La stabilizzazione della Libia è sempre più lontana? Pare proprio così. Gli intrighi politici condannano il Paese all’instabilità e dal Palazzo di Vetro, Rosemary DiCarlo, capo degli affari politici delle Nazioni Unite, ha lanciato l’allarme su una possibile escalation di violenze. “La Libia sta ora affrontando una nuova fase di polarizzazione politica, che rischia di dividere ancora una volta le sue istituzioni e invertire i guadagni raggiunti negli ultimi due anni” ha detto preoccupata davanti ai membri del Consiglio di Sicurezza. “Abbiamo osservato una retorica sempre più minacciosa, crescenti tensioni politiche e lealtà divise tra i gruppi armati nella Libia occidentale“, ha continuato DiCarlo.
La roadmap guidata con grande sforzo delle Nazioni Unite è affondata dopo il rinvio delle elezioni del 24 dicembre. La crisi politica è peggiorata e ora la Libia si ritrova con due premier per una poltrona: da una parte Fathi Bashagha, nominato primo ministro dal parlamento di Tobruk poche settimane fa, e dall’altra, Abdulhamid al-Dbeibah, premier ad interim legittimato nel febbraio 2021 dalle Nazioni Unite. Ma la resistenza di Dbeibah, nel non voler abbandonare l’incarico fino a nuove elezioni, sta portando ad un’imminente scontro militare.

A Tripoli, tira una brutta aria. Le fazioni armate che sostengono le due parti si sono mobilitate dentro e intorno la capitale. Giovedì le forze pro-Bashagha si erano schierate intorno a Tripoli, causando l’apprensione della Missione UNSMIL e della Consigliera speciale del Segretario Generale, Stephanie Williams. Solo ore più tardi, l’ufficio di Bashagha aveva affermato in una dichiarazione che i gruppi avevano “optato di tornare alle loro basi“. Probabilmente, l’idea di scontrarsi anche con le forze turche ancora presenti a Tripoli deve aver posticipato i piani di cacciare con la violenza Dbeibah dal potere.
Le Nazioni Unite stanno cercando di risolvere la crisi spingendo per nuove elezioni nel più breve tempo possibile e Stephanie Williams, ha chiesto a Dbeibah e a Bashagha di nominare sei delegati ciascuno per formare un comitato congiunto in modo da lavorare verso un quadro costituzionale ed indire le elezioni. Ma finora, solo l’Alto Consiglio di Stato libico, che sostiene Dbeibah, ha accettato di nominare i delegati.

E sulla nomina dell’Inviato speciale per la Libia che si attende da mesi? All’Headquarter dell’Onu tutto tace. Da quando Jan Kubis ha abbandonato l’incarico, la Missione UNSMIL traballa anche perché ha ricevuto un rinnovo di mandato di soli tre mesi e scadrà il prossimo 30 aprile. Il Segretario generale Antonio Guterres ha deciso di richiamare la diplomatica americana Stephanie Williams, nominandola Consigliere speciale invece di “Envoy” per raggirare il probabile veto russo al Consiglio di Sicurezza sulla nomina e affidandole il compito di salvare il salvabile. Sembra che con la sua presenza Guterres si senta tranquillo perché quando durante il press-briefing, i giornalisti hanno domandato al portavoce come mai il Segretario non abbia ancora fornito un nome da far approvare ai Quindici, il Deputy Spokeperson, Farhan Haq, ha ripetuto che Williams stava lavorando bene. “Significa quindi che il Segretario generale non ha bisogno di un Inviato speciale e la Cosnigliera Williams è sufficiente?” abbiamo chiesto. “No, non ho detto questo” è stata la replica di Farhan Haq.
Insomma, mentre la Libia è sempre più nel caos, la nomina dell’Inviato speciale può attendere.