L’America non é sembrata scioccata piú di tanto dalle immagini provenienti da Roma, un po’ come se se le aspettasse. Il G8 di Genova, dopotutto, é stato solo dieci anni fa. E poi in America è ancora viva la memoria degli anarchici italiani. Dopotutto, l’anarchico GaetanoBresci che uccise nel 1900 il re Umberto I a Monza, era partito da Paterson, New Jersey, allora la capitale degli anarchici italiani negli Usa.
Prima che le torri gemelle fossero colpite da Al Qaeda, uno dei piú gravi attentati terroristici della storia Americana era avvenuto nel 1920, sempre a settembre, proprio a pochi isolati di distanza, accanto alla scalinata di Wall Street: ancora una volta in quell’occasione furono sospettati gli anarchici italiani, la frangia piú pericolosa, quella dei galleanisti (dal nome del loro capo, Luigi Galleani) per aver fatto esplodere lí un carrettino con la frutta in pieno giorno, uccidendo 38 persone e ferendone oltre 140.
I segni delle schegge lasciati sul muro dove avvenne l’esplosione, sono ancora visibili. E poi ovviamente il caso giudiziario di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, i due anarco-sindacalisti ritenuti su prove piú che barcollanti colpevoli di un omicidio commesso durante una rapina a Braintree, vicino Boston, e che furono giustiziati con la sedia elettrica nel 1927 per “dare l’esempio” a tutti gli anarchici italiani: come a dire, vi condanniamo comunque, anche quando potreste essere innocenti.
Cosí quando sabato arrivavano le notizie che mentre in molte cittá del mondo le manifestazioni in solidarietá con ’Occupy Wall Street’ si svolgevano senza incidenti, Roma veniva messa a ferro e fuoco, dai notiziari dei network delle tv e radio americane una parola usciva facile facile per descrivere i colpevoli, sempre la stessa: ’anarchists’.
Giá, chissá poi se sono stati soltanto loro a fare tutto quel casino. Sta di fatto che quello che sconvolge nell’osservare da New York quelle immagini provenienti da Roma, é il livello di ’tolleranza’ dimostrato dalle forze dell’ordine italiane nei confronti di chi tirava pietre ed estintori, e spaccava vetrine: alla fine solo dodici arresti. A New York, lo stesso giorno per la manifestazione di Occupy Wall Street che si allungava pacificamente da downtown fino su a Times Square, oltre 70 arresti: e non é successo praticamente nulla. Come mai? Perché i poliziotti italiani sono stati cosí ’permissivi’ con quei pericolosi delinquenti che hanno rovinato la manifestazione di centinaia di migliaia di non violenti, e invece la polizia newyorkese ha messo, anche se per poche ore, oltre 70 ’indignati’ di Manhattan dietro le sbarre?
Siamo curiosi di ascoltare le ragioni della troppa passivitá italiana dal ministro degli Interni Roberto Maroni: nel frattempo tentiamo di spiegare le “ragioni” della severitá Americana.
Sul sito di ’Repubblica’, ho letto la testimonianza di Giulia Belardelli, giovane collega da poco arrivata a New York, che ho avuto il piacere di conoscere e della quale apprezzocapacitá e tenacia nel voler far bene questo mestiere. Giulia é stata arrestata a Times Squaresabato, anche se, secondo la sua testimonianza, non stava facendo nulla di male, si é solo ritrovata in un angolo della piazza sbagliato, dove la polizia ha deciso di raggruppare e portar via circa quaranta manifestanti. Giulia ha raccontato l’angoscia dell’arresto, le foto segnaletiche, la paura delle conseguenze per il suo visto…E pensando alle devastazioni nella sua cittá, Roma, dove sono stati arrestati solo 12 di quei violenti, e facendo i paragoni con New York dove invece ne sono stati arrestati otto volte di piú e senza che nulla del genere siverificasse, a quell punto tristemente Giulia si domanda: “Poi penso a questo Paese e al primo emendamento della sua Costituzione, e pure mi sento tradita. Cosa bisogna fare per essere parte della società civile e non farsi trascinare come pecore dalla Storia?”
Allora, qui proviamo una spiegazione di ció che puó esser accaduto a Giulia e che ci fa capire le differenze tra gli Usa e l’Italia. In America, le regole sono ’sacre’. Per il rispetto della legge vale la legge del cristianesimo protestante: chi sgarra deve pagare, sempre. Ma non all’inferno, subito qui, in terra. Giulia ovviamente sapeva di non aver fatto niente, non aveva tirato sassi, non aveva dato bastonate, stava soltanto con tante altre persone che magari gridavano slogan… Ma la polizia in quel momento sembra che avesse dato un ordine: sgombrare da lí, in quell’angolo non era piú permesso fermarsi, si doveva procedere… Probabilmente una parte dei manifestanti non ha fatto in tempo, é bastato un minuto di troppo, e chi é rimasto intrappolato, é stato arrestato. Esagerati? Certo che sí, almeno con Giulia. Dopotutto si trattava di una manifestazione che si stava svolgendo pacificamente.
Ma ecco un altro esempio, sempre lo stesso giorno a Manhattan, in cui ho assistito di persona, nei pressi di Washington Square, quando ormai era sera inoltrata. Alcune centinaia di manifestanti stavano tornando verso Zuccotti Park, cioé verso il ’fortino’ di “Occupy WallStreet”. Camminavano in fila nel marciapiede di Broadway, scortati da poliziotti, e i manifestanti continuavano a gridarsi lo stesso passa parola, che rimbalzava per blocchi: “Don’t go over the sidewalk, don’t’ go over…” Cioé non uscite dal marciapiede, non scendete in strada. Giá, sapevano che la polizia era lí per quello, per intervenire se fossero straripati in strada bloccando il traffico. Appena due ragazzi, come per scherzo, sono scesi dal marciapiedi per fare una piccola gincana tra il traffico del sabato sera, ecco che due poliziotti li hanno bloccati in malo modo. Io passavo in macchina e non ho visto se alla fine hanno proceduto con l’arresto, ma ci scommetterei che al 90%.
Quindi, fino a quando si rispettano le regole anche durante la protesta, la polizia non ti puótoccare (quando lo fa é un boomerang, soprattutto se ci sono le telecamere). Ma se, anche non volendolo, ti ritrovi in mezzo a chi ha deciso di disobbedire per soli pochi attimi, ecco che ti puoi ritrovare schedato e dietro le sbarre.
A Roma intanto si é vista gente che per poco ammazzava un carabiniere rimasto intrappolato dentro una macchina data a fuoco. Ma come avrebbe risposto la polizia a New York se dai manifestanti fossero scattate violenze dello stesso tipo? Ci vengono i brividi solo a pensarlo…
Nelle maggiori cittá degli Stati Uniti, se metti la macchina in doppia fila o parcheggiata troppo vicino ad un idrante, prendi la multa dopo un paio di minuti. Non é una possibilitá, ma una certezza. A Roma, come in altre cittá italiane, le auto sono sopra i marciapiedi. Il concetto serve per ribadire: in America la legge é un ’totem’. Chi vien visto violarla, non ha scampo. In Italia la legge é un’opinione: c’é quando ci conviene e quando invece convengaignorarla. A Roma, sabato, qualcuno deve aver pensato, che fosse un diritto poter manifestare da fuorilegge. A New York non potrebbe mai accadere senza che qualcuno ne paghi le conseguenze.
Ovviamente la polizia di New York sbaglia ed esagera, come nel caso della giornalista di ’Repubblica’. Ma se Occupy Wall Street puó essere ancora lí, ad un mese esatto dall’inizio della protesta, é proprio perché i manifestanti hanno cercato finora di rispettare in tutti i modi la legge per esserne a sua volta protetti. Finora ci sono riusciti. Ecco quindi che ’The First Amendment’ della Costituzione garantisce il diritto di assoluta libertá di manifestare il proprio dissenso con la parola (e la stampa) senza che nessuno potrá mai impedirtelo, almeno finché si esercita questo diritto senza violare la legge.