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June 28, 2017
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“Il Principe di Ostia Bronx”, al Biografilm il fallimento è parodia

Il docufilm, diretto da Raffaele Passerini, si è aggiudicato il Life Tales Award al Biografilm festival di Bologna

Monica StranierobyMonica Straniero
“Il Principe di Ostia Bronx”, al Biografilm il fallimento è parodia

Una scena del film "Il Principe di Ostia Bronx"

Time: 3 mins read

È cominciata nel 2007 l’avventura a New York di Raffaele Passerini. Il regista italiano originario di Bologna fino al 2012, gestisce a New York la Oikos Films, producendo dozzine di documentari e campagne per clienti prestigiosi come il Ministero dell’Istruzione dello Stato di New York  e le Nazioni Unite. Fino al 2013 collabora come produttore associato presso il Lincoln Center Film Society per il New York Film Festival. Nel nostro immaginario New York è la città dalla quale non si torna. E invece per Passerini l’opportunità per rientrare  in Italia si apre con l’assegnazione del ruolo di Direttore Didattico della Roma Film Academy, la scuola di cinema situata all’interno degli Studios di Cinecittà.

Ma è alla ricerca di una storia da raccontare. L’idea agli viene all’improvviso, come un’illuminazione, dopo una giornata a Capocotta, la spiaggia gay nudista vicino a Ostia. Ricorda che nel 2001 aveva conosciuto Dario, il Principe, e Maury, la Contessa, due attori a cui il mondo del cinema ha sbattuto la porta in faccia. “Per tutti i calci in culo che mi ha dato la società, mi sono messo su un piedistallo e ho deciso che sono il Principe”, racconta Dario nel docufilm. Lui, pittore, performer e attore, divide la sua vita con il compagno di sempre, Maury, un’attrice, “o un attore, come volete”,  che vede in Anna Magnani la diva per eccellenza per quella sua bellezza strana e tormentata. Dario Magnani e Maurilio Fonte, Maury, sono i protagonisti del documentario “Il principe di Ostia Bronx” presentato in prima mondiale 13° Biografilm Festival, dove si è aggiudicato il Life Tales Award e il premio del pubblico.

“Ero rimasto sorpreso che dopo quindici anni loro fossero ancora nello stesso posto. In quella spiaggia, dove la gente va perché ha voglia di sentirsi libera, di non avere regole”, ci racconta Passerini. “Questa volta, li sbircio però intenti a entrare nei loro personaggi. Al tramonto tiravano fuori, soprattutto Maury, dei costumi, e iniziavano un esercizio che ho visto fare a New York nella scuola di recitazione di Susan Batson, un esercizio che si chiama “le bucce di cipolla”: vestire un personaggio pubblico quando si esce di casa e toglierselo quando si va a letto, Allora mi alzo, mi avvicino e propongo loro di fare un documentario insieme. Sbiancano”.

Passerini ha scritto la sceneggiatura senza appunti. Un processo strano e semplice che al festival cinematografico sulle vite inedite si è arricchito di nuove scene per la versione definitiva in sala il prossimo autunno. “Volevo raccontare una storia di artisti rifiutati dall’Accademia del Cinema. Io vengo da un percorso molto simile al loro, magari più blasonato. Anche se sono alla mia opera prima, ho sempre avuto la possibilità di lavorare e viaggiare con questo mestiere. Ma loro hanno mantenuto una purezza nella loro arte. Fanno con quel che hanno, anche con le loro fobie e idiosincrasie, con i loro limiti economici. Dario e Maury non sono solo due che si travestono e fanno i matti in spiaggia, ma due attori che si sono guadagnati, in vent’anni, l’affetto di un pubblico fedele, assieme, appunto, ai titoli di Principe e di Contessa.

Ma non è così che avvengono le rivelazioni? Dario con addosso mille costumi da bagno, una radio sotto il braccio e un casco da motociclista in testa, percorre ogni giorno, estate dopo estate, il bagnasciuga improvvisando monologhi irriverenti ed ironici. Insieme a Maury ha inventato e filmato un vasto repertorio di scene scegliendo come palcoscenico la spiaggia di Ostia. “Dopo tre settimane di riprese loro  mi fanno una sorpresa: mi consegnano un hard disk pieno di loro video amatoriali. Scopro così un archivio di dieci anni di improvvisazioni e di momenti di vita personale”, dice ancora Passerini.

Il risultato finale è quello di un film che senza falsi moralismi ci invita a non vergognarci dei nostri fallimenti e a riflettere sul malessere sociale e sulla lotta contemporanea per una sopravvivenza che desidera, nonostante tutto, sentimenti puri, autentici, liberi da regole. Proprio come ci ricordano i versi di una canzone preferita da Dario: “compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato dal fumo delle barricate. Compagno di scuola, compagno per niente, ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu”.

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Monica Straniero

Monica Straniero

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Tags: Biografilm FestivalLincoln CenterNew York Film Festivalroma film academy
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