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Francia 2022: Emmanuel Macron ha vinto, Emmanuel Macron ha perso

Nel primo turno delle elezioni presidenziali francesi ha prevalso il presidente uscente ma al ballottaggio c'è ancora Marine Le Pen: l'Europa aspetta e trema

Valter VecelliobyValter Vecellio
Francia 2022: Emmanuel Macron ha vinto, Emmanuel Macron ha perso

Marine Le Pene e Emmanuel Macron (Photo by Joël SAGET and Eric Feferberg / AFP/ANSA)

Time: 4 mins read

Ha vinto, il presidente francese uscente Emmanuel Macron (è il primo turno, la definitiva vittoria tra un paio di settimane). Il presidente francese uscente, comunque ha perso. Si dirà: se comunque Macron riuscirà a varcare per la seconda volta la soglia dell’Eliseo, la si metta pure come si vuole, lui ha vinto. In un’ottima cinica, alla Nicolò Machiavelli, sì. Ma lo stesso Machiavelli metterebbe in guardia dalle facili letture macchiavelliche (con due “C”, nel senso di macchietta; e in questo caso nulla da ridere).

French President and candidate for re-election Emmanuel Macron (L) and his wife Brigitte Macron greet people before going at a polling station in the first round of the French presidential elections in Le Touquet, France, 10 April 2022. Twelve candidates are running in the first round of the French presidential elections on 10 April. The run-off is scheduled for 24 April 2022. ANSA/EPA/YOAN VALAT

Si può, si deve cominciare dal principio. Infondata, la sorpresa di molti osservatori e analisti per il risultato di questa prima tornata elettorale. Ne emerge piuttosto una conferma, sia pure per certi versi aggravata: quella di una Francia smarrita, confusa, irritata, irritabile, piena di sé e vuota, gondia e pesante, seduta e “vecchia”. In buona compagnia, ben più di metà Europa è in queste condizioni. Ma mal comune, guaio peggiore.

Il mandato presidenziale di Macron comincia il 14 maggio 2017. Quella sera un po’ tutti siamo rimasti abbagliati dalla sua “marcia” trionfale al suono della “Marsigliese” e l’”Inno alla gioia”. Affievolite le note, la realtà: sia al primo che al secondo turno, registra un alto numero di astensioni. Al primo numero non solo Marine Le Pen e il suo Fronte Nazionale di destra estrema raccolgono il consenso di una quantità di francesi; anche il candidato di una sinistra non meno demagogica e infantile, quella capeggiata da Jean-Luc Mélenchon si “piazza” in modo più che ragguardevole; al secondo turno, Macron prevale, ma sempre tanti i voti confluiscono su Le Pen; alta la percentuale degli astenuti: Macron e Le Pen, andate al diavolo entrambi, non siete differenti.

Tra chi vota Macron, non lo fa “per” lui; piuttosto perché non vuole Le Pen. Sceglie il male minore; che sempre male considera, sia pure di intensità meno letale. La maggioranza dei francesi, insomma, non era per nulla convinta di Macron.

Oggi la situazione si ripete: alta soglia di astensione, superiore al 2017; ancora consenso a Mélenchon, e soprattutto a Le Pen. In questi cinque anni Macron non ha saputo (o potuto) sanare la situazione che già era vistosamente emersa cinque anni fa; questa è la realtà, e c’è poco di che essere allegri: Macron ha praticamente raschiato il suo fondo; i partiti centristi si sono schiantati (spariti di fatto socialisti e gollisti); al secondo turno chissà a chi riuscirà a “rubare” i voti. Si vedrà.

Political leaflets of the 12 candidates for the French presidential election in Paris, France, 10 April 2022. Twelve candidates are running in the first round of the French presidential elections on 10 April. The leaflets show (L-R) EELV Yannick Jadot, RN Marine Le Pen, LREM Emmanuel Macron, DLF Nicolas Dupont-Aignan, LFI Jean Luc Melenchon, LO Nathalie Arthaud, NPA Philippe Poutou, LFA Jean Lassalle, PC Fabien Roussel, PS Anne Hidalgo, LR Valerie Pecresse, Reconquete Eric Zemmour. ANSA/EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

In questo la Francia ha molto in comune con l’Italia: lo “smarrimento” dell’elettore italiano non è di oggi. Una classe politica che non sa essere classe politica, non è cosa di oggi o di ieri. Una quantità di campanelli d’allarme sono suonati, a quanto pare invano: è un qualcosa di più che anomalo che si sia riconfermato Sergio Mattarella presidente della Repubblica perché non si è saputo esprimere un altro candidato; e che a palazzo Chigi ci sia l’ennesimo presidente del Consiglio estratto quale coniglio dal cappello, e non proveniente direttamente da un lineare percorso politico; è più che anomalo che si debba tirare un sospiro di sollievo perché capo dello Stato e capo del Governo sono, oggi, Mattarella e Mario Draghi. Se si guarda con inquietudine il fatto che raccolgano consenso Le Pen e Mélenchon, non si dovrebbe dimenticare un istante che in Italia hanno trionfato i loro equivalenti: la coppia Giorgia Meloni e Matteo Salvini da una parte; il movimento di Beppe Grillo dall’altra. Ha ragione il segretario del Partito Democratico Enrico Letta più che allarmato: un insediamento di Le Pen all’Eliseo, comporterebbe “un terremoto senza precedenti in Europa… una cosa che sfascia l’Europa e avrebbe un impatto anche su di noi”.

Candidate to the 2022 presidential election for the far-right Rassemblement National (RN) party Marine Le Pen delivers a speech after results in the first round of the French presidential elections in Paris, France, 10 April 2022.According to initial exit polls French far-right Rassemblement National (RN) party candidate Marine Le Pen received around 24 percent of votes and will face French President Macron in the second round on 24 April 2022. ANSA/ EPA/IAN LANGSDON

Sarebbe un secondo, gravissimo, disastro: perché ancora sanguina la ferita costituita dalla Brexit. Oltreoceano, ci sono gli Stati Uniti che ancora non si sono ripresi dai gravi vulnus inferti da uno dei peggiori presidenti che si siano insediati alla Casa Bianca: c’è un’America che si rispecchia ancora in Donald Trump, e la cosa mette i brividi: l’assalto a Capitol Hill è un oltraggio che non va dimenticato e che mai si sarebbe creduto. Germania, Italia e Spagna non avrebbero certo la forza, da soli di andare avanti. Per non parlare dell’effetto domino; anche in Italia a breve ci saranno elezioni amministrative, e al massimo entro un anno elezioni politiche.

In questo contesto (“arricchito” dalla crisi e dalle conseguenze del Covid, che ancora si fanno sentire; e della guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina, che pesa, e ancor più peserà sulle spalle di tutti), c’è poco di che stappare bottiglie di champagne per festeggiare. Macron vince le elezioni. Ma la partita è ancora tutta da giocare e conquistare: e non riguarda il solo Macron, la sola Francia, neppure la sola Europa…    

  

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Valter Vecellio

Valter Vecellio

Nato a Tripoli di Libia, di cui ho vago ricordo e nessun rimpianto, da sempre ho voluto cercare storie e sono stato fortunato: da quarant'anni mi pagano per incontrare persone, ascoltarle, raccontare quello che vedo e imparo. Doppiamente fortunato: in Rai (sono vice-caporedattore Tg2) e sui giornali, ho sempre detto e scritto quello che volevo dire e scrivere. Di molte cose sono orgoglioso: l'amicizia con Leonardo Sciascia, l'esser radicale da quando avevo i calzoni corti e aver qualche merito nella conquista di molti diritti civili; di amare il cinema al punto da sorbirmi indigeribili "polpettoni"; delle mie collezioni di fumetti; di aver diretto il settimanale satirico Il Male e per questo esser finito in galera... Avrò scritto diecimila articoli, una decina di libri, un migliaio di servizi TV. Non ne rinnego nessuno e ancora non mi sono stancato. Ve l'ho detto: sono fortunato.

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