L’Esposizione Universale di Milano è giunta alla sua prima settimana dall’apertura. I riscontri dei visitatori si dividono tra gli idealisti, che vedono in Expo un aggregante tra i popoli, e coloro che sono delusi dall’enorme macchina volta al business che (salvo l’eccezione di alcuni padiglioni) non affronta in maniera esaustiva l’eco-tema.
A quanto pare ci sono stati ulteriori intoppi organizzativi, come ci racconta Giovanni, pensionato milanese, che non utilizza internet e senza arrivare fino all’Expo Gate di Piazza Cairoli ha tentato ripetutamente di acquistare un biglietto dell’Esposizione Universale presso i rivenditori autorizzati del suo quartiere: “Ho dovuto girare sei punti vendita convenzionati, nessuno aveva il biglietto da acquistare il giorno prima per il giorno dopo fino alle sette di sera per problemi alla linea di Expo”.
Mentre il parere di chi è effettivamente riuscito a visitare Expo si è nettamente diviso tra apocalittici e integrati. Tra i sostenitori dell’evento c’è Antonietta Barone, CAS Coordinator IBDP alla Sir James Henderson British School of Milan, che all'Expo accompagna alcuni alunni della scuola britannico-meneghina che si prestano come guide volontarie al padiglione della Malesia. “Quelli contro l’Expo lo fanno per ragioni politiche – ci dice – È vero che l’Italia sta attraversando una crisi, la gente si lamenta perché non vede la fine di questa crisi, ha poca fiducia nel governo e pensa che i soldi per Expo siano sprecati, ma io credo invece che i soldi portino soldi, questo evento sicuramente aiuterà l’economia, anche avvicinando i popoli, come si vede dai volontari dei vari padiglioni che sono calorosi e preparati”.
Tra questi volontari i suoi alunni internazionali esprimono grande entusiasmo sulle opportunità offerte da Expo. Ah Young Lee, sedicenne che vuole studiare medicina racconta: “Dopo dodici anni che vivo a Milano penso sia stupendo quello che la città sia riuscita a realizzare, alcuni padiglioni sono molto belli e gli addetti sono molto accoglienti, penso che sia una bellissima esperienza per studenti internazionali come noi”. Con altrettanto entusiasmo prosegue Maryam Fatima, diciottenne che aspira a diventare ingegnere: “Vivo a Milano da nove mesi e amo molto il tema del cibo espresso dalla presenza di tutti questi popoli e la diversità del mondo che riusciamo a vedere raggruppata in un solo luogo. Alcuni padiglioni inoltre mostrano in maniera esaustiva la produzione del cibo attraverso l’agricoltura, come quello della Tailandia”. Anche Nicole Brandetti, sedicenne argentina che vuole studiare business, ha solo parole di lode per l’esposizione: “Questo è il mio quarto anno a Milano e mi piace come l’Expo abbia avvicinato popoli e paesi attraverso questo tema importante della nutrizione e vedere come certi alimenti ci accomunino. Sicuramente l’affluenza dei turisti sarà d’aiuto all’economia del paese, soprattutto durante la pausa estiva”.
Ma tra i visitatori stranieri ci sono anche gli apocalittici, come Gary, newyorchese in viaggio d’affari, a cui non è piaciuto il padiglione italiano: “È assolutamente autoreferenziale e non spiega il processo evolutivo del cibo, tantomeno il rapporto con la sostenibilità, è un grande mall di ristoranti regionali”. Con altrettanto scetticismo l’intero Expo viene stroncato da Elena, storica dell’arte di Bologna: “Si è confermato il baraccone che mi aspettavo fosse, con eccezioni di alcuni padiglioni, non tanto celebrativi quanto veramente partecipativi, come quello di Israele e della Tailandia, dove vengono dati degli esempi di biodiversità reali. Per quanto riguarda la gastronomia, io mi aspettavo la presenza dello street-food che manca completamente ed è rimpiazzato da ristoranti tematici con prezzi a cinque stelle, con qualità bassissima, che tolgono il piacere della convivialità che uno si aspetterebbe da un evento del genere. Il senso generale è un deludente incrocio tra Las Vegas, Disney World, la Fiera degli Oh Bej Oh Bej [il mercatino tradizionale del Natale a Milano, ndr] e Le Varesine [uno storico luna park milanese, ndr]”.
Il parere di Gary ed Elena viene amplificato da Vittorio Sgarbi che si era già espresso con il suo solito impeto su quanto fosse stato “un grave errore non portare all’Expo i Bronzi di Riace nel padiglione della Calabria”. Ma durante l'inaugurazione dello spazio Sicilia – alla quale era presente anche l'attrice francese Carol Bouquet, che della regione è da tempo innamorata, tanto che si è trasferita a Pantelleria dove produce vino – ha lodato la scelta di portare gli acroliti di Morgantina per promuovere le bellezze dell’isola. Tuttavia, Sgarbi non si è trattenuto dal rimarcare che a suo avviso l’Italia abbia sprecato una grande opportunità: “Expo ha le sembianze di un grande luna park dove la maggior parte delle attrazioni le persone potrebbero godersele da casa in fotografia”.