A sinistra il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero
Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, ex ministro durante il secondo governo Prodi, presente alla manifestazione nazionale di Roma, convocata dai movimenti, dalle forze sociali antagoniste, dai Comitati di Base, dalla Cgil, che ha visto, inoltre, la partecipazione imponente del coordinamento degli studenti e dei precari, incontrato prima che la guerriglia mutasse il volto pacifico e di massa di un appuntamento a cui hanno risposto vasti strati di cittadinanza attiva e politicamente motivata, pacifica e consapevole di sé e della propria forza, non si sottrae alla necessità di fare il punto sulle dinamiche odierne di un partito che, alle ultime elezioni politiche del 2008, non è stato riconfermato in Parlamento.
Segretario, Rifondazione Comunista, in una giornata come questa, sente di essere più vicina ai movimenti, ai centri sociali, all’antagonismo che non alla esausta sinistra che siede oggi in Parlamento?
«Non solo siamo al fianco delle realtà che ha citato, ma abbiamo contribuito attivamente ad organizzarla questa manifestazione!»
Idealmente vi sentite da questa parte, dalla parte di chi è sceso in piazza a manifestare?
«Siamo, ovviamente, dalla parte di chi dice che bisogna mettere la “mordacchia” alla speculazione finanziaria e che non bisogna pagare il debito che viene scaricato sulle spalle dei lavoratori, quindi siamo con i manifestanti che occupano Wall Street, siamo qui, abbiamo spedito le lettere a Draghi e a Trichet, nei giorni scorsi».
Non c’è alcuna dialettica con Bersani e il Pd, al momento?
«Questa è un’altra risposta, è un’altra cosa, ci sono posizioni diverse, io penso che assolutamente bisogna dialogare col PD per cacciare Berlusconi».
Il Pd non dialoga con la piazza!
«Questo è un problema suo, invece noi siamo in piazza e siamo in questo movimento, nel quale ci poniamo il problema sia di cambiare le politiche contro il liberismo, sia di cacciare Berlusconi, che hanno un’assoluta urgenza. Penso che la sinistra dovrebbe essere tutta qui in piazza, infatti, chi è di sinistra è in piazza».
Qual è il suo giudizio politico sulla scelta dei Radicali di essere in Aula, quando si è votata la fiducia?
«Molto negativo perché c’era forse la possibilità di far cadere il governo».
Come si spiega tale scelta, a suo avviso?
«Mi sembra un comportamento che punta solo ad avere visibilità e non punta all’obiettivo che, invece, è quello di riuscire a mandare a casa il governo e di andare alle elezioni, non di sostituirlo con il governo di Montezemolo, che sarebbe esattamente uguale a questo».
Ritiene che il governo Berlusconi abbia le ore contate?
«Non è detto perché lui si è comprato i parlamentari, per cui non è detto che sia giunto all’epilogo, come mostrò eloquentemente la situazione del quattordici dicembre dello scorso anno, quando tutto sembrava precipitare, invece la campagna acquisti in Parlamento ebbe i suoi frutti! Di sicuro è un governo che non governa l’Italia, sta lì solo per badare agli affari propri e quindi prima se ne va, meglio è. Questa manifestazione è un bel avviso di sfratto, in tal senso».
Pensa che la mobilitazione popolare riuscirà a bloccare il decreto sulle intercettazioni?
«Io spero di sì perché ormai questa è una dimostrazione che non ci sono solo i giovani, c’è il popolo e il popolo dice che ne ha piene le scatole e che quindi bisogna respingerlo. Io spero in questo esito».
Dialogate con Vendola e Sel?
«Noi gli proponiamo l’unità della sinistra, però non sentiamo risposte, in pochi posti siamo riusciti a fare delle liste unitarie, noi siamo per fare le cose unitarie, però loro per adesso paiono distratti, mentre a livello di base c’è molto dialogo e molta collaborazione, purtroppo, a livello di vertice, sembrano più interessati a stare nel nuovo “Ulivo”, che non con la sinistra. Noi gli facciamo un appello sul fatto che bisogna costruire una sinistra».
Se si andasse subito a votare, Rifondazione si candiderebbe, parteciperebbe alle elezioni?
«Noi proporremo di fare un fronte democratico con il centro-sinistra per cacciare Berlusconi e proponiamo di fare le primarie sul programma, cioè di far votare la gente non tanto sui candidati leader, quanto sulle cose fondamentali: andarsene dall’Afghanistan, fare la patrimoniale, mettere la “mordacchia” alle banche».