Essere l’inviato speciale Onu per la Libia è una “mission impossible”. Lo slovacco Ján Kubiš ha presentato le sue dimissioni ad un mese dalle elezioni. Da tempo il diplomatico era in dissenso su vari temi con la dirigenza politica del Palazzo di Vetro. Sentiva di non avere “abbastanza sostegno” spiegano alcune fonti da New York. Il Consiglio di Sicurezza è diviso: molti membri chiedono che la sede della missione Unsmil venga spostata da Ginevra a Tripoli, ma pare che Kubis fosse riluttante a trasferirsi.
Quello della Libia è un dossier bollente che nessuno vuole. A marzo 2020, Ghassan Salamé, precedente inviato speciale Onu, accusando “troppo stress“ fu costretto a lasciare l’incarico.
“Con rammarico”, il Segretario Generale Antonio Guterres ha accettato le dimissioni di Kubiš ed ora, al centro delle sue preoccupazioni c’è quella di trovare al più presto un sostituto appropriato.

Prima di abbandonare l’incarico, il diplomatico slovacco ha parlato ai Quindici del Consiglio di Sicurezza e ha sottolineato l’importanza di rimanere uniti in vista delle urne il prossimo 24 dicembre. Il clima politico nel Paese rimane “fortemente polarizzato“. I libici hanno voglia di votare ed eleggere i propri rappresentanti attraverso la legittimità democratica, ma persistono le divisioni intorno al quadro giuridico per le elezioni. Aumentano anche le tensioni sull’eleggibilità di alcuni candidati presidenziali. Solo qualche ora fa, la Commissione elettorale libica ha respinto la candidatura di Saif al-Islam Gheddafi, figlio dell’ex dittatore Muammar. Con lui, sono stati bocciati altri 25 candidati.
“Mentre i rischi associati alla polarizzazione politica in corso sono evidenti e presenti, non tenere le elezioni potrebbe deteriorare gravemente la situazione nel Paese e potrebbe portare a ulteriori divisioni e conflitti” ha avvertito Kubiš.
Discussion about this post