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September 23, 2018
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Il caso Christine Blasey Ford infiamma la nomina di Kavanaugh alla Corte Suprema

Giovedì, l’accusatrice di violenza sessuale del giudice Brett Kavanaugh testimonierà davanti alla commissione del Senato.

Riccardo ParadisibyRiccardo Paradisi
Il caso Christine Blasey Ford infiamma la nomina di Kavanaugh alla Corte Suprema
Time: 4 mins read

Due settimane fa, l’esito delle lunghissime hearings di Brett Kavanaugh, candidato come Giudice della Corte Suprema, sembrava scontato. Lo show offerto dalla commissione del Senato era stato studiato nei minimi dettagli ed erano del tutto mancati colpi di scena capaci di ribaltare il tavolo ed invertire la posta in gioco: i Senatori Repubblicani avevano sopperito alla mancanza di carattere del candidato ed i Democratici ne avevano approfittato per mettere in mostra alcune delle stelle emergenti del firmamento progressista. L’elezione, stando così le cose, avrebbe visto la risicata maggioranza Repubblicana votare compatta per il prescelto da Trump e, con l’aiuto di qualche Democratico, arrivare alla nomina definitiva prima delle midterm e forse addirittura entro la prima sessione della Corte Suprema, fissata per i primi giorni di Ottobre.

Malgrado un certo grado di rassegnazione Democratica, la polemica sulla figura di Kavanaugh non ha mai smesso di infuriare, tanto che, fra i circoli Repubblicani qualcuno scherzava: “Adesso spunterà qualche denuncia per molestie”. Ed ecco che, puntuale come un orologio svizzero, la scure degli scandali sessuali in pieno stile 2018 è calata anche sul candidato di Trump e sembra destinata a scombinare i piani di un’elezione veloce ed indolore. Come al solito, occorre stare attenti a ciò che si desidera.

La storia è molto simile alle tante che abbiamo avuto modo di ascoltare nell’era del #MeToo. Christine Blasey Ford, psicologa e professoressa della Palo Alto University, ha dichiarato di essere stata quasi stuprata da un giovanissimo Brett Kavanaugh durante una festa del liceo. La Ford avrebbe deciso di non rivelare la storia ad anima viva finché non è arrivato l’annuncio della nomina di Kavanaugh e, solo a quel punto, avrebbe deciso di raccontare tutto alla Rep. Anna Eshoo e alla Sen. Dianne Feinstain, entrambe Democratiche. Lo scandalo, però, è scoppiato soltanto dopo le hearings.

Secondo i Dem, la Ford avrebbe avuto problemi ad uscire dall’anonimato, vittima due volte della molestia, mentre i Repubblicani hanno attaccato la Sen. Feinstain (membro della Judiciary Committee del Senato) accusandola di aver covato la storia in gran segreto fino all’ultimo minuto, così da rallentare l’elezione del candidato. Intanto, Debra Katz, avvocato della Ford, ha chiesto che l’FBI investighi sulla presunta molestia ed i Repubblicani, guidati dal Chairman Chuck Grassley, hanno presentato una lettera aperta firmata da 65 donne a testimonianza del comportamento sempre corretto di Kavanaugh durante il liceo. Lo stesso candidato alla Corte Suprema ha più volte smentito le dichiarazioni della Ford sulla festa tenutasi 36 anni fa. A questo proposito, una nuova hearing è stata fissata per lunedì e sarà del tutto incentrata su questo scandalo.

La vera notizia, però, è quella sull’intenzione di Christine Blasey Ford di testimoniare davanti alla commissione del Senato. Già dalla scorsa settimana il Sen. Chuck Grassley, forse colto dalla fretta di sistemare il caso Kavanaugh, aveva inutilmente tentato di fissare un data per la testimonianza della Ford. Vi erano state numerose polemiche per gli ultimatum che il Chairman aveva rivolto all’accusatrice di Kavanaugh e la Sen. Mazie Hirono aveva parlato di “trattamento ingiusto verso la vittima” mentre alcuni hanno insinuato di trovarsi davanti ad un nuovo caso Clarence Thomas. Il riferimento va al candidato alla Corte Suprema che nel 1991 fu accusato di molestie da Anita Hill. In quel caso la donna venne chiamata a testimoniare davanti alla Commissione e, alla fine, il Sen. Chuck Grassley, già al tempo nella Judiciary Committee, votò a favore del giudice Thomas offrendogli il beneficio del dubbio, data la natura “poco chiara dell’accusa”. 

Ma durante la notte di sabato, dopo una chiamata con gli avvocati di Mrs. Blasey, la Judiciary Committee ha fissato la data della testimonianza a giovedì. In realtà, nella giornata di domenica dovrebbero tenersi ulteriori trattative su un accordo che possa calzare perfettamente con le necessità della presunta vittima. La hearing, quindi, sembra ormai scontata anche se il Giudice Kavanaugh ha più volte espresso la sua intenzione di essere interrogato dal Senato o dall’FBI in merito alla questione. Intanto, le prime testimonianze di alcune delle persone coinvolte dalla dr.ssa Ford non sono tardate ad arrivare: Leland Kayser ha affermato di non ricordarsi di Kavanaugh e di non avere ricordi di lui a quella festa con la presunta vittima. Allo stesso modo Mark Judge e Patrick Smyth, sentiti dalla Commissione, hanno detto di non ricordare gli eventi.

L’accusa, per adesso, si limita soltanto alla parola di Mrs. Blasey Ford contro quella del giudice Kavanaugh. Sui social, però, sembra che le persone non abbiano dubbi su ciò che successe quella sera di 36 anni fa e sono stati lanciati hashtag di supporto sia per la Ford che per il candidato giudice. Vi è un senso di già visto che riporta alle domande, peraltro già largamente espresse per tutti i casi di molestie da Weinstein ad oggi, sulla presunzione di innocenza dell’accusato ed i processi mediatici nell’era dei social. Qui la situazione è complicata dal fatto che Kavanaugh è in lizza per una delle più alte cariche statali e senza un’indagine equa, il popolo americano non saprà mai cosa successe a quella festa del liceo. La necessità, quindi, è quella di una giustizia cieca.

Ovviamente, dietro a questo bisogno di chiarimenti, vi sono le strategie di partito. I Repubblicani sono tormentati dall’ipotesi che una fantomatica indagine possa portare la nomina a slittare a dopo le midterm, rischiando di inaugurare un Senato a maggioranza Democratica che vanificherebbe gli sforzi fatti fino ad ora con Kavanaugh. Dall’altra parte, sarebbe ingenuo pensare che i Democratici stiano giocando la carta dei paladini della giustizia per alti principi e non per opportunismo. In queste ore, infatti, i Conservatori stanno cercando di offrire visibilità ad un caso che colpisce i Democratici al cuore. Il Rep. Keith Ellison, membro di spicco del Democratic National Committee, sarebbe stato accusato dalla sua ex fidanzata Karen Monahan di violenze fisiche e psicologiche, avvalorate dalla presenza di cartelle mediche. I Democratici, per il momento, non sembrano aver offerto alla Monahan la stessa visibilità offerta alla dr.ssa Ford.

La testimonianza di Christine Blasey Ford di giovedì potrebbe arrivare al momento giusto, inserendosi in una partita che sembrava già vinta dai Repubblicani. Il tutto sembra condito da un’atmosfera alla House of Cards che dà la possibilità ad entrambi i partiti di urlare al complotto e difendere le proprie posizioni. Ma dietro le logiche meramente politiche, il ruolo della giustizia sarà quello di offrire indagini eque per entrambi i protagonisti. Solo in quel modo il popolo americano avrà la certezza che Kavanaugh sia o meno un candidato idoneo al seggio della Corte Suprema.

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Riccardo Paradisi

Riccardo Paradisi

Toscanaccio doc e blogger. Mi sono laureato in Relazioni Internazionali a Siena dove insieme ad alcuni colleghi ho fondato SpazioPolitico, per cui scrivo. Appassionato di Nord America dall'università, ne ho vissuto lo spirito pionieristico nel freddo Montana. Da allora, i suoi paesaggi monumentali e le sue storie non mi hanno mai lasciato.

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