Gli Stati Uniti chiedono nuove sanzioni, le Nazioni Unite rispondono (in fretta e furia e di sabato) sì. Nelle ore in cui il consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense H.R. McMaster dichiara alla stampa che l’America sarebbe “pronta per una guerra preventiva” contro la Corea del Nord, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è riunito per votare (e approvare) la risoluzione numero 2371, che decreta sanzioni pesanti nei confronti del regime di Pyongyang, per circa un miliardo di dollari. Oltre al blocco per le esportazioni di carbone, ferro, piombo e prodotti ittici, anche il divieto ai Paesi membri delle Nazioni Unite di stringere nuovi accordi commerciali con il regime e la decisione di porre fine alle attività che coinvolgono la Foreign Trade Bank nordcoreana.
L’ambasciatrice statunitense Nikki Haley, in un tweet del 30 luglio, era stata chiara: “La Cina è consapevole che dobbiamo agire. Giappone e Sud Corea devono incrementare la pressione”, perché quello nord-coreano “non è soltanto un problema statunitense: serve una soluzione internazionale”. Una soluzione che in effetti ora sembra sia arrivata, facendo sfumare così quella sensazione di deja-vu che si era respirata dentro il Palazzo di Vetro il 5 luglio, nel corso del precedente Consiglio di Sicurezza straordinario sullo stesso tema, a seguito del penultimo lancio di missili balistici a testata nucleare.
“Il mese scorso avevo detto che il mondo si trovava a vivere un periodo buio, a causa delle azioni della Corea del Nord. Settimana scorsa invece avevo chiarito che il tempo delle parole era finito. Oggi votiamo questa risoluzione contenente misure negligenti nei confronti del regime nord-coreano” ha detto l’ambasciatrice statunitense Nikki Haley, evidenziando: “Ero stata critica nei confronti della Cina lo scorso mese, ma in questo caso devo ringraziare la missione cinese per il lavoro svolto su questa risoluzione: oggi per le Nazioni Unite è un bel giorno, anche se siamo ben lontani dall’aver risolto il problema”. Anche perché, come ha spiegato la stessa Haley nello stakeout al termine del Consiglio di Sicurezza “ora spetta alla Corea del Nord decidere come comportarsi: saremo felici di parlare con loro, ma devono capire che devono fermare la loro attività nucleare”.
“La debolezza non è una soluzione, il non avere paura è un prerequisito per trovare una soluzione politica” aveva dichiarato invece prima del Consiglio di Sicurezza l’ambasciatore francese Françoius Delattre. Che nel suo statement in aula ha evidenziato invece la necessità di agire insieme: “Le risoluzioni non possono avere successo se fini a sé stesse, oggi siamo tutti coinvolti nell’implementazione delle azioni contro la Corea del Nord”. Tutti, compresi Russia e Cina, che a luglio si erano dimostrati più cauti sulla linea da adottare contro il regime di Pyongyang, ma che nel Consiglio di Sicurezza del 5 agosto hanno votato a favore della risoluzione proposta dagli Stati Uniti: “La Cina è contraria alle tensioni nella regione nord-coreana e la comunità internazionale è compatta contro il programma nucleare della Corea del Nord” ha detto l’ambasciatore cinese Liu Jieyi, evidenziando comunque che la Cina non sia alla ricerca di “un cambio di regime”, né di modificare gli attuali equilibri di governo all’interno di Pyongyang. Per Liu Jievy c’è piuttosto la necessità di lavorare insieme a una “denuclearizzazione della regione nord-coreana”, per “riaprire il dialogo tra le parti”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’ambasciatore russo, Vasilly Nebenzia: “Condividiamo la preoccupazione verso il nuovo lancio di missili balistici, questa risoluzione deve essere parte di un processo politico che faccia prevalere la via diplomatica“. Mentre il rappresentante del Giappone, Koro Bessho, ha evidenziato: “Considerando l’atteggiamento della Corea del Nord, non abbiamo altra scelta se non quella di aumentare la pressione”.
A favore della risoluzione, anche l’Italia che nel ringraziare il lavoro fatto dalla missione statunitense ha evidenziato: “La Nord Corea sta persistendo in modo illegale nell’implementazione del proprio arsenale nucleare, è una situazione particolare che richiede azioni straordinarie – ha dichiarato l’ambasciatore Inigo Lambertini, Vice Rappresentante Permanente. Rimaniamo vigili: le sanzioni non sono fini a se stesse ma promuovono la piena conformità della Nord Corea”.