Il carico di cellule cha avevamo mandato sulla Stazione Spaziale Internazionale è ritornato. La consegna dei contenitori è stata lunga e laboriosa. Dopo i ripetuti incidenti e i ritardi a cui sono stati sottoposti i mezzi che dovevano portare nello spazio i materiali della nostra ricerca, finalmente una buona notizia: sono rientrati e noi li abbiamo in mano. Purtroppo, i guai alla navicella che doveva riportare a Terra la nostra Samantha Cristoforetti, fanno sì che l'astronauta debba attendere ancora un mese prima del ritorno, battendo in questo modo il periodo di permanenza nello spazio prima di lei detenuto da Nespoli.
Ora la prima cosa da vedere è se le cellule sono ancora vive. Apriamo il contenitore stagno e con grande soddisfazione vediamo che sono rimaste vive. Il lungo viaggio e le sollecitazioni a cui sono state sottoposte non le ha uccise. Diverso è sapere a quali modificazioni sono andate incontro. Ci aspetta un lungo periodo di prove: valutare come hanno inciso i raggi cosmici, come la mancanza di gravità ha modificato la loro struttura, se lo stress dovuto alle accelerazioni dei missili usati per portarle nelle spazio ha rotto quel fragile equilibrio che le teneva insieme.
Il laboratorio è in fermento, le analisi si susseguiranno a ritmo cadenzato e continuo. I ricercatori più giovani non vedono l’ora di un risultato che suffraghi le ipotesi fatte. Bisogna aspettare. Il metodo prima di tutto. Ogni mossa deve essere pianificata in vista delle risposte ai quesiti che ci eravamo posti prima della missioni spaziale. Sappiamo che le risposte, positive o meno, ci permetteranno di fare un piccolo passo in avanti sulla via della conoscenza.
È possibile viaggiare a lungo nello spazio extra-terrestre? È una domanda crescente a cui molti vorrebbero dare una risposta. La spinta dell’industria tende a minimizzare il problema ma già ora sappiamo che il viaggiatore che volesse raggiungere Marte accumulerebbe, solo durante il viaggio, il 70 per cento di radiazione prevista nella sua vita. Le cellule sottoposte a questo bombardamento potrebbero modificarsi o subire dei danni irreversibili, c’è chi ipotizza che si potrebbe impazzire.
Ci aspettiamo delle risposte immediate. I sofisticati strumenti di cui è dotato il laboratorio ci permetteranno di indagare la struttura molecolare delle cellule e il loro ambiente prima e dopo la permanenza in microgravità. Usando sofisticati modelli matematici sottoporremo le cellule a stress virtuali che simuleranno in tutto e per tutto la microgravità. Poi cercheremo sulle cellule reali un indizio di un analogo risultato, confrontando le analisi virtuali con quelle reali, saremo in grado di capire meglio ciò che ha subito la cellula nello spazio.
È un nuovo metodo di indagine che richiede competenze sinergiche tra biologi, matematici e fisici. Altri colleghi in Europa e negli Stati Uniti stanno, come noi, utilizzando la matematica per capire meglio il comportamento del sistema biologico. Utilizzando le banche date su Internet, cercheremo risultati analoghi, se ci sono, e nel contempo metteremo a disposizione i nostri risultati per sviluppare delle collaborazioni virtuali con altri colleghi utilizzando le tecniche applicate ai Big Data.
Usando gli strumenti più evoluti che ci vengono messi a disposizioni, indagheremo anche noi, metteremo a punto dei metodi per interrogare quell’immenso giacimento di dati che giacciono ancora inesplorati e che forse ora possono darci delle risposte, come sempre parziali, ma utili a comprendere il mondo che ci circonda, ora non solo più relegato alla Terra ma allargato al sistema Solare.