E improvvisamente arrivarono le sardine.
In concomitanza con la presenza di Matteo Salvini a Bologna, giovedì 14 novembre, per sostenere Lucia Borgonzoni, la candidata della Lega alle prossime elezioni regionali, su Facebook era stato lanciato un evento chiamato “6.000 persone contro Salvini”. Gli organizzatori avevano chiesto ai partecipanti di radunarsi alle 20.30 davanti alla basilica di San Petronio, la stessa ora in cui Salvini entrava nel PalaDozza di Bologna. L’intenzione originale era dimostrare a Salvini che in Piazza Maggiore “strette come sardine” a protestare contro di lui, c’erano 6.000 persone, un numero superiore alle 5.570 che può contenere il PalaDozza.

Era stato chiesto anche che durante la manifestazione non ci fosse “nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto”, e che i partecipanti esponessero solo cartelli con raffigurate delle sardine. Secondo diverse stime indipendenti, sotto una pioggia battente in Piazza Maggiore si sono radunate 15mila persone.
“Volevamo dare un messaggio: staremo stretti come le sardine, perché saremo in tanti”, hanno affermato gli organizzatori. “Il simbolo”, hanno spiegato, “è un pesce silenzioso che si contrappone ai toni e alla retorica dei comizi populisti”.
I quattro organizzatori della manifestazione sono giovani normali, senza un passato da militanti, che hanno conquistato l’attenzione dei media trasformando in realtà un’idea. L’idea del movimento è venuta per prima a Mattia Santori, 32 anni, laureato in Scienze Politiche, insegnante di sostegno nelle scuole, e per organizzare la protesta, ha contattato i suoi ex coinquilini: Giulia Trappoloni, fisioterapista, 30 anni; Roberto Morotti, ingegnere impegnato nel riciclo, 31 anni; Andrea Garreffa, guida turistica, 30 anni. In soli sei giorni i quattro trentenni bolognesi hanno promosso l’idea su FB e anche attraverso il volantinaggio.

Il nome del neonato movimento deriva dal fatto che gli organizzatori si auguravano di riempire una piazza, obbligando i manifestanti a stare stretti come le sardine in scatola, l’una appoggiata addosso all’altra.
Il “movimento della sardine” non ha ancora un programma politico chiaro. Le iniziative che stanno riunendo i manifestanti nelle varie città sono spontanee e nascono dall’iniziativa di gruppi locali. Nei giorni scorsi, attraverso la pagina Facebook centrale del gruppo “seimila sardine” è stato diffuso il manifesto delle sardine. Secondo questo documento l’obiettivo primario della protesta sarebbe quello di esprimere un dissenso trasversale nei confronti del leader della Lega e ex vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ma anche del “populismo” in generale.
Alle prime righe del manifesto si legge: “Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota, ma di quei contenuti non è rimasto più nulla”. Nonostante nel documento si esorti a credere nella politica e nei politici con la “P maiuscola”, non vengono indicati partiti di riferimento sottolineando in questo modo la caratteristica apartitica del neonato movimento.
Il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, aveva giurato di “liberare l’Emilia-Romagna dalla sinistra” nelle prossime elezioni del 26 gennaio 2020. Attualmente la regione è governata dal PD, che a livello nazionale fa parte di una coalizione governativa con il Movimento Cinque Stelle.
“Salvini ha detto che viene a liberare l’Emilia Romagna? Qui la regione è stata liberata, come il resto del Paese, 74 anni fa e la stessa Emilia Romagna diede un grande contributo alla liberazione dal nazifascismo. Salvini può venire a dire quello che vuole proprio grazie a quella liberazione“. ha sottolineato Andrea Careffa, uno dei quattro organizzatori della manifestazione.
Ispirati dalle sardine bolognesi, lunedì 18 novembre, 7 mila persone, con in mezzo a loro il nazionale di volley Ivan Zaytsev, hanno protestato in Piazza Grande, a Modena, contro l’evento elettorale tenuto in città dal leader della Lega Matteo Salvini a sostegno di Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra a presidente dell’Emilia-Romagna per le elezioni regionali del 26 gennaio 2020. La manifestazione di Modena, come quella del precedente giovedì a Bologna, è stata organizzata in forma di flash mob. Nonostante la pioggia, in piazza c’erano migliaia di persone “strette come sardine” – come da slogan dei promotori – a cantare “Bella ciao” o slogan come “Modena non si Lega”.
A Modena, inizialmente era previsto che Salvini dovesse parlare in centro, in via Gallucci, dove erano attese circa 3 mila persone, ma dopo il lancio della contro-manifestazione il leader della Lega ha cambiato programma, scegliendo un ristorante fuori dal centro.
Esattamente come a Bologna, gli organizzatori e le organizzatrici della protesta modenese avevano chiesto che durante il presidio non ci fosse “nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto”, e che i partecipanti esponessero solo cartelli con raffigurate delle sardine.

Sulla scia del successo delle manifestazioni di Bologna e Modena, da Nord a Sud, in tutta Italia si sta diffondendo come l’acqua alta a Venezia un evidente desiderio di partecipazione spontanea condivisa da centinaia di migliaia di cittadini che si definiscono “apartitici”. Grazie alle piazze digitali, questa mobilitazione di masse sempre più numerose è riuscito a riempire le piazze reali. In pochi giorni ci sono state manifestazioni in diverse città tra cui Reggio Emilia, Rimini, Palermo e Sorrento, e altre sono in programma a Bari, Napoli, Roma e Siena.
Al mattino di giovedì 21 novembre a Sorrento, mentre nel Circolo Forestieri in una sala gremita da sostenitori della Lega Matteo Salvini ha ricevuto i sindaci di Sorrento e Positano, 500 sardine locali che si sono chiamati “fravaglie”, e cioè nel dialetto locale un insieme di pesci piccoli, hanno manifestato sotto alla pioggia nella vicina piazza Veniero, tutti con in mano una “fravaglia” di cartone colorata tra le mani. Diversi partecipanti hanno partecipato al falsh mob intonando il coro “Sorrento non si Lega”, stringendo a sé un libro da regalare a Salvini con dentro il cartello con scritto “io non mi lego” e il disegno di una sardina.
Venerdì 22 novembre si sono radunate 6 mila persone a Palermo tra cui il sindaco Leoluca Orlando, con cartelli, disegni e soprattutto sardine di cartone appese al collo, in Piazza Verdi, di fronte al Teatro Massimo. Sui cartelli si leggeva “Palermo non si Lega” e “Seimila sardine antifasciste” e la gente cantava “Bella ciao”, scandendo “Fuori la Lega da Palermo”.

Sabato 23 novembre a Reggio Emila, 6000 sardine si sono riunite in Piazza Prampolini “per ricordare a tutti che l’Emilia non è quella che racconta Matteo Salvini, che l’Emilia non è una terra di odio e di razzismo ma una terra di pace, fratellanza, tradizioni e valori della Resistenza che non abbiamo dimenticato. Noi Giovani Reggiani scendiamo in piazza per dire NO a questa destra estrema in nome di quello in cui crediamo”.
A Rimini, domenica 24 novembre altre 6000 sardine hanno invaso Piazza Cavour al canto di “Romagna mia” e “Bella Ciao” e sempre domenica, sotto la pioggia, oltre cento persone hanno manifestato a New York, a Washington Square Park, nel West Village, vicino alla statua di Giuseppe Garibaldi. Le “sardine atlantiche”, così si è chiamato il gruppo newyorkese organizzato da alcuni italiani che vivono nella Grande Mela, hanno denunciato “la retorica dell’odio, della discriminazione, dell’esclusione dei più deboli che sta infestando come erba cattiva la nostra politica”, sottolineando che il populismo e il sovranismo sono caratteristiche distintive anche dei repubblicani in America. “Guardiamo agli Stati Uniti e all’Italia con le stesse preoccupazioni, rigettando ogni forma di discriminazione, razzismo, xenofobia e populismo”, hanno dichiarato gli organizzatori.

Anche se il movimento delle sardine è appena nato, politologi e giornalisti lo hanno già preso di mira.
“Si muovono in un buco di rappresentanza”, commenta su la Stampa il ricercatore Rinaldo Vignati, “ma non è scontato che ogni sardina si tramuti in un voto sicuro per il centrosinistra”.
Sul Corriere della Sera, Antonio Polito ha scritto:
“Il ‘tifo contro’ è molto diffuso negli stadi italiani, ma anche unanimemente considerato una forma non particolarmente civile di partecipazione sportiva. Invece il ‘tifo contro’ in politica è stato da tempo sdoganato come una manifestazione di resistenza legittima al nemico di turno. Le ‘sardine’ sono per questo l’ennesimo fatto nuovo della politica italiana, giovani non inquadrati in partiti politici (ma ormai i partiti politici sempre più raramente sono in grado di inquadrare chicchessia), spinti dalla loro fede democratica a farsi sentire ovunque si faccia sentire Salvini. Non c’è dubbio che una forma così pacifica e anche così allegra di partecipazione politica sia la benvenuta, in mezzo a tanta indifferenza, astensionismo e noia. (…) Ma può anche servire a spostare davvero consensi, allontanandoli da Salvini? Di questo è lecito dubitare”.
Immediatamente dopo la prima manifestazione delle sardine a Bologna, Stefano Fratini ha osservato su Facebook: “A me sembra che il merito delle sardine sia quello di scuotere questa specie di resa ad una sconfitta inevitabile che c’è nello schieramento antisalviniano”. A prosposito di quel che viene dopo la protesta, Susanna Battistini poneva alcune domande: “A me, adesso, interesserebbe capire se le sardine che scendono in piazza votano. O sono quel magmatico 35% e più di partito del non voto? E …quindi, come si potrebbero catalizzare le idee che però devono diventare proposte chiare. Altrimenti il rischio che si dissolvano c’è. Preciso che io amo le ‘sardine”.
Anche per rispondere alle mille domande dei sostenitori, gli ideatori della manifestazione di Bologna, i quattro trentenni Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, hanno creato su Facebook una pagina ufficiale del movimento pubblicando un documento dal titolo «Benvenuti in mare aperto» che racchiude il pensiero dei creatori de le sardine.

“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita”. Inizia così il manifesto del movimento delle “Sardine”.
L’ANTEFATTO
“Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini”, dice il manifesto. “Avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla. Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare. Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara. Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete. Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare”.
Il “risveglio di massa”
Da qui ecco la fase della proposta del movimento:
“Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. È stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi. Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto”.

La fiducia in una Politica costruttiva
“Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano”, scrivono le Sardine, “Che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie”.
La risposta a Salvini
A Salvini che aveva giurato di liberare l’Emilia-Romagna dalla sinistra, gli organizzatori de le sardine rispondono così:
“Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare”.

Il richiamo alle piazze
Infine il rilancio sulle piazze italiane, anche virtuali. “Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare”, avvertono gli organizzatori. “Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo. Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto”. Per infine concludere: “È chiaro che il pensiero da fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare»
Dopo le prime manifestazioni delle sardine, Salvini ha dichiarato beffardo, pubblicando sui social media una foto in cui un felino addenta una sarda. “Alle sardine preferisco i gattini”, ha scritto il leader della Lega, che aggiunge, “Sono dolci, hanno 7 vite e si mangiano le sardine quando hanno fame. Andrò a trovarli nelle piazze, ad abbracciarli, tanto sono pacifici e democratici”.
Sempre su facebook, gli organizzatori delle sardine di Bologna hanno pubblicato una “Carta dei Valori”.
La Carta dei Valori delle Sardine
1. I numeri valgono più della propaganda e delle fake news, per questo dobbiamo essere in tanti e far sapere alle persone che la pensano come noi che esiste questo gruppo;
2. E’ possibile cambiare l’inerzia di una retorica populista. Come? Utilizzando arte, bellezza, non violenza, creatività e ascolto;
3. La testa viene prima della pancia, o meglio, le emozioni vanno allineate al pensiero critico;
4. Le persone vengono prima degli account social. Perché? Perché sappiamo di essere persone reali, con facoltà di pensiero e azione. La piazza è parte del mondo reale ed è lì che vogliamo tornare;
5. Protagonista è la piazza, non gli organizzatori. Crediamo nella partecipazione;
6. Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza. Siamo inclusivi;
7. Non siamo soli ma parte di relazioni umane. Mettiamoci in rete;
8. Siamo vulnerabili e accettiamo la commozione nello spettro delle emozioni possibili, nonché necessarie. Siamo empatici;
9. Le azioni mosse da interessi sono rispettabili, quelle fondate su gratuità e generosità degne di ammirazione. Riconoscere negli occhi degli altri, in una piazza, i propri valori, è un fatto intimo ma Rivoluzionario;
10. Se cambio io, non per questo cambia il mondo, ma qualcosa comincia a cambiare. Occorrono speranza e coraggio.
Negli ultimi dieci giorni, sono state aperte su Facebook pagine a cui hanno aderite centinaia di migliaia di sostenitori delle sardine nelle varie città.
Perché sono una sardina si domanda Vincenzo Fabaro delle Sardine di Roma?
Perché sono una sardine? ??
Perché sono un ragazzo di 67 anni che crede ancora negli ideali del ’68…
Perché credo ancora che tutto il mondo è amore….
Perché credo ancora che siamo migliori dei nostri governanti. ..
Perché vorrei lasciare alle mie figlie un mondo migliore di questo. …
Perché sento sulla mia pelle le colpe della mia generazione e me ne vergogno ogni volta che le guardo. ..
Perché sono nato e vissuto con i Berlinguer, e i Pertini e non posso morire con i Salvini.

Claudio Gamba su Sardine di Roma
Il gruppo “arcipelago delle sardine” ha 115mila iscritti, quello delle “sardine di Roma” ha quasi raggiunto i 100mila. Ieri erano la metà. Nel frattempo sono circolati dei testi un po’ improvvisati, scritti dai promotori. A parte qualche ingenuità e qualche frase fumosa, un paio di passaggi sono comunque una boccata d’aria fresca:
2. È possibile cambiare l’inerzia di una retorica populista. Come? Utilizzando arte, bellezza, non violenza, creatività e ascolto;
3. La testa viene prima della pancia, o meglio, le emozioni vanno allineate al pensiero critico;
6. Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza. Siamo inclusivi”Qualcuno si preoccupa che sia un fuoco di paglia ma non è questo il problema. Si tratta soprattutto di un segnale, un misto di insofferenza e di speranza, che manda un messaggio all’intero mondo della politica (quella che diventa rappresentanza e amministrazione). Ovviamente il messaggio principale è verso la Lega di Salvini e il suo elettorato, che hanno sdoganato gli istinti più beceri e una cultura dell’odio, messaggio esteso anche alle destre populiste e nazionaliste (Fratelli d’Italia, Casa Pound ecc.).
Ma in realtà un messaggio forte arriva anche ai vari partiti di centro-sinistra, di sinistra e di estrema sinistra, denunciando la profonda disaffezione verso i grandi partiti (colpevoli di non aver risolto i problemi di disuguaglianza e aver promosso anche leggi pessime) e verso i minipartitini dello scissionismo atomico.
Infine un messaggio forte arriva al Movimento 5 stelle (proprio da quella piazza bolognese dove fu lanciato il vaffa day), esprimendo la profonda delusione per gli esiti disastrosi delle loro politiche raffazzonate e della loro presuntuosa propaganda perpetua. Ci sono poi gli orfani della cultura cattolica progressista e solidale, che è stata in passato una componente importante di coesione sociale ma che oggi è in crisi profonda. Poi ci sono anche componenti anarchiche, di non voto, di delusi.
Può piacere o non piacere ma l’improvviso (e forse effimero) successo delle “sardine” racconta che esiste una parte significativa del Paese che non si ritrova nella propaganda sovranista e leghista ma che non si identifica nei partiti attualmente in circolazione o accetta di votarli turandosi il naso. E di questa crisi bisogna tenere conto per dare un futuro al nostro Paese. Bisogna ascoltare il popolo delle sardine!
Vincenzo Petrone ammonisce che i media complici del sistema sono già al lavoro per smontare il neonato movimento delle sardine.
“I giornali e le televisioni stanno iniziando lo smontaggio del Movimento Sardine. Con una tecnica semplice: individuare dei ‘leader’ per poi consumarli televisivamente e far sembrare infine che questo movimento è un partito come tutti con dei leader.
Non si cada nello stesso errore che ha fatto naufragare il M5Stelle.g
Questo movimento può avere un grande futuro presente se sarà capace di non avere leader ma partecipanti attivi.
Se verrà riprodotto il solito schema leader/attivisti si finirà per assomigliare a tutti.La Comunità che viene è quella che avanza insieme, che non si organizza in partito, che preme insieme sui partiti e sui governi: che non diventa mai partito o governo. Questa comunità fluida che sfugge alle regole rigide della politica come professione può ridare a tanti gioia della partecipazione. Qui si può realizzare quell’uno vale uno che i 5S invece hanno usato solo come specchietto per le allodole finendo poi per accentrare in 5 o 6 leader tutto il potere dato dagli elettori.
Le Sardine siano/siamo libere da questo palazzificio nel quale la politica è vista come il lavoro strapagato a cui aspirare.
La politica è prima di tutto partecipazione del corpo e del pensiero alla vita comunitaria. Partecipazione disinteressata. Avanti tutta Sardine!
Nel suo primo post, Alberto Pagliari racconta che le sardine gli hanno ridato la speranza di battere Salvini.
“Ho una certa età e visto quello che è accaduto nell’ultimo quarto di secolo mi ero un po’ messo l’animo in pace credendo che contro l’avanzata dei beceri fascisti di Salvini non ci fosse più niente da fare. Ho digerito senza non poca pesantezza anche questa anomala alleanza di governo tra due forze che poco o nulla hanno in comune. Un rospo da mandare giù con l’incubo che elezioni anticipate avrebbero consegnato la nostra povera nazione a guerrafondai, razzisti, fascisti e anti europei. Ebbene grazie a questi quattro ragazzi anche un non più giovane come me è tornato a sperare. Le piazze di nuovo piene anche senza bandiere sono un toccasana per risvegliare la gente che troppo si era nascosta dietro la rassegnazione che in questa Italia non ci sia più speranza. Ora ragazzi andate avanti per la vostra strada, non fatevi irretire da chi vuole salire sul carro senza idee di libertà come le vostre. Ma datevi anche una identità. È bello sconfiggere e dare smacco a Meloni e Salvini”.
Roberto Bianchini nella pagina delle Sardine di Roma spiega per lui cosa vuol dire essere di sinistra.
Essere antifascista significa essere di sinistra. Il vero dramma dei valori di sinistra è che non c è più un partito a rappresentarla.
La sinistra è diritto al lavoro, alla sanità, all istruzione pubblica. No alle privatizzazioni e al capitalismo che annienta il lavoro e l opera Dell uomo. La sinistra è rispetto per tutte le culture e solidarietà tra uomini e popoli.
Non é una vergogna ammettere che questo è un movimento di sinistra che prende le distanze dagli attuali partiti ma che guarda ad una sinistra giovane e attiva”.
Martino Pirella spiega perché le sardine debbano essere di parte e, quindi, essere di sinistra.

ESSERE DI PARTE
“Essere di parte è essere partigiano, oggi come allora. Essere di parte significa stare dalla parte di chi crede ancora in un mondo migliore, in un sistema sociale basato sul rispetto, sull’ascolto, sulla pazienza, sul sentirsi parte di una vita collettiva, fatta di persone, in cui chi è più avanti aiuta chi è rimasto indietro, senza confini, fisici e mentali.
Sento e leggo da più parti che il movimento delle Sardine sarebbe “contro” e non “per”, che esiste solo come opposizione a Salvini. Lettura miope e riduttiva. Essere di parte è credere nell’umanità, nel futuro, crederci ancora, nonostante tutto. E il futuro non può essere “contro”. Credere e lottare per un futuro migliore è speranza, vitalità, è la vita stessa.
Da anni sono orfano di quel senso di appartenenza, di condivisione, di vicinanza che fa credere nel futuro costruito insieme agli altri, quella sensazione che ti commuove, per quanto è forte, potente ed emozionante. La sensazione di non essere solo a combattere, a costruire.
Grande attenzione, si fa, qui, in questo gruppo, a chiarire che questo non è un movimento legato ai partiti, che non è di destra o di sinistra. Di certo non è un movimento apolitico, però. La politica è proprio credere di poter cambiare la realtà insieme ali altri. Le Sardine non sono un partito. Ed è giusto sia così. Non ha un programma politico elettorale. Ha però le idee chiare rispetto ai valori irrinunciabili della politica e della vita collettiva. Valori che sono stati calpestati in modo sempre più arrogante e violento, valori che rischiano di essere messi in discussione e cancellati come fosse una cosa normale e giusta.
I valori della fratellanza, della giustizia sociale, della tolleranza, dell’ascolto delle voci più deboli, del rispetto, della riflessione, della solidarietà. I valori che con un perverso “gioco di prestigio” linguistico alcuni chiamano “buonismo”, sbeffeggiando e deridendo, semplificando e traducendo quei valori in “carne da social”.
Questo video mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. Non è per nostalgia, non è per attaccamento al passato. Ma per la consapevolezza che qui, ora, tutti insieme, si possa ridare voce alla parte più bella di questo Paese, a tutti coloro che credono ancora che il mondo può essere un posto bello dove vivere, lottare, amare”.
Bella ciao, Sardine.
Sempre su facebook, Lorenzo Tosa scrive che il movimento delle sardine, in comune col Movimento Cinque Stelle, ha soltanto il fatto di essere nate a Bologna, in Piazza Maggiore. Tosa scrive che le sardine sono nate dopo la disfatta della sinistra in Umbria, quando si è prospettato il pericolo crescente che Matteo Salvini potesse conquistare senza alcuna resistenza anche l’Emilia-Romagna.
“Le sardine hanno cominciato a nuotare in direzione ostinata e contraria quando si sono accorte che Salvini si stava preparando a marciare, dopo l’Umbria, anche sull’Emilia Romagna. Un movimento anti-Salvini, dunque? Sì, in parte. Più in generale, alternativo a Lega, Fratelli d’Italia, fascisti e sovranisti di ogni sorta e chiunque in questo ultimo anno e mezzo ha sistematicamente alimentato e contribuito a creare un clima d’odio e di sospetto nei confronti degli stranieri, degli ultimi, dell’altro, del diverso, dell’emarginato. Ma sarebbe ingeneroso derubricare le sardine a movimento anti-politico. Questa è politica, quella più vera e urgente, che gronda di passione civile, e che toccherà poi ai partiti ascoltare, interpretare e declinare successivamente in fatti, atti e leggi concrete”.
Tosa scive che il limite delle sardine è di non avere ancora proposte ed idee concrete: “E, tutto sommato”, aggiunge, “è anche comprensibile, in un momento storico in cui il gesto più autenticamente politico è il mero atto di resistere. La pars costruens, quella arriverà col tempo. O forse non arriverà mai. Ma non sarebbe comunque corretto pretenderla da quattro ragazzi il cui obiettivo – e indiscutibile merito – è quello di aver scosso la coscienza di un intero popolo stordito, immobilizzato, intorpidito”.
“A sancire la consacrazione ufficiale delle sardine non è stato un evento social o una pagina Facebook”, sottolinea Tosa, “ma la piazza e, in particolare, un’immagine: quella foto diventata iconica di piazza Maggiore invasa da ragazze e ragazzi, donne e uomini di ogni età, per la prima volta da decenni uniti insieme, senza bandiere e senza leader, per ribadire che Bologna non si lega, che l’Italia resiste. Sembra poco, è tutto. O quasi. Il tempo dirà il resto”.

E’ evidente che le sardine sono nate perché c’è un enorme vuoto nella politica italiana per cui milioni di persone, principalmente di sinistra, non si sentono più rappresentate da alcun partito. Ma sono nate anche perché molti italiani rigettano una politica basata sull’odio e sulla paura.
Secondo Emilio Mola:
“Il più grande torto che si possa fare al meraviglioso fenomeno delle Sardine e a ciò che stanno realizzando nel paese è fraintenderne il messaggio, fraintendere il destinatario di quel messaggio e fraintenderne la stessa natura.
Ciò che ha sconvolto, e perfino emozionato (è il mio caso almeno) di quella sera a Bologna è stato vedere quella piazza infinita, brulicante di giovani, mamme, papà, nonni, bambini; una piazza pacifica, spontanea, senza capi, senza volti, senza bandiere, di comuni cittadini, dell’Italia reale, trasudare con la sua sola presenza pochi chiari messaggi: basta odio, basta menzogne, basta violenza, basta razzismo, basta terrorismo psicologico, basta umiliazioni al popolo italiano.
Quella piazza diceva: un’Italia che vuole solo amare, lavorare, vivere in pace, in solidarietà, un’Italia che vuole essere trattata con dignità e rispetto e non più umiliata con gattini, bacioni e buongiornissimi c’è. E’ pronta. E’ numerosa. E dice basta. E urla, composta: “Eccoci”.
Quella piazza non era un movimento politico.
Non era un partito tenuto ad avere un programma e contenuti.
Era una sberla”.
Ora scrive Mola, occorre raccogliere la sfida lanciata dai 4 giovani di Bologna, occorre che i partiti prendano atto del fatto che c’è un popolo che aspetta solo una chiamata, che è pronto a scendere in piazza, a mettere in difficoltà Salvini e la sua macchina della propaganda che era sembrata invincibile e mettere in discussione la sua marcia, sin quì trionfale, che era sembrata inarrestabile. Le sardine hanno dimostrato che basta poco a mettere in difficoltà Salvini, che il leader della Lega non è imbattibile. Ora, però tocca ai leader dei partiti della sinistra darsi una sveglia.
“Se la politica anti-sovranista e anti-populista capirà la lezione di quella sberla e si darà una mossa, se capirà che un popolo in attesa di una mossa c’è, forse qualcosa cambierà.
Ma se quella politica se ne starà sul divano a guarda le “Sardine” dire la propria in tv o organizzarsi nelle piazze, sperando che questo basti a togliere voti a Salvini e Meloni (dubito che un solo fan del Capitano abbia smesso di scrivere “prima gli italiani” dopo aver visto le Sardine), limitandosi a post elogiativi acchiappa like e pacche sulle spalle, allora l’Italia, tutta, avrà solo perso l’ennesima – probabilmente l’ultima – occasione di salvezza”.