Roma rende omaggio a uno degli artisti che più hanno segnato il ‘900 e il primo ventennio degli anni 2000, con la più completa mostra di pittura mai realizzata in Italia a un anno dalla scomparsa di Fernando Botero, avvenuta il 15 settembre 2023 a Montecarlo.
Palazzo Bonaparte accoglie fino al prossimo 19 gennaio oltre 120 opere, acquerelli, sanguigne, carboncini, sculture e pitture tra le quali La Menina, After Velazquez e Omaggio a Mantegna, che si riteneva perduto.

Botero è stato un classico moderno, nato nel 1932 a Medellin, la città molti decenni dopo patria dei cartelli dei narcos; lasciò la scuola per matador e da giovanissimo iniziò a dipingere, già consapevole di voler consacrare la sua intera esistenza all’arte. Una data segna la sua affermazione internazionale, il 1961, quando il suo Monna Lisa all’età di dodici anni, realizzato due anni prima, viene acquistato dal Museum of Modern Art di New York.
Ne seguì la fama, un successo trasversale ad ogni latitudine. La sua immediata riconoscibilità è dovuta ai caratteri distintivi di uno stile senza eguali, in cui l’opulenza delle forme sottende la necessità di trasformare i soggetti della sua pittura in veri e propri volumi tridimensionali e tattili. A metà degli anni ’70 iniziò anche a scolpire; la scultura avrà per lunghi anni come sfondo l’estate a Pietrasanta, patria tradizionale di questa forma d’arte, con ben sette fonderie.

La sensualità delle forme e l’estensione dei volumi producono nel sentire di Botero un’esaltazione della vita. La via dell’universalità nell’arte per Botero passa attraverso la dimensione locale, ciò che è radicato nella propria terra, nella propria esistenza, nel patrimonio personale di esperienze vissute. Nel lavoro reinventava i suoi ricordi, dando loro nuova vita, nuovi colori e quelle forme esagerate che sono la sua cifra stilistica. La sua fame d’arte lo ha accompagnato fino all’ultimo, dipingere era ciò che gli dava piacere e che voleva fare, non avendo desiderato mai essere qualcosa di diverso da ciò che esprimeva nelle sue tele e sculture.
Eppure, raccontava di ignorare la tecnica pittorica, le sue regole; ogni volta, diceva, scopriva cose nuove, ed era persuaso che questa sua convinzione fosse di molti, perché nessuno, a suo dire, poteva affermare di padroneggiarla veramente. Certo l’arte non ha il potere di produrre cambiamenti sociali o politici, ma perpetua nel tempo la memoria di un episodio, di un accadimento storico. L’essere esposto alla Grande Arte ha suscitato in Botero la creazione di un mondo nuovo, sono quelle influenze che hanno plasmato la sua vita e il suo lavoro. Perché in fondo l’arte, sosteneva, è la possibilità di ricreare la stessa opera in modo differente.

In Toscana, studiando i maestri del Quattrocento italiano, in particolare Piero della Francesca, Paolo Uccello e Masaccio, avvenne la sua metamorfosi, portando a compimento la trascendenza del volume nell’arte. I temi classici a lui più cari, l’America Latina, il circo, la mitologia, la religione, la natura morta e la corrida, si susseguono nella solennità delle sale in penombra di palazzo Bonaparte e mostrano quanto la predilezione per i grandi volumi sia applicata a tutto il suo universo creativo, personaggi e oggetti.
La critica Mariana Hanstein evidenzia come Botero enfatizzi costantemente il fatto che nella sua pittura l’esagerazione scatta da un’inquietudine estetica e svolge una funzione stilistica. È un pittore figurativo, ma non è un pittore realista, le sue figure sono ancorate alla realtà, ma non la rappresentano.” Egli utilizza la deformazione come simbolo della trasformazione della realtà in arte.”