Sono le 11:20, ora italiana dell’undici di giugno 2015: dopo 200 giorni di permanenza nello spazio, il capitano Samantha Cristoforetti sta per lasciare la Stazione Spaziale internazionale. Il suo volto e le sue imprese sono orami note al pubblico italiano e non solo. L’accompagnano nel rientro i colleghi Terry Virts e Anton Shkaplerov. Dopo che il cargo Progress ha avuto dei problemi, finalmente la navicella Soyuz è riuscita ad attraccare (fase di docking) e ora, dopo i controlli di rito, sta rientrando con il suo carico umano.
Samantha Cristoforetti sarebbe dovuta ritornare sulla Terra il 14 maggio, poi l’incidente al cargo russo Progress ha modificato i programmi e la permanenza sulla Stazione Spaziale è durata quasi un mese in più. La sua missione, denominata “Futura”, 43-esima Spedizione, è stata ricca di avvenimenti, sia mondani sia scientifici. La Cristoforetti ha condotto numerosi esperimenti scientifici, nove dei quali interamente italiani. Dalla medicina alla biologia, dalla fluidodinamica alla stampa in 3D. I prossimi anni verranno sviluppate nuove cure o ci saranno nuove tecnologie che saranno strettamente abbinate alle sue ricerche, come è sempre accaduto nella ricerca spaziale. Basti ricordare che alcuni prodotti utilizzati nello spazio sono stati poi utilizzati nella vita di tutti i giorni: dai materiali antiaderenti, ai materiali a memoria di forma fino ai nuovi filati per gli abiti, senza contare alle scoperte fatte nel campo delle tecnologie per la vita, nella medicina e nella biologia.

Samantha Cristoforetti con i colleghi Terry Virts e Anton Shkaplerov
La cronaca del rientro è scandita dai secondi di accensione e dalle manovre opportune. La sequenza che riassumiamo dà uno spaccato delle azioni che gli astronauti devono fare, senza contare che ci sono minuti in cui non hanno contatto con la torre di controllo. La navicella di ritorno ha viaggiato alla velocità di 28.000 km/h.
A 12 km dalla Stazione Spaziale si è acceso il motore principale per il rientro. L'accensione è durata 4 minuti e 40,3 secondi e ha prodotto una variazione di velocità di 128 m/s (460 km/h). Alle 14:55:58 è terminata l’accensione di rientro, a quota 412.5 km e con una velocità di 7,24 km/s (circa 26.000 km/h). Alle 15:09:11 la navicella ha attraversato l'equatore a 399 km di quota. Alle 15:18:00 il modulo orbitale si è separato dal modulo di rientro (che ospita gli astronauti). La quota era di 140 km, la velocità 7,57 km/s (27.250 km/h). Il modulo di rientro usa i propri motori di manovra per rivolgere il proprio scudo termico in avanti lungo la direzione di caduta. Alle 15:20:48 c’è stato il contatto con l'atmosfera sopra il confine fra Iran e Iraq, quota 100 km e velocità 7,62 km/s (circa 27.400 km/h). Alle 15:22:17 è iniziata una serie di manovre per variare la portanza e dirigere il rientro del veicolo per farlo atterrare a 148 km a Sud Est della cittadina di Dzhezkazgan, in Kazakistan. Quota 80,3 km e velocità 7,62 km/s (circa 27.400 km/h). Alle 15:26:56 c’è stato il picco di decelerazione, 3,9 g; quota 35,2 km e velocità 2,2 km/s (circa 7920 km/h). Alle 15:28:58, a 10,8 km di quota e 212 m/s (circa 760 km/h) di velocità, c’è stata l’apertura dei due paracaduti guida. Quando la velocità è scesa a 80 m/s (circa 290 km/h), c’è stata l’apertura del paracadute primario, che ha ridotto la velocità a 6,5 m/s (circa 24 km/h). L'equipaggio ha sganciato lo scudo termico, sfiatato il propellente residuo, sganciato le coperture dei finestrini e bilanciato la pressione interna con quella esterna. Alle 15:44 c’è stato l’atterraggio in Kazakistan, dove la temperatura è di circa 29°C. La capsula viene raggiunta dalle squadre di recupero, che provvedono a estrarre l'equipaggio; ma prima di estrarre i membri dell’equipaggio, uno per uno, la squadra provvede a eliminare le attrezzature ausiliarie che sono rimaste nella capsula. Il primo astronauta ad uscire è il capitano della Soyuz, Shkaplerov, che viene trasportato a braccia ed adagiato su di una carrozzella. Alle 16:07 viene estratta Samantha Cristoforetti, che sembra in buone condizioni e sorride. Subito dopo viene estratto l’ultimo astronauta Virts.
A guardare le cose dall’esterno, l’estrazione degli astronauti, fatta a mano dalla testa della capsula, sembra una azione assurda. Invece è l’unico modo per garantire la sicurezza agli astronauti stremati dal viaggio. Ora, gli astronauti, ridono di fronte ai fotografi ed ai tecnici russi mentre i medici misurano la pressione e i parametri vitali.
Non dimentichiamoci che gli astronauti sono rimasti in orbita per più di 6 mesi e, come abbiamo visto nel precedente articolo, la quantità di radiazione assorbita e l’assenza di gravità possono creare non pochi problemi alle loro condizioni fisiche. Dopo essere atterrata in Kazakistan, infatti, la squadra verrà portata negli Stati Uniti, nella sede della NASA di Houston. Rimarrà lì per effettuare i controlli medici di routine e per le prime fasi di recupero fisico dal lungo periodo in assenza di gravità.