La guerra in Ucraina terrorizza sempre di più e non solo dentro i suoi confini. Potremmo davvero essere davanti l’inizio di una Terza Guerra Mondiale? E a provocarla è la megalomane ambizione di un uomo solo al comando come Putin? O forse qualcun altro sta continuando a commettere degli errori? Per orientarsi in questo labirinto geopolitico che spaventa tutti i popoli del mondo, abbiamo intervistato a New York il Politologo Rajan Menon, per avere delle risposte non condizionate da propaganda, ma frutto di un approccio scientifico. Menon è Professor Emeritus del City College CUNY e della Columbia University ed esperto di Sicurezza Internazionale, Etica Globale e Intervento Umanitario, con focus Russia e paesi asiatici.
Professore, nel 2016 ha scritto il libro Conflict in Ukraine: The Unwinding of the Post-Cold War Order. Si aspettava che sarebbe scoppiata una guerra del genere?

“No, non in questi termini. Ma poco prima dell’inizio della guerra, il governo degli Stati Uniti affermava ripetutamente che ci sarebbe stata un’invasione su vasta scala dell’Ucraina. La maggior parte degli esperti pensava che sarebbe accaduta una di queste due cose: che il presidente Putin avrebbe alzato la tensione per poi forzare una accordo alle sue condizioni, oppure che avrebbe usato una forza militare ridotta per spingere fuori dai confini i due mini-stati filo-russi nella regione del Donbas. Ma l’idea che avrebbe invaso l’Ucraina e lanciato una guerra su vasta scala con l’intenzione di rovesciare il suo governo, non credo che nessuno l’avesse previsto. È una sorpresa”.
Il Cremlino ha spiegato più volte che la questione ucraina è una questione di sicurezza per la Russia: la possibilità anche remota che Kiev si unisca alla NATO e ospiti armi dell’Alleanza Atlantica sarebbe inammissibile per Mosca. Crede che questo sia il vero motivo dell’invasione? O ce ne sono degli altri dietro l'”operazione militare speciale”?
“Negli Stati Uniti è in corso un dibattito tra chi crede che l’espansione della NATO e la prospettiva dell’ingresso dell’Ucraina in essa fosse una delle ragioni principali, e chi crede invece che questa non sia la ragione, ma che il problema di Putin sia la diffusione della democrazia. Un’Ucraina democratica è una minaccia per la Russia, perché i due Paesi condividono un percorso comune: nella lingua, nella cultura, nella storia e così via. Penso che entrambe le visioni possano essere vere. In altre parole, escludendo la Russia, l’Ucraina è il paese più grande d’Europa al confine con la Russia e con una storia a lei molto vicina. Per Putin è molto importante che Kiev non si inclini a ovest, ma rimanga in stretto rapporto con Mosca. Ma è anche vero che è preoccupato per la diffusione della democrazia negli ex Stati sovietici e col tempo, teme che ciò possa avere effetti sulla stessa Russia. Le cose complicate accadano per ragioni complicate e a volte c’è più di una ragione. Inoltre, non credo ci fosse alcuna possibilità che l’Ucraina potesse entrare presto nella NATO. Questa è stata una ‘unnecessary war’ perché la decisione di Putin non è arrivata in un momento in cui l’Ucraina stava per essere ammessa nella NATO”.

Pensa quindi che la NATO abbia messo in atto una strategia diplomatica sbagliata negli ultimi anni? In Europa, c’è chi dice che questa crisi è anche una responsabilità della stessa Europa. E’ d’accordo?
La NATO ha delle colpe perché nel 2008 in un vertice a Bucarest aveva annunciato che la Georgia e l’Ucraina sarebbero state ammesse in futuro. Ma quasi 14 anni dopo, ancora non erano arrivati ad una decisione perché ai sensi del Trattato NATO del 1949, tutti i 30 membri devono accettare l’ammissione di un nuovo stato. Ovviamente non c’era un consenso ma, nelle settimane prima della guerra, mentre i russi dicevano che l’Ucraina non potrà mai far parte della NATO, l’Alleanza continuava a ripetere che ‘l’impegno di Bucarest era ancora vivo’ e che ‘avrebbe mantenuto l’impegno perché l’Ucraina ha il diritto ad autodeterminarsi’. Così facendo ha aumentato le aspettative di Kiev, tanto che nella costituzione ucraina c’è una dichiarazione che sostiene che l’adesione alla NATO fa parte delle sue aspirazioni. Dunque, sono successe due cose: i russi si sono arrabbiati sempre di più e quando hanno attaccato, l’Ucraina non ha avuto protezione dalla NATO. Penso che questa sia stata una mossa altamente irresponsabile dell’Alleanza Atlantica, e mi sembra che abbia messo l’Ucraina in una terribile posizione. Non credo che la NATO avesse intenzione di ammetterla perché non ci vogliono 14 anni per prendere una decisione del genere. Nessun altro stato della NATO è stato costretto ad aspettare per 14 anni. Non li incolpo per la crisi, sto solo dicendo che qui non ci sono angeli, tutti hanno sbagliato. Inoltre, il presidente dell’Ucraina, Zelensky, ha ora affermato di averlo capito e nei negoziati di pace potrebbe esserci un accordo.

Quindi la soluzione per uscire dal conflitto è possibile solo con un accordo tra russi e ucraini? O dovrebbero essere gli stessi russi a fermare il loro leader?
“Ucraini e russi si sono incontrati per quattro round di negoziati e alla fine dell’ultimo, entrambi hanno affermato senza entrare nei dettagli che c’è qualche possibilità. È la prima volta che vedo qualche speranza. L’accordo potrebbe esserci se l’Ucraina dicesse di voler essere neutrale. Neutralità dovrebbe significare non appartenere alla NATO e quindi non ospitare né basi né truppe. Ma senza armi e addestramento, l’Ucraina non sarebbe in grado di avere alcun tipo di capacità difensiva e sarebbe completamente sotto l’ombra della Russia. In questa guerra Kiev ha imparato che un’Ucraina neutrale potrebbe esserlo solo con un esercito forte abbastanza per proteggere la propria sicurezza. Ma non si tratta solo di neutralità. I russi vogliono che l’Ucraina riconosca che la Crimea faccia parte della Russia e che riconosca come entità indipendenti le due repubbliche del Donbas. Ma c’è una complicazione perché i filo-russi controllano solo un terzo delle province Lugansk e Donetsk, ma Putin ha riconosciuto l’intero territorio. E poi, ci sarà la volontà dei russi di evacuare i territori che controllano dal 24 febbraio quando la guerra è iniziata? C’è ancora un’altra richiesta da Mosca e cioè il ripristino della lingua russa con lo status di lingua ufficiale in Ucraina. E’ complicato, ma penso che stiano accadendo due cose: gli ucraini hanno sentito il dolore della guerra perché è stata orribile e brutale; dall’altra parte, i russi pensavano di poter attraversare il confine e far crollare il governo ucraino in pochi giorni ma non è successo, anzi, hanno subito gravi perdite. La domanda ora è: le due parti sono in una posizione in cui credono che continuare la guerra sia più costoso? L’unico modo per porre fine a questo scontro sia una soluzione diplomatica”.

Stalin è stato l’unico leader del Cremlino ad avere un potere assoluto, ma l’arma nucleare l’ha avuta solo per un breve periodo: è morto nel 1953. Ma con Putin, per la prima volta nella storia dell’umanità, c’è un leader al Cremlino con poteri autoritari accentrati e in possesso di armi di distruzione di massa. È d’accordo su questo e ne è preoccupato?
“Sì, sono preoccupato. In Ucraina c’è una guerra in corso. Gli Stati Uniti e alcuni dei suoi alleati gli hanno fornito molte armi anche dal 2015. Ora, le forniture sono aumentate e provengono principalmente dalla Polonia. L’Ucraina occidentale vicino al confine polacco era stata in pace dai russi, ma negli ultimi giorni invece, hanno iniziato attacchi aerei e missilistici su aeroporti e strutture militari, e hanno anche affermato che se i convogli di armi arrivano dalla Polonia in territorio ucraino, li considereranno obiettivi legittimi. Quindi, lo scenario è: se i russi prenderanno di mira questi convogli di armi, quale sarà il prossimo passo della NATO? La mia preoccupazione, e non sto dicendo che ciò accadrà, è che a causa di qualcosa che nessuno vuole davvero, questa guerra degeneri in uno scontro tra NATO e Russia. Il presidente Putin ha detto che se qualcuno interferirà nella guerra in Ucraina, dovrà affrontare conseguenze inimmaginabili. La vedo come una velata minaccia di usare forse armi nucleari tattiche? Potremmo dire che sta bluffando ma, dato il pericolo, dobbiamo esserne veramente sicuri perché una volta che le armi nucleari vengono introdotte nella guerra diventa un problema completamente diverso. Ancora una volta, non sto dicendo che accadrà, sto dicendo che la situazione potrebbe peggiorare”.

In questa crisi, cosa pensa dell’ONU? Il Segretario Generale Antonio Guterres è stato criticato perché fino a poche settimane fa pensava che la guerra fosse impossibile. Ma, giorni fa, ha completamente cambiato opinione e ha affermato che “la guerra nucleare è nel regno delle possibilità“. Nel frattempo, i membri del Consiglio di Sicurezza non riescono nemmeno a trovare un accordo per approvare una risoluzione umanitaria. Dopo questa crisi, pensa che le Nazioni Unite appariranno sempre più inefficaci come la Società delle Nazioni?
“Nessuno si aspettava la guerra tranne l’intelligence statunitense, quindi in questo senso simpatizzo per il Segretario Generale Antonio Guterres. Per me criticarlo non sarebbe giusto. Penso che una volta iniziata la guerra, abbia visto con sua sorpresa le azioni dei russi e le ragioni legittime dell’Occidente che stava aiutando l’Ucraina a difendersi, e abbia iniziato a preoccuparsi che questa situazione potesse andare fuori controllo. Il problema dell’ONU è che qualsiasi risoluzione ha bisogno dell’approvazione del Consiglio di Sicurezza e i russi hanno il veto. L’ONU non può essere migliore dei suoi membri perché non ha un esercito e non ha la capacità di costringere i paesi a fare tutto ciò che è necessario per creare un consenso. Quindi, l’ONU in questo senso è impotente? Sì, ma lo è sempre stata. Credo stia attirando l’attenzione sul pericolo di una guerra nucleare e sottolineando la catastrofe umanitaria in Ucraina”.

L’International Court of Justice ha appena ordinato al governo russo di lasciare il territorio dell’Ucraina. Crede sia possibile processare Putin per crimini contro l’umanità?
“Penso che non ci sarà alcuna possibilità che accada, ne sono abbastanza sicuro. Il presidente Biden ha definito il presidente Putin un ‘criminale di guerra’, quindi qualsiasi stato membro della CPI può deferire il caso al pubblico ministero e il pubblico ministero può fare un’indagine, ma poi bisogna fare in modo che la persona incriminata, se è incriminata, venga messa davanti alla corte e quell’ultimo passo non credo possa avvenire adesso. Ad esempio, se il Presidente americano durante la guerra in Iraq fosse stato incriminato per crimini di guerra non ci sarebbe stata alcuna possibilità”.

Se fosse il consigliere più vicino a Putin, cosa gli direbbe?
“Questo è parte del problema. A volte mi chiedo se qualcuno gli stia davvero dicendo cosa sta succedendo e quanto siano gravi le perdite. Gli direi che questa guerra, anche se si concluderà con una vittoria militare, sarebbe comunque una sconfitta strategica per lui, perché le truppe americane nella NATO aumenteranno: infatti Finlandia e Svezia stanno discutendo se entrarci ed erano Paesi neutrali; c’è stata una spaccatura tra Russia e Occidente che durerà finché ci sarà lui; l’economia russa è sotto sanzioni ed è chiaro che diventerà sempre più dipendente da quella cinese. Non potrebbe trasformarla in una vittoria strategica. È facile per noi discuterne, ma la domanda è chi dei suoi consiglieri avrà il coraggio di dirglielo. La difficoltà per un consigliere quando c’è qualcuno che ha il potere assoluto è proprio questa”.