Claudio Signorile è stato uno degli uomini politici più preparati ed influenti negli anni che vanno dal 1976 al 1992 della storia repubblicana italiana. Oltre alla laurea ha anche fatto parte del mondo accademico. Politicamente successe a Riccardo Lombardi alla leadership della sinistra socialista e fu fra i principali artefici “della svolta dei quarantenni del Midas” nel 1976, quando affiancò Craxi alla guida del PSI.

Mi accoglie nello studio di casa a sua, a Roma, e dopo qualche comune ricordo (chi scrive ha lavorato nella redazione del quotidiano socialista l’Avanti, ndr) gli pongo la prima domanda:
Come e quando nasce politicamente Claudio Signorile?
“Da ragazzo del sud e con una forma mentis riformista meridionalista mi avvicinai, intorno ai 15/16 anni, a forme di lavoro sociale nelle campagne ma, principalmente, feci parte di un gruppo politico che si rifaceva alla lezione contadina e meridionale di Rocco Scotellaro per aiutare a costituire cooperative di braccianti, asili nido e quant’altro occorresse a gente che viveva in condizioni disumane in cui cercava di sopravvivere la civiltà contadina degli anni ’50. Fu in quel lavoro che rafforzai sempre più il forte convincimento di una forte “cultura riformista meridionalista” che si misurava sui fatti concreti”.
Quando avvenne il passaggio definitivo alla politica?
“Accadde abbastanza presto e per due ordini di motivi: il primo fu quando mi resi definitivamente conto che i problemi si risolvono con la lotta politica ed il secondo è legato al 24 ottobre 1956, il giorno dell’invasione sovietica in Ungheria. A quel punto decisi di tornare a Taranto e di iscrivermi al Partito Socialista facendo una scelta “di libertà ed anti sovietica””.

Cosa fu il Midas per te e che rapporti avevi con Bettino?
“Se permetti rovescio la domanda e parto da Bettino con cui avevo un antico rapporto in quanto eravamo entrambi stati nelle federazioni giovanili del PSI e ci frequentammo. Poi molti non sanno che per 5 anni avevamo convissuto nella sede nazionale del partito in quanto lui era vice segretario ed io membro della segreteria per la minoranza di Lombardi. La cosa bella è che ci furono assegnate 2 piccole stanze ed un’unica segretaria che abbiamo condiviso per 5 anni quindi, pur avendo posizioni politiche diverse, ci aveva legato un periodo di vita quotidiana comune”.
E il Midas?
“Facilitò l’operazione politica in quanto ci eravamo frequentati parecchio. Sulla nostra alleanza aleggiava uno scetticismo incredibile in quanto vedeva alleati gli autonomisti di Nenni e la sinistra alternativa di Lombardi che erano per vocazione e spirito diversi. Quindi la nostra reciproca conoscenza fece cadere quelle barriere in quanto capivamo entrambi l’evoluzione dei processi politici in atto e che contribuì a far nascere quella grande stagione del Partito socialista e il rilancio e la crescita della democrazia italiana”.
Si devono a Signorile ministro il Piano generale dei trasporti nel 1984 il cui comitato tecnico fu presieduto dal Premio Nobel Wassily Leontief. Fece varare nella Comunità europea, durante la Presidenza italiana, il Master Plan comunitario dei trasporti (1985), che costituì l’asse portante della strategia europea dei corridoi comunitari. Stipulò un famoso codice di autoregolamentazione dei sindacati e delle aziende di trasporto (1984) che migliorò in modo considerevole le relazioni industriali nel settore. Definì interventi di ampliamento e ammodernamento degli aeroporti di Fiumicino e Malpensa avviando il processo di liberalizzazione delle gestioni aeroportuali. Autorizzò la gestione autonoma dell’aeroporto di Venezia, Genova, Bari, Brindisi. Recependo la direttiva comunitaria, liberalizzando i voli interregionali passeggeri e merci nel Paese e nella CE. Rese obbligatorio l’uso del casco protettivo per motociclisti, che ridusse di oltre il 50% la mortalità per incidenti su due ruote.
Durante il periodo di Hammamet hai avuto più rapporti con Craxi?

“Si, ho avuto diversi contatti telefonici con lui. Non mollava mai aveva un coraggio non comune. Ho sempre continuato ad avere con lui un rapporto umano e personale”.
Ora ti vorrei portare su un terreno un po’ minato, il rapimento di Aldo Moro: il 7 maggio del 1978 tu chiedesti a Franco Piperno, con cui stavi tentando di tessere una delicata mediazione umana e politica, se poteva funzionare l’annuncio di un atto di clemenza da parte dello Stato attraverso la seconda carica della Repubblica: l’allora presidente del senato Amintore Fanfani.
“La risposta non tardò ad arrivare e fu positiva lo confermo. Infatti la Faranda affermò che la dichiarazione di Fanfani li avrebbe messi in difficoltà”.

E la domanda che ancor oggi Signorile si pone come già aveva fatto appunto dinanzi alla Commissione Moro 2 dove testimoniò:
“Come facevano a sapere che Fanfani avrebbe parlato? Lo sapevamo solo in quattro: io, Craxi, Fanfani, Leone. La mia telefonata a Craxi è stata intercettata? Da chi? Dai servizi deviati? Io non lo so. Ma non posso pensare che il rapimento di Moro non interessasse ai servizi segreti di tutto il mondo”.

Avesti la sensazione che ci fossero interessi esterni all’Italia?
“Si e l’ho anche detto, per me l’atto finale, ovvero l’uccisione di Aldo Moro, prescinde dai brigatisti!”
Oltre ad essere stato un uomo politico sei anche stato un alto servitore dello Stato, che tipo di rapporto ha avuto il PSI con i servizi di intelligence?
“Quasi nessuno. L’unica eccezione al riguardo è stato l’ammiraglio Fulvio Martini a capo del SISMI per un certo periodo”.

Cosa pensavi della politica estera americana dell’epoca?
“Era un po’ complicato perché gli USA non avevano una linea politica estera unica ma ce ne erano diverse quella del Dipartimento di Stato, quella del National Security Council, quella del Pentagono ecc”.
Cosa ne pensi di Mattarella e Draghi?
“L’Italia si è trovata fra due crisi: quella sanitaria e quella economica. Col nostro sistema politico completamente collassato ed incapace di realizzare una qualsiasi maggioranza di governo. A quel punto Mattarella fa l’unica cosa possibile: il governo del Presidente con cui non sostituisce il Parlamento, bensì i partiti che a marzo del 2023 avranno l’esame finale e se non realizzeranno forti cambiamenti avremo ancora il governo del Presidente che, mi sia consentito, non è stato un fatto eccezionale lo dimostra la sua rielezione”.

Stai, per caso, pensando alle elezioni politiche del 2023?
“Non lo nego e sto mettendo in piedi un progetto ampio che parte dal mezzogiorno d’Italia“.
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