Le scosse della lunga e sconclusionata conferenza stampa di Donald Trump martedì mattina in Florida, sono arrivate anche al Palazzo di Vetro dell’ONU. Durata più di un’ora nella sua tenuta di Mar-a-Lago, il presidente eletto degli USA ha rifiutato di escludere l’uso militare per costringere Panama a restituire a Washington il controllo del canale costruito dagli americani più di un secolo fa e anche per costringere la Danimarca a cedere la Groenlandia agli Stati Uniti. Sia il Canale di Panama che la Groenlandia, secondo Trump, sono necessari per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Inoltre, nella stessa conferenza stampa Trump ha ribadito la sua minaccia che “scoppierà l’inferno in Medio Oriente” se gli ostaggi tenuti da Hamas non verranno rilasciati entro il 20 gennaio, giorno della sua inaugurazione. “Se non torneranno quando entrerò in carica, in Medio Oriente scoppierà l’inferno”, ha detto ai giornalisti. “E non sarà un bene per Hamas, e francamente non sarà un bene per nessuno. Scoppierà l’inferno. Non devo dirlo altro, ma è così”.
Poi criticando il deficit commerciale che gli USA hanno nei confronti dl Canada, Trump ha affermato che il paese dovrebbe essere uno stato negli Stati Uniti. In questo caso però, rispondendo ad una specifica domanda, ha detto che non utilizzerà la potenza militare per raggiungere questo obiettivo, ma ha detto che utilizzerà il potere economico per fare pressione sul vicino americano.
Già nei giorni scorsi Trump aveva parlato delle sue mire su Panama e Groenlandia, e al Palazzo di Vetro c’era stata già una immediata reazione da parte dell’ambasciatore panamense durante la cerimonia per l’ingresso del suo paese al Consiglio di Sicurezza.
Così al briefing giornaliero alle Nazioni Unite con il portavoce del Segretario Generale dell’ONU, sono state chieste reazioni riguardo alle dichiarazioni di Trump di pochi minuti prima.
Alla richiesta di un commento al fatto che secondo Trump in Medio Oriente scoppierà l’inferno se gli ostaggi non verranno consegnati prima che lui diventi presidente, il portavoce Stephane Dujarrice ha replicato: “Ci occupiamo di un’amministrazione alla volta. Comunque sulla questione la nostra posizione è stata molto chiara: chiediamo la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi che continuano a essere detenuti in condizioni orribili, in quelle che possiamo solo immaginare essere orribili, a Gaza”.
Quando ad una successiva domanda, nonostante l’avvertimento dell’occuparsi “di un’amministrazione alla volta”, è stata chiesta una reazione alle parole del presidente entrante degli Stati Uniti che ha affermato che non escluderà l’uso della forza militare per prendere il controllo del Canale di Panama e della Groenlandia, oltre al fatto che avrebbe provato a portare anche il Canada negli Stati Uniti e come possono certi commenti essere in linea con la Carta delle Nazioni Unite e incidere sul lavoro di questa organizzazione? Dujarric ha replicato: “La Carta è molto chiara sulla necessità che ogni Stato membro rispetti l’integrità territoriale degli altri Stati. E penso che quando ciò non è accaduto, siamo stati molto espliciti al riguardo. E ripeto che abbiamo a che fare con un’amministrazione americana alla volta”.
Dal 20 gennaio, il portavoce dovrà prepararsi per la valanga di domande che verranno poste ai briefing dell’ONU su parole e azioni di Trump, questa volta nel pieno della sua carica.