Il re del tortellino e della cucina italiana ha impreziosito il suo guardaroba di medaglie: il 20 febbraio, all’Hotel Pierre di New York, in occasione del 48° Gala di Premiazione dell'ASILM (American Society of the Italian Legions of Merit), il Cavaliere del Lavoro Giovanni Rana ha ricevuto la Gran Medaglia di Merito, assieme all'onorevole Frank Guarini, e al sindaco di Torino, l'onorevole Piero Fassino, per le eccezionali attività e prezioso supporto di ASILM.
Protagonista della serata, la cucina 'by Rana', composta da quattro portate, appositamente predisposta dai chef italiani di Giovanni Rana per celebrare i 50 anni del pastificio che da poco tempo è sbarcato in America con successo. Ne parla a La VOCE di New York, il cavaliere Giovanni Rana.
Che cosa ha provato nel ricevere la Gran Medaglia di Merito dell’ASILM?
Questo è stato il primo premio ricevuto all’estero. In Italia ne ho ottenuti diversi da tante associazioni legate alla cucina e alla gastronomia, nelle quali sono coinvolto continuamente. E questo mi rende felice dal momento che sono un buongustaio e mi piace mangiare. In questa occasione sono stato contento che l’eccellenza del cibo italiano sia stata riconosciuta oltreoceano.

Lucio Caputo premia Giovanni Rana
Tra l’altro è da qualche anno che il brand Giovanni Rana si sta affermando in America…
Sì, mio figlio sta seguendo la promozione statunitense e mi fa piacere vedere questa continuità proiettata anche al di là dei confini italiani. Io già ci pensavo 25 anni fa, perché l’America mi piaceva da sempre, sia come paese sia come mercato, e sono convinto che il paese sia ricettivo nei riguardi dei prodotti di qualità. Infatti, durante questi due anni in cui ci siamo stabiliti negli Stati Uniti con delle nuove formulazioni, abbiamo avuto subito una risposta positiva da parte dei consumatori.
Qual è stato il menu della cena dell'ASILM?
Il presidente dell’ASILM Lucio Caputo ha scelto, assieme al nostro chef Nicola della Valle, un menu tutto a base di tortellino, dall’antipasto (con la porchetta), al primo, al secondo (al nero di seppia con l’aragosta), fino al dolce (lo gnocco fritto al cioccolato).
Qual è il segreto di 50 anni di carriera?
Prima di tutto, una grande fortuna nell’avere salute fisica e mentale. Quando si sceglie di fare l’imprenditore bisogna avere perseveranza, e mai mollare. Nella vita le badilate sono all’ordine del giorno, ogni tanto bisogna prenderle ma si deve sempre ricominciare. Se si vuole fare impresa – ed è una cosa che dico sempre ai giovani quando vado nelle università – si devono superare i momenti di impasse, perché c’è poi la gioia nel fare ciò che si ama, anche se adesso il modo di fare impresa è cambiato. Una volta, nel dopoguerra, era tutto da inventare, dai vestiti alle scarpe, ora c’è tutto e bisogna specializzarsi e creare delle cose nuove e diverse. Noi italiani abbiamo la forza e la creatività, siamo un popolo di poeti e navigatori. Noi abbiamo la fantasia che altri – come i cinesi – ci copiano.
L’Italia è ancora lo spirito guida nel mondo nella gastronomia?
Proprio in questi giorni trascorsi a New York ho compreso quanto gli americani ci stimino.
Qual è il suo piatto preferito?
Tutti i piatti sono come figli e li amo molto. Io sono nato in mezzo alle risaie e sono cresciuto con il riso, quindi ho sempre avuto una forte attrattiva verso questo alimento. Ho anche provato a fare i ravioli con il riso, ma il riso è un villano, non vuole accoppiarsi con la pasta, vuole essere autonomo. È un signore nobile che non vuole essere accompagnato da nessuno.
Qui a New York ha assaggiato l’hamburger?
Ho mangiato dell’ottima carne. In America la qualità è eccezionale. Infatti abbiamo fatto delle specialità di ravioli, qui, che abbiamo lanciato anche in Italia… Si vede che i giovani adesso amano questi sapori.