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La Cina all’ONU si erge a paladina del multilateralismo e del diritto internazionale

Al dibattito di alto livello del Consiglio di Sicurezza, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi nella sua missione viene facilitato dalle recenti dichiarazioni di Trump

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
La Cina all’ONU si erge a paladina del multilateralismo e del diritto internazionale

Wang Yi, Minister for Foreign Affairs of the People’s Republic of China and President of the Security Council for the month of February, chairs the Security Council meeting on maintenance of international peace and security with a focus on practicing multilateralism, reforming and improving global governance. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Time: 6 mins read

Quando Donald Trump dalla Casa Bianca minaccia non solo dazi ma anche di “allargare” il territorio degli Stati Uniti, arrivando persino ad esprimere il desiderio di annettere il Canada come 51 stato degli USA, viene piuttosto facile alla Cina ergersi alle Nazioni Unite come l’unica superpotenza  “paladina” del diritto internazionale e della Carta Onu. Così ecco che la diplomazia cinese ha scelto come tema per il dibattito mensile di alto livello, da presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, il rafforzamento della cooperazione internazionale e l’avanzamento della riforma della governance globale, argomento scelto anche in vista dell’80° anniversario dell’ONU che si celebrerà quest’anno.

Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, che ha presieduto la riunione – molti si aspettavano seduto intorno al tavolo dei Quindici anche il Segretario di Stato Marco Rubio ma era impegnato in Arabia Saudita –  ha presentato la Cina come difensore del diritto internazionale e del multilateralismo, avanzando una proposta in quattro punti per rafforzare l’uguaglianza sovrana, l’applicazione del diritto internazionale e la riforma delle istituzioni globali affinché riflettano meglio le realtà geopolitiche odierne.

Wang Yi (centre), Minister for Foreign Affairs of the People’s Republic of China and President of the Security Council for the month of February, chairs the Security Council meeting on maintenance of international peace and security with a focus on practicing multilateralism, reforming and improving global governance. At left is Secretary-General António Guterres and at right is Claudia Banz, Director of the Security Council Affairs Division of the Department of Political and Peacebuilding Affairs (DPPA). (UN Photo/Manuel Elías)

Il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, ha aperto il dibattito con un severo monito riguardo all’aumento dei conflitti e delle sfide globali, dichiarando che “la solidarietà globale e soluzioni condivise sono più necessarie che mai”. “La pace sta diventando sempre più irraggiungibile, dalla Palestina occupata all’Ucraina, dal Sudan alla Repubblica Democratica del Congo,” ha affermato Guterres. “La prospettiva di una guerra nucleare rimane – oltraggiosamente – un pericolo chiaro e presente”.

Guterres ha chiesto una riforma del Consiglio di Sicurezza, sottolineando che l’organo deve riflettere il mondo di oggi, non quello di 80 anni fa, ma questa volta non ha parlato di nuovi seggi permanenti per l’Africa. Poi. quando abbiamo chiesto al briefing giornaliero dell’ONU se Guterres avesse cambiato idea, Stephane Dujarric ha risposto che non è così, il segretario generale” resta della stessa posizione” e quindi vuole un allargamento con nuovi seggi permanenti assegnati soprattutto all’Africa . Guterres ha infatti nel suo discorso  esortato a rafforzare il ruolo delle nazioni in via di sviluppo, in particolare dei Paesi africani, e ad aumentare la cooperazione regionale per affrontare le crisi emergenti.

Presiedendo la riunione, il Ministro degli Esteri Wang Yi ha ribadito la visione cinese del multilateralismo, difendendo un ordine mondiale basato sull’uguaglianza sovrana e sulla non interferenza. “Dobbiamo rispettare i percorsi di sviluppo scelti da ciascun Paese, sostenere il principio di non interferenza e respingere l’imposizione della volontà di uno Stato su un altro,” ha dichiarato Wang. Ha poi criticato l’applicazione selettiva del diritto internazionale, avvertendo contro le sanzioni unilaterali che aggirano l’autorità del Consiglio di Sicurezza, definendole prive di fondamento giuridico. “Qualsiasi atto di bullismo, inganno o estorsione è una flagrante violazione delle norme internazionali,” ha dichiarato, invocando un sistema di governance globale più giusto e rappresentativo.

Wang ha inoltre riaffermato il sostegno della Cina agli sforzi di pace per l’Ucraina, sottolineando che “qualsiasi iniziativa favorevole ai negoziati di pace deve essere sostenuta”. Ha ribadito la neutralità della Cina, chiedendo la fine delle sanzioni unilaterali e promuovendo il dialogo anziché la contrapposizione.

Affrontando anche lui il tema della riforma del Consiglio di Sicurezza, Wang ha insistito sulla necessità che i Paesi in via di sviluppo – in particolare quelli africani – abbiano una voce più forte nella governance globale. “Gli affari internazionali non possono più essere monopolizzati da un numero ristretto di Paesi,” ha dichiarato, sottolineando che il Sud Globale deve poter contribuire alla definizione delle politiche globali, anziché subire decisioni imposte dalle potenze occidentali.

Secretary-General António Guterres (front left) greets Wang Yi, Minister for Foreign Affairs of the People’s Republic of China and President of the Security Council for the month of February, ahead of the Security Council meeting on maintenance of international peace and security with a focus on practicing multilateralism, reforming and improving global governance. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Wang Yi ha affrontato anche il conflitto in Medio Oriente, ribadendo la ferma posizione della Cina sui diritti dei palestinesi e sulla necessità di una soluzione a due Stati. Wang Yi ha sottolineato che la Striscia di Gaza e la Cisgiordania sono la patria ancestrale del popolo palestinese e non devono essere trattate come “una merce di scambio nelle trattative politiche”. Ribadendo l’impegno della Cina per una risoluzione pacifica del conflitto, Wang Yi ha invitato la comunità internazionale a sostenere la soluzione a due Stati come l’unica via per una pace duratura nella regione. Ha sottolineato che tale approccio porterebbe a una “soluzione giusta e duratura” sia per la Palestina che per l’intero Medio Oriente.

Oltre a sostenere soluzioni politiche, la Cina ha rafforzato il proprio impegno umanitario a favore del popolo palestinese. Così mentre Trump ha praticamente congelato la USAID, l’Agenzia Cinese per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale ha annunciato la fornitura di aiuti alimentari a 60.000 famiglie di Gaza, dimostrando la continua attenzione della Cina nel sostenere la popolazione colpita.

Wang Yi ovviamente non si è lasciato sfuggire l’occasione di criticare gli USA  per le recenti proposte controverse, criticando implicitamente l’idea avanzata dal presidente Trump di spopolare Gaza per metterla sotto il controllo americano. Il ministro degli Esteri cinese, che ha rincarato la dose anche fuori dal Consiglio durante lo stake-out con i giornalisti, ha sottolineato che tali azioni minano i diritti dei palestinesi e ostacolano le prospettive di pace.
Wang Yi ha ribadito che il governo della Palestina deve rimanere nelle mani del popolo palestinese, in conformità con i principi di sovranità e autodeterminazione.

Wang Yi, Minister for Foreign Affairs of the People’s Republic of China and President of the Security Council for the month of February, briefs reporters at UN Headquarters. (UN Photo Mark Garten)

Quindi per il ministro degli Esteri Wang il coinvolgimento proattivo della Cina negli sforzi di pace in Medio Oriente riflette il suo impegno più ampio per il rispetto del diritto internazionale e il rafforzamento del multilateralismo. Attraverso aiuti umanitari concreti e la promozione di soluzioni politiche eque, la Cina si posiziona come un sostenitore costante della pace e della stabilità nella regione ed è evidente che punti a sostuire il ruolo avuto degli USA negli ultimi 80 anni.

La proposta cinese si allinea alle richieste di Guterres e della stragrande maggioranza dei 193 paesi membri dell’ONU, per un ordine mondiale più equilibrato, in cui le decisioni delle Nazioni Unite riflettano gli interessi di tutti i Paesi, e non solo di pochi. 

Wang Yi (centre right), Minister for Foreign Affairs of the People’s Republic of China and President of the Security Council for the month of February, greets Riyad Mansour, Permanent Observer of the State of Palestine to the United Nations, ahead of the Security Council meeting on maintenance of international peace and security with a focus on practicing multilateralism, reforming and improving global governance. (UN Photo/Manuel Elías)

Alla riunione del Consiglio, non potevano mancare gli scontri tra l’Ambasciatore russo Vassily Nebenzia e i rappresentanti dei paesi occidentali presenti al Consiglio. Nebenzia ha condiviso le preoccupazioni della Cina riguardo al tentativo dell’Occidente di minare l’autorità dell’ONU, avvertendo che “il mondo è sull’orlo di uno scontro militare diretto tra potenze nucleari”. Il diplomatico russo ha accusato i Paesi occidentali di strumentalizzare le istituzioni internazionali a fini politici, sostenendo che le misure coercitive unilaterali vengono imposte ogni volta che il Consiglio di Sicurezza non adotta decisioni favorevoli ai loro interessi.

Al contrario, l’Ambasciatrice del Regno Unito, Barbara Woodward, e l’Ambasciatrice “incaricata d’affari” degli Stati Uniti, Dorothy Shea (e la congresswoman Elise Stefanik? Quando arriva? L’esigua maggioranza del GOP al Congresso ha ancora troppo bisogno di lei…), hanno difeso l’attuale sistema internazionale, pur riconoscendo la necessità di riforme. Tuttavia, Shea ha adottato un tono più critico, affermando che gli Stati Uniti stanno riesaminando il loro sostegno alle istituzioni ONU, sostenendo che alcuni organismi, tra cui il Consiglio per i Diritti Umani, abbiano mostrato pregiudizi anti-israeliani.

A wide view of the Security Council meeting on maintenance of international peace and security with a focus on practicing multilateralism, reforming and improving global governance. (UN Photo/Manuel Elías)

Il dibattito ha quindi messo in luce il crescente ruolo della Cina nella governance globale, con Wang Yi, favorito appunto dalle dichiarazioni recenti dell’amministrazione Trump “anti-multilateralista” (ma anche del suo primo mandato), che ha potuto presentare Pechino come campione del diritto internazionale, difensore della sovranità e portavoce del Sud Globale.

Mentre l’ONU si prepara a celebrare il suo 80° anniversario, le discussioni al Consiglio di martedì sono un tentativo di porre le basi per negoziati cruciali sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, sulla giustizia economica e sull’applicazione del diritto internazionale. Con la Cina che assume un ruolo sempre più centrale nella definizione del multilateralismo, i prossimi mesi saranno decisivi per capire se la sua visione, finora più a parole che in sostanza, di un ordine mondiale più equo e bilanciato riuscirà a ottenere il sostegno della comunità internazionale. Certamente lo ha già da quella in via .di sviluppo ormai orfana degli USA ma ha nuove speranze di attirare quella parte di Occidente che si sente isolata e persino umiliata dalle ultime mosse di Washington.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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