla come condizione di un destino ma senza arrendersi ad esso e lottando per il futuro, per le nuove generazioni, perché certi fatti non debbano mai più ripetersi. Questo profondo senso di coscienza è forse il bene più caro che nessuno può toglierci nella vita e in questa storia si percepisce perfettamente quanto la dignità, la coscienza ed i pensieri delle persone rimaste possano divenire testimonianza di un nuovo mondo possibile”.

Com’è nato questo testo? E come si è sviluppata l’idea?

“Tutto è nato grazie all’incontro diretto con l’associazione “Il Mondo che vorrei”, da li un cammino con Stefano Florio, mio produttore e coautore, che ci ha portati a conoscere più da vicino questa importante realtà. Nel collaborare assieme con l’Associazione un giorno c’è arrivato un bellissimo e intenso testo in prosa da parte di Gino Martella, coautore del cortometraggio “Ovunque proteggi”. Ci siamo subito messi al lavoro e ne abbiamo inciso una canzone, non è stato facile soprattutto per l’intensità del racconto, ammetto la difficoltà nel cantare e recitare parole così cariche di emozioni, ma alla fine dovevamo riuscirci e ci siamo riusciti, questo è l’importante”.

Come cantante e cantautore hai sempre avuto un approccio che considera la musica come strumento socialmente utile e politicamente attivo. Che rapporto c’è oggi, secondo te, tra musica e politica, in Italia e fuori dall’Italia?

“Il rapporto c’è per chi nonostante tutto cerca di raccontare il mondo che ci circonda con onestà intellettuale, cercando nuove visioni e possibilità di crescita personale e collettiva ma questo rapporto è spesso conflittuale perché l’artista si muove attraverso la poetica, il sogno che spesso viene tacciato di idealismo, ma non possiamo lasciare il racconto della storia ai soli giornalisti, ognuno dovrebbe fare la sua parte ed io da cantastorie provo a scavare nel quotidiano cercando quelle motivazioni che danno un senso alla mia esistenza e amplificando tramite la canzone il racconto di queste nuove scoperte. La paura spesso ci governa perché è la sola ad essere raccontata ma la narrazione della bellezza nelle sue infinite sfaccettature è forse l’unico atto poetico utile ed essenziale, essendo noi stessi, tutti assieme il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo”.

Dopo aver ottenuto i riconoscimenti MEI nel 2015 e aver scritto il testo della “Canzone del 29 giugno”, quali progetti hai ora davanti?

“A breve realizzeremo il nuovo videoclip per il prossimo singolo e per ora sono in tour con il nuovo album e degli splendidi compagni di viaggio, abbiamo fissato le prime date italiane più alcune escursioni nel nord Europa per la precisione in Belgio e nei Paesi Bassi. Tutte le tappe del #colpiscimifelicità tour saranno condivise con continui aggiornamenti sulla pagina web e su Facebook. In cantiere c’è la realizzazione di un prossimo album per il quale già da ora si sta iniziando a lavorare!”

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Davide Mamone

Davide Mamone

Davide Mamone è un giornalista freelance di base a New York. Cresciuto a Milano, di origini palermitane, collabora con Radio Popolare, ha scritto reportage per testate italiane come L'Espresso, Panorama e InsideOver e per testate americane come Market Watch del gruppo Dow Jones Newswires. Ha coperto le Nazioni Unite per La Voce di New York.

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