Un centinaio di capi di stato e di governo stanno volando in queste ore verso New York per partecipare di persona alla 76ma Assemblea Generale dell’Onu dopo la versione tutta virtuale dello scorso anno a causa della pandemia. Ma con la variante Delta che mette in ginocchio gli Stati Uniti, preoccupa l’appuntamento annuale al Palazzo di Vetro. Il sindaco della città, Bill de Blasio, condivide la paura già espressa dall’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield: “l’High-Level Week non deve diventare un evento super-diffusore”. Per questo le autorità della Big Apple hanno richiesto la prova di vaccinazione. Un requisito che ha fatto infuriare non poche delegazioni, prima tra tutte quella russa. L’ambasciatore Vassily Nebenzia ha parlato di “discriminazione”. Ha condiviso il pensiero anche il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che sfiderà i federali e si presenterà comunque a UNGA76.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha spiegato che non può chiedere ai leader mondiali di dimostrare di essere stati vaccinati contro il Covid. Il quartier generale sull’East Side di Manhattan è territorio internazionale. Dunque, in base a un accordo del 1947 tra le Nazioni Unite e gli Stati Uniti, l’organizzazione internazionale ha una notevole autonomia e nessuna legge federale, statale o locale può essere applicata se in conflitto. Tuttavia, i funzionari dell’Onu saranno tutti immunizzati e de Blasio ha deciso di mettere a disposizione fuori dall’Headquarters sia un hub vaccinale con il siero monodose Johnson & Johnson, sia test Covid-19.

Polemiche a parte, durante il raduno diplomatico più importante del mondo, si discuterà di clima, vaccini e Afghanistan. La materia cambiamento climatico sta particolarmente a cuore al nuovo presidente dell’AG, Abdulla Shahid di origine maldiviana.
Martedì debutterà Joe Biden pronto a rassicurare gli alleati sul grande ritorno dell’America nonostante la freddezza dimostrata all’Ue. La caotica fine dalla guerra in Afghanistan, la mancata reciprocità sui voli e il freschissimo “stub in the back” nei confronti della Francia con il patto Aukus restano bocconi piuttosto amari per le nazioni del Vecchio Continente.

Presenti anche i primi ministri della Gran Bretagna Boris Johnson, l’israeliano Naftali Bennett, il leader del Venezuela Nicolas Maduro, dell’India Narendra Mod, della Turchia Recep Tayyip Erdogan e i vertici dell’Ue: Charles Michel, Ursula von der Leyen e Josep Borrell. Per la delegazione italiana ci sarà il Ministro degli Esteri Lugi di Maio, mentre Mario Draghi invierà un video messaggio preregistrato. Il presidente francese Emmanuel Macron, avrebbe dovuto fare lo stesso, ma alla fine l’intervento sarà solo del Ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Russia e Cina presenti solamente in video.
Prima dell’apertura del dibattito di martedì, ci sarà lunedì il vertice globale a porte chiuse organizzato da Guterres e dal premier Johnson in vista della Cop26 a Glasgow. Per gli USA dovrebbe partecipare l’inviato speciale di Biden per le questioni climatiche, John Kerry. Importante per la delegazione italiana è il dossier Libia che si affronterà il 22 settembre in un incontro organizzato da Germania, Francia e Italia. Ma tantissimi e centrali saranno i meeting dedicati al tema afghano.