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February 25, 2022
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La Russia di Putin resta isolata, ma il Consiglio di Sicurezza non è unito

La risoluzione di Usa e Albania, che condanna l'invasione russa dell'Ucraina, non passa per il "niet" del Cremlino. Con la Cina si astengono India e Emirati

Alessandra LoierobyAlessandra Loiero
Time: 4 mins read

Come previsto, il veto della Russia ha bloccato il passaggio della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu presentata dagli Stati Uniti insieme all’Albania, che condanna la decisione di Mosca di invadere l’Ucraina. Nessuna sorpresa per l’astensione della Cina, mentre l’India, dopo vari tentennamenti, si è accodata a Pechino. Iniziale stupore per l’astensione degli Emirati Arabi Uniti, che forse si può spiegare con la necessità di restare neutrale perché da martedì prenderà la presidenza di turno del Consiglio per il mese di marzo.

Poteva essere una grande opportunità per dimostrare al mondo l’unità delle Nazioni Unite: infliggere una condanna morale alla Russia, tra i fondatori dell’Onu, che ha calpestato i principi fondamentali della UN Charter violando l’integrità territoriale e la sovranità di un altro Stato e Paese membro della più importante organizzazione internazionale fondata sulle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Invece, l’obiettivo è stato centrato solo in parte.

È vero, solo la Russia ha votato “no” (azionando il suo diritto di veto), ma la maggioranza non è riuscita a convincere i due giganti Cina e India, nonostante l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield nel discorso antecedente al voto avesse avvertito che l’astensione, nel caso di questa risoluzione, sarebbe stata equiparata a “non appoggiare la Carta Onu”.

Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il momento del voto della risoluzione presentata da Stati Uniti e Albania (UN Photo/Evan Schneider)

Pechino attenta a mantenere un equilibrio con Mosca, ha giustificato la sua astensione descrivendo la questione ucraina come “complessa e delicata” e “non emersa durante la notte”, ma frutto di un’“interazione di vari fattori per un lungo periodo di tempo”. Pur dichiarandosi a favore della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti gli Stati, per la Cina, esercitare pressioni e “imporre alla cieca sanzioni” aggiungerebbero solo “benzina al fuoco” e alla fine, a pagarne il caro prezzo “sarà un vasto numero di persone”.

L’ambasciatore del Cremlino, Vassily Nebenzia, ha rigettato le accuse che il veto russo alla risoluzione – la Russia si sarebbe dovuta astenere perché coinvolta – fosse contrario alle regole della Carta. Poi ha definito la risoluzione “antirussa e antiucraina” perché proteggerebbe coloro che sono al potere in Ucraina (i nazisti) e che non fanno gli interessi del popolo ucraino.

“I figli degli ambasciatori che oggi hanno votato sì alla risoluzione, ringrazieranno i loro genitori” ha affermato l’ambasciatore ucraino, Sergiy Kyslyt, intervenendo durante la riunione dei Quindici. Iniziando il suo discorso, aveva chiesto qualche momento di silenzio per le vittime in Ucraina. Un silenzio rotto subito da Nebenzia, per l’ambasciatore russo si sarebbero dovute ricordare anche le vittime del Donbass degli anni precedenti. Riprendendo la parola, Kyslyt è riuscito a ristabilire il silenzio, al termine del quale i membri del Consiglio hanno applaudito con l’eccezione di Nebenzia.

L’ambasciatore dell’Ucraina Sergiy Kyslyt al Consiglio di Sicurezza chiede un minuto di silenzio per le vittime ucraine (UN Photo/Evan Schneider)

Al termine del voto, molti ambasciatori hanno motivato la loro scelta e sia i Paesi africani (Kenya, Gabon e Ghana) con Brasile e Messico, la Norvegia e soprattutto l’Albania con l’ambasciatore Ferit Hoxha, co-sponsor con gli Stati Uniti della risoluzione, hanno ribadito come in gioco ci fosse l’ordine e la pace internazionale garantita dalla Carta delle Nazioni Unite.

Finita la riunione del Consiglio di Sicurezza, lo stakeout si è riempito di ambasciatori. Non solo dei Quindici, ma di tutti i membri dell’Onu che volevano far sentire la loro solidarietà con la risoluzione appena presentata. ma prima ancora si è presentato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ribadendo il grave momento che con l’invasione russa il mondo sta vivendo, ha annunciato di aver nominato suo assistente il sudanese Amin Awad come United Nations Crisis Coordinator per l’Ucraina.

Lo stakeout davanti ai giornalisti si è riempito di decine di ambasciatori dell’Unione europea, tra cui quella dell’Italia, Maurizio Massari. L’ambasciatore Olof Skoog – capo della delegazione dell’Unione europea alle Nazioni Unite – ha letto un comunicato in cui ha ribadito la ferma condanna alla Russia e ha mostrato tutta la solidarietà delle nazioni europee nei confronti dell’Ucraina e del suo popolo.

A seguire, un altro grande gruppo di ambasciatori guidati questa volta dalla diplomatica USA, Linda Thomas-Greenfield, che insieme ai precedenti europei, ha letto un altro importante comunicato di appoggio alla risoluzione contro l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. L’ambasciatrice Thomas-Greenfield nel ribadire che la Carta delle Nazioni Unite era stata scritta con l’espresso intento di prevenire una guerra “esattamente come quella che il presidente Putin ha appena iniziato”, con tono sommesso ha detto: “la Russia ha abusato del suo potere di veto contro la nostra forte risoluzione. Ma la Russia non può mettere il veto alla nostra voce. La Russia non può mettere il veto al popolo ucraino. La Russia non può il veto al suo stesso popolo che protesta contro questa guerra nelle strade. La Russia non può mettere il veto alla UN Charter. La Russia non può e non potrà mettere il veto alla sua responsabilità”.

Poi, nel ringraziare tutti gli Stati, inclusa l’Italia, che nel co-sponsorizzare questa risoluzione hanno appoggiato l’Ucraina e la Carta delle Nazioni Unite, l’ambasciatrice americana ha annunciato: “Porteremo la questione all’Assemblea Generale, dove il veto della Russia non si può applicare e le nazioni del mondo potranno continuare a ritenere la Russia responsabile”.

 

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Alessandra Loiero

Alessandra Loiero

Laureata all’Università Cattolica di Milano interfacoltà di Scienze Politiche e Sociali e Scienze Linguistiche e Letterature Straniere. Per la Voce di New York si occupa di Nazioni Unite e Politica Estera. Attualmente frequenta il corso di specializzazione in Geopolitica presso la Scuola di Limes. Alessandra earned an interdisciplinary degree from the Catholic University in Milan, in the faculties of Political and Social Sciences and Linguistic Sciences. Her work for La Voce di New York deals with the United Nations and Foreign Policy. She is currently attending a postgraduate course in Geopolitics at the Limes School.

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