Quest’estate mi ero quasi scordato di Renzi; pensavo non valesse più la pena di scriverne, è un personaggio imbarazzante e di per sé insignificante: solo il potere lo aveva reso enormemente pericoloso (molto più di un qualsiasi Salvini o Grillo e persino Berlusconi) ma mi era sembrato che fosse uscito dai giochi. Errore. È riapparso, o meglio, lui è sempre restato lì a vendere il peggior liberismo, quello fondato sulla cazzata e sull’ignoranza e per questo sostenuto dai rampanti (che vogliono approfittare dell’assenza di regole e di leggi per imporsi) e dagli inetti (che dell’assenza di regole e leggi hanno bisogno per restare a galla); e da un po’ di giorni i giornali lo stanno di nuovo proponendo quotidianamente in prima pagina, come nei tre-quattro anni precedenti, anche quando non abbia fatto o detto nulla di rilevante.
Ma proprio questo è il loro scopo: Renzi è riemerso perché si sono accorti che c’era ancora il rischio di un ritorno a una politica di contenuti e di ideologie, conflittuale e viva; il ventennio berlusconiano e il triennio renziano non sono insomma bastati a rincoglionire fino in fondo gli italiani e allora occorre completare l’opera al più presto. Aspettatevi dunque un’altra ondata di banalità e superficialità, di esternazioni disinformate o intenzionalmente false e per di più espresse male, senza competenza o preparazione o stile, dando sfogo istantaneo a un narcisismo patologico, alla Trump. Perché ai poteri forti della finanza globalista serve appunto lo scadimento della democrazia a gossip, dei programmi a irresponsabili promesse, delle idee a slogan, del confronto, anche duro, alla rissa qualunquista da bar sport. Il vuoto di valori, etici e culturali, è la condizione necessaria e sufficiente del consumismo compulsivo e insostenibile che caratterizza l’età del neocapitalismo; le multinazionali pensano a riempire il vuoto con gadget e celebrity, i politici al loro servizio pensano a crearlo.
Le elezioni si avvicinano e in Italia la casta non può affrontarle senza avere prima creato un meccanismo che le assicuri la sopravvivenza; parlo dei parlamentari ma parlo anche dei giornalisti televisivi e delle grandi testate, ormai completamente compromessi con il regime e dunque timorosi di perdere i loro privilegi se il regime crollasse. Non se ne andranno quietamente e neppure con dignità – che considerano un difetto caratteriale tipico dei perdenti, anzi dei loser (gli anglicismi sono il loro linguaggio). Solo una resistenza altrettanto intransigente e organizzata, solo un’implacabile determinazione a cambiare, potrà schiacciarli una volta per tutte e riaprire il paese alla possibilità (solo alla possibilità) di una rinascita.