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UNGA76 President Abdulla Shahid: “Se necessario, userò poteri mai usati in 75 anni”

Chiude la 75esima Assemblea Generale e si insedia il presidente di UNGA76, esperto diplomatico delle Maldive, che risponde alla domanda della Voce

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

La 75esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite martedì ha passato il testimone alla 76esima con l’insediamento a Presidente dell’AG di Abdulla Shahid. Già ministro degli Esteri delle Maldive, esperto diplomatico che ha studiato alla prestigiosa Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University, con la sua elezione Shahid ha portato la piccola nazione dell’Oceano indiano per la prima volta nel più alto scranno dell’Assemblea Generale dell’ONU.

Chi crede che quando un presidente dell’AG proveniente da una piccola nazione attraverserà il mandato senza lasciar alcuna impronta, dovrebbe studiarsi il recente mandato del presidente di una nazione “piccola”, il danese Mogens Lykketoft. Con lui il Consiglio di Sicurezza fu messo sotto pressione per dare più trasparenza e inclusività all’AG – rispettando così meglio la Carta delle Nazioni Unite – nel procedimento di scelta per l’ elezione del Segretario Generale delle Nazioni Unite. L’attuale SG Antonio Guterres fu scelto ed eletto con le condizioni “consigliate” dalla presidenza della 70esima AG di Lykketoft.  Inoltre, il fatto che Shahid arrivi da una nazione isolana in pericolo di sopravvivenza per gli effetti del cambiamento climatico, fa ben intuire che la sua elezione – come ha anche lui espresso nel suo discorso – porterà ad una ulteriore accelerazione sul 13esimo obiettivo degli UNSDGs (Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile della Nazioni Unite da raggiungere entro il 2030 per evitare la catastrofe). Un altro recente presidente di una piccola nazione isolana, John Ashe, aveva allora fatto del cambiamento climatico una delle priorità dell’agenda dell’AG. Finito il suo mandato, fu coinvolto in uno scandalo di sospette tangenti e morì a New York in circostanze sospette e di cui indagò anche la procura di New York.

Appena arrivato davanti ai giornalisti, dopo aver pronuciato il suo discorso all’Assemblea Generale in cui ha fatto capire i punti principali in cui vuol focalizzare l’agenda della UNGA 76 (Pandemia e vaccini, Clima, diritti umani…) Shahid, sfoderando a tratti anche senso dell’humor, ha risposto alle domande dei giornalisti, dicendo che spera sempre che gli facciano anche quelle più scomode, dove magari lui si riserva di non rispondere… Ma a quella posta da La Voce di New York, Shahid ha risposto, eccome (video sotto dal minuto 9:50).

Abbiamo chiesto: C’è qualche potere a disposizione del Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU che non è mai stato usato prima, o non adeguatamente usato, ma che lei invece vorrebbe usare?

Shahid, dopo la battuta che si sentiva di nuovo come da studente “ad un esame dell’università”… ha risposto:

“Spero che non sarò costretto a usare alcun potere che non è stato usato negli ultimi 75 anni. Ci sono difficili sfide ma certamente esplorerò (i miei poteri) con la mia squadra legale e state sicuri che se alcuni di questi poteri ci sarà bisogno di usarli per consentire all’Assemblea Generale di funzionare, li userò”.

Ci sono state altre domande interessanti per Shadid (una giornalista di una testata indiana gli ha chiesto come avrebbe accelerato la riforma del Consiglio di Sicurezza –  una riforma è spinta dall’India che punta al seggio permanente ma l’Italia è tra i maggiori oppositori e ha una sua controproposta – e lui ha risposto che vorrebbe accelerare una riforma ma di non avere la “bacchetta magica”…), e nel video potete farvi un giudizio. Un presidente dell’AG quindi, che come accadde con quello danese, potrebbe lasciare al Palazzo di Vetro la sua impronta sul rafforzamento degli interessi dei piccoli paesi del mondo? Lo osserveremo in azione, soprattutto sugli UNSDGs e in particolare il cambiamento climatico.

Intanto il suo predecessore, il turco Volkan Bozkir, è stato salutato dal Segretario Generale dell’ONU così: “Attraverso questo difficile e storico momento, siamo stati tutti fortunati nel poter contare nella leadership di sua eccellenza, il Presidente Volkan Bozkir”.

Volkan Bozkir (a destra), presidente della 75a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, consegna il martelletto ad Abdulla Shahid, presidente della 76a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UN Photo/Evan Schneider)

Guterres ha detto che con la leadership di Bozkir, l’AG ha cercato “di rafforzare i sistemi per la salute, distribuire i test sul covid-19, per la cura, e contribuire alla più ambiziosa campagna di vaccinazione nella storia… In breve, sotto la guida di Boskir, questa Assemblea ha dimostrato, ancora un volta, il valore del multilateralismo e del sistema internazionale basato sulle regole”, ha concluso Guterres.

Nel suo discorso prima di chiudere la 75esima AG, il presidente uscente Bozkir ha notato che la sua carica si è tenuta durante un anno di grandi trasformazioni: “Dal primo momento della prima Presidenza, sapevamo che il COVD-19 avrebbe dominato la nostra agenda. Comunque, posso ora dire che ha rinforzato il nostro credo in una più efficace e reattiva ONU”.

Il nuovo Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Abdulla Shahid con il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres (UN Photo/Evan Schneider)

Il nuovo presidente dell’AG, Abdulla Shahid, aprendo la 76 esima sezione, con orgoglio ha detto che la bandiera del suo paese oggi “vola nel punto più alto”. Guardando all’”ansia collettiva” e perdita di speranza, che ha detto non è tutta dovuta alla pandemia, ha detto che “la narrativa deve cambiare” e che l’Assemblea Generale deve “fare la sua parte per questo”. La parola “Hope”, come un certo Barack Obama, era molto presente nel primo discorso del nuovo presidente delle AG.  Shahid ha detto infatti che questo momento storico richiede soprattutto speranza, per dimostrare alla popolazione globale che “ci accorgiamo delle loro difficoltà… stiamo ascoltando… e siamo pronti a superare i problemi”. Possiamo quindi trovare il coraggio per “spingere avanti”, “vaccinare il mondo” e portare a una più inclusiva ripresa dalla pandemia.

Lo spirito della partnership, dell’essere uniti per una causa comune “è il cuore pulsante  del nostro lavoro qui alle Nazioni Unite”, ha detto il SG Guterres nell’aprire la 76 esima sezione dell’Assemblea Generale. E nel congratularsi con il nuovo presidente Shahid per la sua elezione, il Segretario Generale dell’ONU ha sottolineato la lunga esperienza del diplomatico delle Maldive, aggiungendo “che porta la fresca prospettiva e esperienza unica di essere da uno stato composto da piccole isole”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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