In tutto il mondo, i lavoratori a basso salario si sono uniti alla campagna Fight for 15, con cui i lavoratori dei fast food americani avanzano due richieste: un aumento della paga a 15 dollari l'ora e il diritto di associarsi in sindacati. Una protesta internazionale che nelle intenzioni degli organizzatori si presentava come la più grande mai organizzata e che ha coinvolto quaranta paesi e duecento città americane. Secondo la pagina Twitter di Fast Food Forward, un gruppo associato al movimento, nella sola New York 30.000 persone hanno preso parte alla protesta di mercoledì pomeriggio.
Sul sito Internet della campagna si trova una rassegna dell'ampia copertura mediatica ricevuta. Mentre scriviamo, l'hashtag #Fightfor15 è uno dei trend su Twitter. Uno sguardo all'interno di Fight For 15 può dirci di più sul perché la campagna abbia un così ampio richiamo.
Alla manifestazione di mercoledì c'erano musica e discorsi per rivendicare il diritto alla sindacalizzazione e un aumento della paga minima per tutti i lavoratori a basso salario. Lavoratori dei fast food e sostenitori hanno denunciato trattamenti ingiusti e cattive condizioni di lavoro. L'igiene è spesso scarsa nelle cucine dei fast food e il rischio di scivolare a causa del grasso che finisce sul pavimento, spazi ridotti e attrezzature da cucina in grado di causare gravi ustioni contribuiscono a rendere le cucine ambienti di lavoro poco sicuri.
Le pressioni da parte dei manager a lavorare velocemente in locali affollati di frettolosi clienti completano la ricetta per gli incidenti sul lavoro. Come se non bastasse, un sondaggio di Hart Research Associates rivela che al 33% dei lavoratori di fast food che si ustionano sul lavoro viene detto di trattare le ferite con condimenti come senape e maionese e che, l'anno scorso, quattro lavoratori di fast food su cinque hanno riportato ustioni.
A causa dei bassi salari, i lavoratori sono spesso costretti a integrare il loro reddito attraverso i food stamp (i buoni pasto distribuiti dal governo come misura di welfare) e altri programmi di pubblica assistenza. McDonald's ha anche un numero verde, McResource, che assiste i dipendenti nell'accesso alle misure di assistenza pubblica, ma i locali in franchising devono pagare per poter offrire questo servizio ai propri dipendenti.
Abbiamo provato a parlare con tre dipendenti di McDonald's per questo articolo, ma tutti hanno rifiutato di commentare, attenendosi alla politica aziendale.
Esia, una giovane donna che La VOCE ha incontrato alla manifestazione di mercoledì ha detto che per lei è una battaglia quotidiana. Da due anni lavora a tempo pieno da Wendy e prende 8,75 dollari l'ora. Non prende sussidi, ma condivide l'appartamento con un coinquilino per poter pagare l'affitto.
“Una volta coperte le spese di cibo e dell'asilo nido, prendendo lo stipendio ogni due settimane, è come lavorare per niente”. E tuttavia Esia non ha scioperato. “Non posso scioperare: ho un figlio da mantenere”, ha detto. Era al raduno con la Royal Knights Marching Band, con cui suona piatti e tamburi.
Un altro manifestante, Sakhr, ha lavorato per quasi un anno alla cassa di una tavola calda. Faceva 8,00 dollari l'ora e dice che non riusciva a viverci. “Non riuscivo a continuare gli studi e lavorare lì. È stata una battaglia”.
Tra i manifestanti che hanno preso uno ha parlato a lungo dell'inadeguatezza degli stipendi di molti professori a contratto, evidenziando come le paghe basse influiscano negativamente sull'istruzione universitaria. Robert Reich, un importante economista politico americano ha commentato in un post su Facebook che i professori a contratto “sono i cittadini di seconda classe dell'accademia –senza la sicurezza del lavoro, pochi o nessun benefit, e di fatto lavorano per un pugno di noccioline”.
Al raduno e alla marcia c'erano tutti gli elementi tipici dei movimenti sociali newyorchesi. Si passavano volantini tra giornali radicali e cartelli disegnati a mano. I manifestanti marciavano in compagini, c'era un folto gruppo di idraulici e un più grande schieramento di lavoratori della sanità riuniti sotto la United Healthcare Workers East. Tra loro Max che è venuto a sapere della manifestazione dal suo sindacato che, ci dice, non sciopera ma manifesta. Ci dice anche che lo stipendio iniziale per la sua categoria è di circa 8 dollari l'ora, che molti dei suoi colleghi non arrivano agli ambìti 15 dollari e sono costretti a integrare: “fanno tre o quattro lavori e ancora non riescono a viverci perché nemmeno gli altri lavori sono ben pagati”. Sul come risolvere il problema va dritto al punto: “Il Congresso può aumentare il salario minimo. A New York, ci sono circa 15.000 operatori sanitari a domicilio, rappresentati da non più di un sindacato”.
La campagna Fight For 15 lanciata dai dipendenti dell'industria del cibo è iniziata nel novembre del 2012 e si è inserita tra le altre campagne di lavoratori a basso salario. I dipendenti di Walmart, gli operatori sanitari a domicilio e altri dipendenti del settore dei servizi a basso salario si sono uniti sotto l'ombrello di Fight for 15.
Sotto le pressioni del movimento, McDonald's ha anticipato la manifestazione del 15 di aprile annunciando che aumenterà la paga iniziale dei dipendenti dei ristoranti di proprietà della società di un dollaro al di sopra del salario minimo locale e garantirà giorni liberi retribuiti. “Due benefit che si applicano ai ristoranti di proprietà della McDonald's che rappresentano più di 90.000 dipendenti e circa il 10 per cento dei ristoranti McDonald's a livello nazionale” ha dichiarato l'azienda in un comunicato stampa. E tuttavia, ha chiarito la multinazionale: “Gli oltre 3.100 McDonald's affiliati gestiscono le loro aziende prendendo proprie decisioni in materia di retribuzione e benefici per i dipendenti”. Al momento di queste dichiarazioni l'azienda era impegnata a difendersi davanti al National Labor Relations Board (NLRB) argomentando che McDonald's non è datore di lavoro “congiunto” con i suoi affiliati e quindi non è responsabile per i salari dei loro dipendenti. L'NLRB, tuttavia, ha dichiarato: “La nostra indagine ha rilevato che McDonald's America, LLC, attraverso il suo rapporto di franchising e il suo uso di strumenti, risorse e tecnologie, esercita un controllo sulle operazioni dei suoi affiliati, al di là della protezione del marchio, sufficiente a farne un putativo datore di lavoro “congiunto” con suoi affiliati, così da condividere con questi la responsabilità per le violazioni di legge”.
Da un punto di vista ideologico, la Fight for 15 si intreccia con altre recenti manifestazioni di massa viste a New York. #BlackLivesMatter è rilevante per #Fightfor15 perché gli afroamericani rappresentano un'alta percentuale dei lavoratori a basso salario del settore fast food.
Ma essendo nella sua essenza una campagna sul lavoro, Fight for 15 ha probabilmente le sue più forti radici in Occupy Wall Street, nata come protesta sulle disparità di reddito.
Come si è visto con il movimento Black Lives Matter, l'impegno civile può essere un buon indicatore di ciò che conta per l'elettorato e di conseguenza i funzionari eletti vi prestano attenzione. Dopo la morte di Michael Brown ed Eric Garner, il Dipartimento di Giustizia si è mosso per introdurre, tra altre misure, telecamere da corpo per i poliziotti e una riforma delle confische patrimoniali. Quello che si è presentato come il più grande sciopero della storia costringerà i politici ad entrare nel dibattito e ci si aspetta che gli attivisti spingano per far arrivare la questione della stagnazione dei salari nelle campagne elettorali per il voto del 2016. La minima crescita dei salari per il lavoratore medio negli ultimi tre decenni è quanto basta per dare l'allarme. Dal 1979, la stragrande maggioranza dei salari orari dei lavoratori è rimasta stagnante o si è ridotta. Una tendenza nazionale alla stagnazione dei salari che il Pew Research Center ha riassunto così sul suo sito web, lo scorso ottobre: “Secondo il BLS [Bureau of Labor Statistics], il salario medio orario per i ruoli non manageriali del settore privato il mese scorso è stato di $ 20,67, invariato dal mese di agosto e il 2,3% al di sopra della media dell'anno precedente. Non è molto, soprattutto se confrontato al biennio precedente alla grande recessione, 2006-2007, quando il salario medio spesso aumentava di circa il 4% di anno in anno”.
Passa il mouse sulla mpapa per vedere i dati per i singoli stati.
Questioni di cui un buon numero di politici sta iniziando a prendere atto. Durante lo Stato dell'Unione del 2015, il presidente Obama ha chiesto al Congresso di aumentare il salario minimo dei dipendenti federali a 10.10 dollari l'ora (al momento è di $7.25 a livello federale e $8.75 nello Stato di New York).
Hillary Clinton, che ha di recente annunciato la propria candidatura alle presidenziali, ha espresso sostegno ai lavoratori che chiedono stipendi dignitosi ma non ha avanzato alcuna proposta concreta. Secondo un suo assistente, Clinton “vuole avviare un dialogo su gli obiettivi e le tempistiche migliori” per gli aumenti del salario minimo, riporta The New York Times.
Voci critiche sulla Fight for 15 sostengono che la paga minima non vada aumentata in quanto questi lavori a basso salario sono temporanei, per lo più per adolescenti, e non richiedono competenze reali. Tuttavia, secondo il Center for Economic and Policy Research, un think tank di sinistra, meno di un quarto dei lavoratori dei fast food ha una qualche istruzione universitaria e più della metà dei lavoratori ha più di vent'anni.
Marco Rubio, uno dei candidati repubblicani alle presidenziali, non crede nell'aumento del salario minimo. In un'intervista con Jon Stewart al The Daily Show, Rubio ha proposto di espandere il credito d'imposta sul reddito, rendendolo mensile e più inclusivo verso i single. Di fatto Rubio sostiene un miglioramento salariale governativo distribuito, sostenendo: “Preferisco avere qualcuno che lavori e sovvenzionarlo attraverso il credito d'imposta e non che prenda la disoccupazione a lungo termine. Dieci dollari e dieci centesimi non ti fanno uscire dalla povertà”. Rubio ha anche sollevato la preoccupazione che l'aumento del salario minimo possa portare i datori di lavoro a tagliare alcuni posti di lavoro, un'idea che è fortemente contestata dalla sinistra. The Washington Post ha recentemente affermato che gli aumenti salariali potrebbero essere assorbiti se controllanti abbassando le tariffe del franchising.
Sia Ted Cruz che Rand Paul sono contrari all'aumento del salario minimo. Cruz ritiene che l'aumento del salario minimo sarebbe dannoso per i giovani e le minoranze, mentre Paul è convinto che i lavori a salario minimo siano in gran parte temporanei.
Jeb Bush e Bernie Sanders, che non hanno annunciato la candidatura ma potrebbero correre per la presidenza, hanno entrambi un approccio radicale alla questione del salario minimo. Bush si oppone all'idea stessa di un salario minimo federale obbligatorio, affermando: “Bisogna lasciar fare ai privati” e “Va bene che ci siano salari minimi stabiliti a livello statale, ma non che sia il Governo a farlo”. Di contro Bernie Sanders, socialista democratico, è co-sponsor di un disegno di legge per aumentare il salario minimo a $ 10.10.
Altri politici, tra cui il sindaco di New York, Bill de Blasio e la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, leader ideologico dell'ala progressista del Partito Democratico, sostengono apertamente Fight for 15. Su Twitter, de Blasio ha detto che “La nostra città continuerà a #FightFor15 perché i salari minimi devono tenere il passo con il costo della vita”.
Data la particolare attenzione che i politici stanno prestando alla stagnazione dei salari e alla contrazione della classe media, è facile prevedere che questi saranno temi importanti per l'elettorato alle prossime votazioni. Intanto attivisti di tutto il mondo si stanno coordinando per portare la questione dei salari troppo bassi sotto i riflettori.