La rabbia sale nel Paese. Ieri, in Italia, è stata una giornata campale: da Torino a Napoli, da Roma a Bari, le piazze si sono riempite di ristoratori, dipendenti, ambulanti, gestori delle sale cinematografiche e dei teatri fino alle partite IVA, per non parlare di tutti i commercianti. Senza dimenticare quel milione di persone rimaste disoccupate nell’ultimo anno del Covid-19 in Italia. Un vero e proprio esercito che vede nero il proprio futuro.
Tutti in strada a protestare con manifestazioni democratiche dove, come capita ogni tanto, si può infiltrare qualche provocatore in cerca di fomentare gli scontri. Ieri, la polizia è passata all’attacco di una folla inferocita e piangente per l’assenza di prospettive ma, soprattutto, di aiuti concreti, rimpiazzati invece da illogiche decisioni di governo.
Su queste molto hanno battuto e protestato i membri del mondo del commercio, in special modo gli ambulanti e i ristoratori. Gli ambulanti obiettano, giustamente, quale sia il motivo per cui chi vende all’aperto, dove il virus è molto più debole e meno contagioso, sia chiuso da un anno, mentre molti negozi lavorano con le dovute misure per proteggere i consumatori.
Senza dimenticare che bus, tram e metro sono veicoli di grande diffusione e che continuano regolarmente a funzionare. Per non parlare dei ristoratori, che sono stato obbligati, lo scorso anno, a importanti investimenti per la difesa della salute dei propri clienti e, una volta terminati i lavori, sono stati chiusi. Tutto ciò in contrapposizione alle discoteche che, sempre l’estate scorsa, furono autorizzate ad aprire, contribuendo ad aumentare l’incubazione del virus che ha dato origine alla ripresa pandemica dell’autunno 2020.
Alcune migliaia di protestanti hanno bloccato l’Autostrada del Sole alle porte di Napoli per molte ore, mentre a Roma ci sono stati violenti scontri fra manifestanti e polizia sotto il Parlamento, dove si scorgeva il sosia di Jake lo sciamano italiano: era un ristoratore italiano di Modena, Hermes Ferrari, che oltre alle corna aveva il tricolore dipinto sul viso.
È vero che ci sono i violenti che si insinuano in queste manifestazioni, ma la rabbia e il dolore della gente sono veri e quindi il governo dovrà trovare il modo di dare risposte concrete e rapide. Non di certo come quelle che si sono viste finora: scarsi aiuti economici e, oltretutto, una serie di corse a ostacoli di burocratiche follie di cui non ci si riesce a liberare.
La cosa più irritante è stato il solito carosello di politici intervistati dalle Tv, dicendo sempre la stessa cosa: bisogna dare di più a questi ceti produttivi. Dimenticando di essere tutti al governo, tranne uno.